Autore: King Stephen
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Genere: Poliziesco, thriller
Traduttore: Giovanni Arduino
Pagine: 480
Prezzo: 19,90
Le religioni sono una fandonia. I precetti morali sono un’illusione. Persino le stelle sono un miraggio. L’unica verità è il buio. E conta solo entrarci dopo avere fatto qualcosa di importante. Dopo avere ferito il mondo, lasciando il segno. In fondo, la Storia è nient’altro che una grande, profonda cicatrice.
(Stephen King, Mr. Mercedes, 2014)
Stephen King è un genio, uno sperimentatore, una spugna che assorbe le novità che lo ricordando e ha sensibilissime antenne che recepiscono i cambiamenti in corso. Così la sua scrittura, e soprattutto le sue storie, per quanto infarcite di citazioni e “ricorsi”, non sono mai uguali a se stesse.
Meno che mai Mr. Mercedes, la vicenda di un pazzo che falcia una folla di persone in attesa e dell’ex-poliziotto che gli dà la caccia.
Posizionato tra l’uscita di Doctor Sleep (che ho trovato eccezionale: una lunga strada fatta da Dan per riappropriarsi del proprio io e dall’autore per esorcizzare il passato) e il prossimo Revival (che Sperling ha annunciato per marzo 2015), King ci regala un romanzo che appartiene al genere poliziesco e che apre una trilogia dedicata alle imprese di Hodges, detective in pensione impegnato in varie imprese.
Mr. Mercedes è un romanzo riuscitissimo: eredita tutti i tratti distintivi del genere hard boiled e li trasforma. C’è un detective, Hodges appunto, (ma è in pensione) con il suo gergo e il suo sense of humour. C’è una “spalla” ma è non convenzionale perché, non volendo confessare alla polizia la sua personalissima (e rischiosa) indagine, Hodges si ritrova a dare la caccia al cattivo con un ragazzino della ricca borghesia afroamericana e una donna mezza pazza. C’è la donna del detective, che ovviamente è chic e altolocata ma in questo caso anche simpatica, ironica, fatale ma eccezionale (una battuta tra tutte? “sillaba xilofono al contrario” ma non vi svelo come e quando la dice). E c’è, ovviamente, il cattivo.
Ma chi è Mr. Mercedes? Il suo vero nome è Brady, è malato di tecnologia e di solitudine, ha una madre alcolizzata e disperata (la deriva della mamma di Cuori in Atlantide senza dubbio) e un passato che pesa come un macigno. Ma io gli ho voluto bene e non mi sento in colpa nel dirlo. Brady non ha nulla se non se stesso e questo amplifica e distorce la sua visione del mondo.
Stephen King ha dato l’ennesima prova di grandezza: c’è il genere, in questo libro, ma c’è anche l’America (la lotta alla discriminazione tra bianchi e neri che è presente in quasi tutti i suoi romanzi; la facilità con cui è possibile acquistare armi e compiere stragi), c’è l’umanità e la maturità, c’è la vecchiaia e la giovinezza. E c’è l’assoluta intenzione di non arrendersi. E se Hodges fosse una proiezione di sé che lo zio Steve ci ha regalato?