
Data di pubbl.: 2024
Pagine: 156
Prezzo: € 18,00
Di quante donne che hanno ricoperto un ruolo determinante nella storia dell’umanità ancora si sa poco o nulla? Difficile rispondere a questa domanda perché la Storia, da sempre, l’hanno scritta gli uomini e non sempre sono stati equanimi nel raccontare il ruolo determinante di molte rappresentanti dell’altra metà del Cielo. Encomiabile, dunque, il lavoro che sta svolgendo l’ottima Sara Rattaro – autrice, fra molti altri, del libro pubblicato quest’anno da Sperling&Kupfner Io sono Marie Curie – la quale, grazie alla sua scuola di scrittura presso l’editore Mauro Morellini, ha dato voce attraverso la penna delle sue bravi allieve-scrittrici a figure di donne straordinarie.
È il caso di Virginia Apgar, narrato con rara abilità e precisione da Emilia Covini. La Apgar, una delle prime donne medico in un’America d’inizio ‘900 e prima a ricevere una cattedra alla Columbia University, è famosa per aver inventato il punteggio che porta il suo nome, un sistema di valutazione delle condizioni fisiche dei bambini al momento della nascita. Per molto tempo, infatti, l’attenzione subito dopo il parto era rivolta principalmente alla madre e assai poco al neonato con il risultato di un numero non indifferente di morti infantili che avrebbero potuto essere evitate.
Ma, a parte il motivo per cui la Apgar è passata alla storia, quello che colpisce è lo svolgersi della sua carriera: gli ostacoli, l’ostracismo, l’irrisione, i rifiuti ingiustificati, le enormi difficoltà che questa donna coraggiosa, e mai paga dei risultati raggiunti, ha dovuto superare perché la sua voce autorevole venisse ascoltata. Laureata in medicina e specializzata in chirurgia si era vista negare il posto solo perché donna. Spinta verso la carriera di anestesista al tempo appannaggio delle infermiere, Virginia invece di arrendersi e sentirsi retrocessa, riuscì a vedere in un ostacolo un’opportunità. In quella materia ottenne il primariato e si dedicò allo studio dei neonati abbattendo l’alto tasso di mortalità subito dopo il parto. Determinata, indipendente, instancabile, ottima musicista e giocatrice di golf, morì di una grave forma d’insufficienza epatica intorno ai settant’anni. Una vita e una carriera esemplari che Emilia Covini racconta in modo perfetto e dettagliato avvalendosi di accurati studi, ricerche d’archivio e colloqui con esperti.