
Data di pubbl.: 2024
Traduttore: a cura di René Corona
Pagine: 119
Prezzo: € 18,00
Kadhim Jihad Hassan è nato nel sud dell’Iraq nel 1955. Poeta, saggista e traduttore, è Professore Incaricato presso il Dipartimento degli Studi Arabi dell’Istituto Nazionale delle Lingue e Civiltà Orientali di Parigi.
Al suo attivo ha numerose pubblicazioni di saggi e raccolte poetiche in arabo e in francese.
Adesso, grazie alla lungimiranza di Massimo Scrignòli e della Book editore, la sua poesia viene tradotta per la prima volta anche in Italia.
Da poco è stata pubblicata la raccolta Migrazioni. Poeta con una lingua diretta, capace di creare immagini forti e sentite, Hassan con la sua scrittura scuote, scava, cercando nel lettore il complice per le sue visioni umane.
Sempre dalla parte del popolo iracheno, la poesia di Kadhim Jihad Hassan è un’epica della migrazione e dell’esilio.
C’è una comunità in questi versi civili e d’amore: un viaggio in cui il poeta attraversa la propria terra, ne ricorda la cultura, le tradizioni, riscrive la legge dei padri.
Nel testo ci sono anche prose poetiche in cui il poeta il suo Iraq lo racconta scavando dentro il dramma della gente.
«Una galleria di personaggi, ecco la vita. Solo l’assenza produce esseri veri, Ma avrai il coraggio di rimanere solo nella stanza infine vuota e di aspettare colui che “verrà ad animare i burattini?”».
Una poesia da apprezzare nelle sue più intime sfumature. Hassan è un poeta post moderno e allo stesso tempo neo- romantico.
« Scrivere distante da sé è una formula probabilmente facile /Alla quale vorrei dare tutto il suo senso».
Migrazioni è il libro della maturità poetica, un libro in cui leggiamo la tragedia di un popolo e Hassan è il poeta che si siede al suo tavolo e appena traccia una parola sulla pagina bianca, il fervore di una folla di popoli, scorre e accorre nelle sue vene.
Così si descrive in una delle poesie più suggestive del libro e lo troviamo cantore di un’umanità migrante. Lui, il poeta si siede solo, davanti al poema e noi lettori lo incontriamo con tutto il suo sentire carico di umanità mentre con la sua poesia segue le rotte di quelle migrazioni che tutti ci portiamo dentro.
«Se il poeta ferito si assenta, o voi cari compagni, perdonatelo. Nel tempo ritrovato vede i vostri visi. Il lampo li illumina. Quando accadde nelle città che rifiutano la chiave ai conquistatori e volentieri la danno all’uomo della questua».
Quel tempo ritrovato per Kadhim Jihad Hassan è la poesia che lo porterà di migrazione in migrazione a vivere da esiliato la sua condizione di cittadino del mondo.
Di viaggio in viaggio sempre con la poesia in attesa della bellezza, che resta sempre l’obiettivo da inseguire in questa eterna viandanza di migrazioni. Uomo e poeta in stato di veglia che non ha paura di attraversare l’ignoto, di correre verso l’uomo nuovo, sempre ancorato al ponte del presente.