Temevo dicessi l’amore – Mattia Grigolo

Titolo: Temevo dicessi l'amore
Autore: Mattia Grigolo
Data di pubbl.: 2023
Casa Editrice: TerraRossa edizioni
Genere: Narrativa
Pagine: 134
Prezzo: € 15,00

Leggendo Temevo dicessi l’amore, il libro di racconti di Mattia Grigolo, mi sono subito venuti in mente due capolavori di questo genere letterario che in Italia è poco considerato.  Sto parlando di Amori ridicoli di Milan Kundera e Gli amori difficili di Italo Calvino.

Kundera nel primo racconto scrive: «L’uomo attraversa il presente con gli occhi bendati. Può al massimo immaginare e tentare di indovinare ciò che sta vivendo. Solo più tardi gli viene tolto il fazzoletto dagli occhi e lui, gettato uno sguardo sul passato, si accorge di che cosa ha realmente vissuto e ne capisce il senso».

Ne Gli amori difficili Calvino parla di storie di coppie che non si incontrano e nel loro non incontrarsi l’autore sembra far consistere non solo una ragione di disperazione ma pure un elemento fondamentale del rapporto amoroso.

In questi racconti Calvino coglie nella sua essenzialità una storia dello stato d’animo e il suo movimento interiore nel suo legame con mancati rapporti amorosi.

Il libro di Mattia Grigolo lo vedo propedeutico a questi due capolavori. Lo scrittore indaga i sentimenti scava nelle emozioni attraverso la complicata vita sentimentale di Ofelia, che è il nome della protagonista (anche se non è lo stesso personaggio) delle cinque storie raccolte nel libro e narrate attraverso quattordici racconti.

Che meraviglia la scrittura e la struttura narrativa di Temevo dicessi l’amore. Un racconto di romanzi o un romanzo di racconti.

Una donna di nome Ofelia, alle prese con i sui personali amori difficili e ridicoli, incastonata e incastrata nelle storia di un quotidiano sentimentale con tutte le sue turbolenze esistenziali.

Un minimalismo elegante e allo stesso tempo spietato, quello di Grigolo. Bella l’ essenzialità con cui l’autore ci porta per mano nelle dinamiche dei rapporti umani,  tra disamore, disincanto e perdite, ai tempi del postmoderno.

Una scrittura che fa i conti con il mondo complesso della sfera interiore e con tutte le sue combinazioni emotive. Già dalle prime pagine mi sono sentito il lettore ideale di questo libro in cui l’autore sa dare una lingua alla grammatica delle emozioni e senza reticenze scrive per indagare attraverso gli stalli interiori di Ofelia il mondo complesso dei sentimenti e soprattutto le sue negazioni che si scontrano con le difficoltà di un quotidiano in cui spesso l’amore viene equivocato, deriso e anche umiliato.

Racconti come schegge che si conficcano nella carne viva del nostro sentire, dove amiamo per perdere tutto perché siamo terribilmente capaci di uccidere quello che amiamo.

Ofelia che fa i conti con i suoi fantasmi  e che si trova sempre faccia a faccia con i demoni dei suoi amori difficili, Ofelia che sopravvive al trauma della perdita e parla con i suoi morti mentre si accorge che nessun amore colma l’assenza, Ofelia che ama e che non ama, che ama non corrisposta e che come i personaggi dei racconti di Italo Calvino si trova immersa in un silenzio in cui la durezza della vita si fa minuziosa e fitta, ed è sempre difficile buttarsi alle spalle le ombre, le perdite e la  solitudine di tutto quello che lei non riesce a lasciar andare.

«Sorridiamo delle cose che non riusciamo a lasciare andare, perché, in fondo, sono i fantasmi a tenerci attaccati alla vita e a determinare cosa saremo»

Quella di Mattia Grigolo è una scrittura minimalista con uno stile essenziale che provoca palpiti toccanti. Di questo minimalismo si avverte il bisogno nella nostra narrativa impegnata a rincorrere una scrittura banale da vetrina.

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