Autore: Davide Bacchilega
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Las Vegas
Genere: Narrativa
Pagine: 303
Prezzo: 15, 00 €
“Sappi che il nostro lavoro è proprio questo: cercare belle storie, raccontate da persone dotate di una voce riconoscibile, che sappiano regalarti un momento di svago, generino qualche pensiero nuovo, suscitino un’emozione. Se poi riusciamo con le nostre storie a fare tutte e tre le cose insieme allora abbiamo vinto il jackpot.”
Inizio la recensione di “Più piccolo è il paese, più grandi sono i peccati” di Davide Bacchilega, citando la lettera dell’editore, per dire a tutto lo staff di Las Vegas Edizioni un bel grazie per questo libro, e per segnalare subito un peccato nelle stesse righe soprariportate: le cose che avete fatto insieme sono quattro, quindi Jackpot assicurato, più bonus.
- avete trovato una bella storia,
- con una voce riconoscibile (poi vi dirò perché),
- che regala un denso momento di svago,
- e suscita anche più di un’emozione.
Vado con ordine, partendo dalla storia, ambientata in un luogo riconosciuto da tutti in Italia e non solo: la Romagna e nello specifico la costa adriatica, teatro di momenti di svago per antonomasia e di emozioni a iosa. Ma si sa, le emozioni , come le critiche non presentano una sola faccia, ma anche il suo contrario, e come le critiche siamo abituati a considerarle un dato negativo, le emozioni si considerano quasi sempre positive, e invece non è così. La Romagna evoca emozioni più che positive, ma chi ci vive non solo in estate, chi ci è nato, chi costruisce la Romagna giorno per giorno sa che, come qualsivoglia altra realtà umana, c’è il bello e il brutto, il facile e il difficile, la gioia e l’amarezza.
E allora un giornalista che si occupa di cronaca nera locale, si imbatte in un omicidio apparentemente “ordinario”, facente parte di quella lista che lui aggiorna regolarmente ritagliando e conservando gli articoli del giornale. Ma in quest’ultimo rimane particolarmente coinvolto. Coinvolge a sua volta il suo informatore prediletto della polizia, che gli gira le notizie di prima mano utili per l’eventuale Pulitzer e ci porta capitolo dopo capitolo alla scoperta dell’assassino. Un valido aiuto per districare l’imprevedibile matassa, verrà fornito da un “esperto” di cadaveri, un addetto alla composizione delle salme, un tipo a mio parere simpaticissimo a dispetto del lavoro svolto, o forse proprio per questo. Un figura interessantissima che fa il paio con una delle tre principali figure femminili che popolano il romanzo. Giorgia.
L’autore, potete quindi comprendere, ci offre un vero romanzo corale, costituito dai racconti in prima persona dei molti attori che si passano perfettamente il testimone da un capitolo all’altro, senza perder (il) tempo, mantenendo cioè una cadenza perfetta nel raccontare, che ti tiene incollato alle pagine mentre ti porti dietro come in una processione i protagonisti stessi, già conosciuti.
Ci sono personaggi principali, uomini e donne, è indubbio, ma è davvero difficile individuare la star di questo romanzo. Ogni lettore potrebbe indicare l’una piuttosto che l’altro, il giornalista Michele, il “beccamorto”, Giorgia, il medico, “Gola profonda”, e ce ne sono molti altri. Dunque la storia è ben costruita, c’è una buona dose di suspense, c’è la sorpresa finale, ma confesso che ciò che più mi è piaciuto di questo lavoro è lo stile, lo stile fatto fra le altre cose di dialoghi serrati, botta e risposta, ma non solo, e che mi ricorda una grande voce, una grande penna, che poco tempo fa ho avuto la fortuna di incontrare di persona: David Peace.
Non so se Davide (David! Sarà una coincidenza ?!) sarà contento, ma il suo libro potrebbe essere a mio parere, un mix all’italiana di 1974/1977, dell’autore citato.
Vale, impiegare il tempo per leggere questo romanzo, per svagarsi ed emozionarsi, per conoscere e diffondere voci nuove e bravi editori. Buona lettura. Grazie Davide.
“ Quando si pensa alla Romagna, da fuori, è probabile che vengano in mente immagini simpatiche: la piadina farcita, l’orchestra Casadei, la tabaccaia di Amarcord. Però a quest’aria satura che c’è in inverno non ci pensano mai quelli di fuori. Non si immaginano questa nebbia che si stringe come un cappio attorno alla terra, senza mollarla, fino a strangolarla.” (p. 202)
“Il segreto di tutto il mondo è fare finta.” (p. 117)
“In camera da letto cerco di scrivere qualcosa a Mattia che assomigli a un augurio, ma non mi viene bene. Ed è un peccato. Ci sono in giro un sacco di scrittori bravi ma senza cuore che sprecano il loro talento in racconti senza emozione, quando altri come me, che di cose da dire ne avrebbero tante, e autentiche, davvero non sono capaci a buttarle giù come si deve.” (p. 100)