Vacanze da Tiffany (Sperling & Kupfer) è un romanzo fresco e vivace che vuole essere un omaggio alla celebre pellicola. L’autrice, Francesca Baldacci, ricorda molto Angy, la protagonista della storia: frizzante e piena di energia, capace di cogliere le sfide della vita e…di vincerle con grande successo!
Partiamo dal titolo e dalla copertina del libro: appare da subito chiaro il riferimento al film Colazione da Tiffany. Che rapporto ha il libro con questa pellicola? E lei stessa si sente legata a questo film?
Il libro è un vero e proprio omaggio al film, in effetti. In tempi recenti sono usciti molti romanzi che recavano nel titolo la parola Tiffany e nella copertina qualcosa che ricordava la celeberrima pellicola. Dalla trama era però facile arguire che il riferimento era solo esteriore, una sorta di specchietto per le allodole. Ho voluto scrivere una storia che fosse un vero omaggio a Colazione da Tiffany proprio perché, sin da quando l’ho visto per la prima volta, mi è rimasto nel cuore. Non è solo il mio “film preferito”: c’è un legame quasi “di pelle”, e come tale forse inspiegabile.
La protagonista Angy è un peperino, vivace e tenera nel contempo. Si è ispirata a qualcuno per questo personaggio?
Angy sono io, un po’ più giovane di oggi: alla sua età ero molto più impulsiva di adesso, anche se, forse, non avrei mai attuato vendette come quelle che la mia protagonista escogita, peraltro giustificata. Lei è soprattutto una donna di oggi, con le incertezze e le peculiarità tipiche di una ragazza del nostro tempo.
Le zie Gisella e Camilla sono persone fantastiche e piene di energia, piacerebbe a tutti averle nella propria famiglia: uniscono la saggezza dell’età ad una vena pazzerella che le rende giovani…
Per questi due personaggi mi sono ispirata a mia madre (a cui il libro è dedicato), perché lei era proprio così: saggia e pazzerella, nonostante l’età. Abbiamo sempre avuto un rapporto splendido, si viveva quasi in simbiosi, sapeva capirmi al volo, nonostante la grande differenza d’età (quarant’anni, molti per quei tempi) tra noi.
I personaggi maschili, invece, non fanno sempre una bella figura!
I personaggi maschili sono piuttosto ambigui, è vero, con una personalità abbastanza complessa, ma comprensibile per certi versi. In genere sono del parere che l’uomo di oggi sia abbastanza disorientato: dalla donna – che non riesce a capire sino in fondo – e dai sentimenti. Da qui l’atteggiamento particolare degli individui di sesso maschile del mio romanzo. Ma, se si esclude Marco, l’ ex fidanzato di Angy, gli altri non sono poi del tutto negativi. Un po’ contradditori, forse: ma chi non lo è, del resto?
Renato e Giulio affascinano la protagonista: cosa rappresentano per Angy?
Renato rappresenta per Angy la concretezza. E anche un ritorno brusco alla realtà, che lei in un certo senso vorrebbe sfuggire. Ma ne è anche, appunto, irresistibilmente attratta. L’altra faccia della medaglia è proprio Giulio: l’effimero, il misterioso, che racchiude in sé anche il bisogno di evadere, di vivere la felicità, il momento sfuggente, senza sapere “che cosa c’è dietro”. Angy, dopo la scottatura, dopo l’addio di Marco, vorrebbe vivere una storia solo estiva, senza seguito, appunto. E cerca di orientarsi più verso Giulio, che verso Renato.
L’albergo gestito dalle due simpatiche zie evoca gli anni Sessanta, ricordandone il brio e l’eleganza. Quali sono gli elementi di quegli anni che l’hanno affascinata a tal punto da ispirarla?
Gli anni Sessanta li ho vissuti da bambina, sono stati la spensieratezza della mia infanzia: le canzoni di quel periodo hanno rappresentato il leit-motiv di quegli anni, i film ne hanno costituito la colonna sonora. Inevitabile rimanerne affascinati per tutta la vita. Dal momento che i miei figli, pur non avendoli vissuti in prima persona, ne sono ugualmente affascinati, penso che possano costituire un ponte generazionale efficace. Un modo per comunicare che va oltre il contingente.
Quali sono le sfide che ha affrontato per pubblicare questo romanzo?
“Vacanze da Tiffany”, prima di essere un romanzo edito da Sperling & Kupfer, è stato un e-book autopubblicato, che ha avuto un grandissimo successo: una sfida che ho lanciato a me stessa, dopo quasi 35 anni di pubblicazioni di racconti e romanzi su riviste di narrativa femminile. L’ho vinta. La seconda che ho affrontato è stata quella della pubblicazione, appunto, con la grossa casa editrice che lo ha scoperto e ha puntato su di me. Questa sfida è tuttora in corso e… spero di vincerla, naturalmente.
E ora? Qualche progetto per il futuro?
Sì. Oltre a continuare a collaborare con le riviste di narrativa femminile, ho già più di un progetto da sottoporre alla Sperling & Kupfer. Devo anche dire che qui ho trovato un gruppo straordinario di persone con le quali mi sono sentita come in famiglia: dalle editor a tutto lo staff dell’ufficio stampa. C’è grande rispetto, grande disponibilità da parte di tutti.