A molti giorni da ieri – Elena Mearini

Titolo: A molti giorni da ieri
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 74
Prezzo: €12,00

La poesia è un grido di fondo che mai si interrompe come allarme quando il pericolo è ovunque e lo sentiamo addosso.

Per Elena Mearini, che sa sempre avvalersi di una parola carica di mondo, la poesia è prima di tutto il fiorire di una voce che cade, lo strumento etico per dare un nome alle persone, alle cose, ai giorni.

A molti giorni da ieri, il suo nuovo libro, è poesia del taglio, è parola chiara che scava nelle ossa del tempo per cercare un modo di sopravvivere alla realtà e alle sue contraddizioni.

Carne e sangue, rabbia e spavento, luce e ombra, radice terra.

Queste sono alcune delle copie tematiche della poesia di Elena Merini, tenute insieme dal paradosso che diventa la preghiera immanente con cui muoversi tra i vuoti del mondo.

La lingua batte un colpo e la poesia non vuole forme facili, ma parole feroci e mai accomodanti necessarie per un atto del nominare che tenga conto di un divenire sempre ancorato alla terra e alla “complicanza delle rovine”.

A Elena interessano le parole cadute della realtà, la sua voce è lontana da un compiaciuto sublime illusorio.

La poesia di A molti giorni da ieri è una collezione di tagli che forza il vuoto nella speranza che si rompa l’ingranaggio del tempo.

È un modo di stare al mondo mentre accade il niente e ci consegniamo al presente.

Dal uso sapiente del paradosso nella poesia di Elena Mearini assistiamo alla fioritura del nome nel ghiaccio delle parole.

Il poeta scrive parole per cancellare, percorre strade che dimentica, ripete il perduto per perderlo ancora, non impara mai fino a quando qualcosa accade, appena emerso dalle cose mai viste.

Cioran ne L’inconveniente di essere nati scrive che si è in presenza della vera poesia quando si è colti da un tale freddo da avere la sensazione che nessun fuoco potrà riscaldarla.

«Cosa importa della gente / accasciata tra vicolo e ferita /del loro chiodo rosicchiato / per fame d’occhio e mano cosa importa dell’incrocio / di gambe piantate / come semi indigesti alla terra / cosa importa a noi che baciamo in bocca la nostra foto digitale /e giriamo interrogando / l’uguale del nulla/ scritto sui volti».

Leggere Elena Mearini significa essere colti da quel freddo che ci mette davanti alla vera poesia.

Per l’autrice di A molti giorni da ieri la poesia è un patto violento con il tempo mentre la parola tenta di scampare alla morte.

È bruciare parole per dire la vita, cercare il nome del tutto tra la rabbia e lo spavento, chiedere sempre alla parola di essere una spina nella carne, perché senza il sanguinamento non si possono contare le sporgenze dei vuoti, non si può esporre la parola a una luce che guarda nel nero.

Elena Mearini, di paradosso in paradosso, nella sua poesia cerca l’assoluto del taglio nell’egemonia del dolore, trova l’amore vero, quello che fa sangue solo ovunque ci sia vita.

Perché la poesia vera è soprattutto lo spavento di chi legge.

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