La sonata a Kreutzer – Lev Tolstoj

Titolo: La sonata a Kreutzer
Autore: Tolstoj Lev
Genere: Letteratura classica, Romanzo

Capita che la letteratura ci faccia incontrare personaggi che odiamo sin da subito. Così avviene con questo racconto lungo (o se si preferisce romanzo breve) di Tolstoj. All’inizio della storia, in cui si delinea l’ambientazione nello scompartimento di un treno, appare quest’uomo piuttosto giovane, basso, coi capelli ricci precocemente incanutiti e occhi scintillanti che si muovono velocemente a guardare le cose. Evita i rapporti con gli altri passeggeri, si muove a scatti ed  emette strani suoni, cosa che continua a fare anche successivamente nel corso della sua inquietante confessione. Poco dopo dichiara infatti di aver ucciso la moglie, madre dei suoi cinque figli.

Così l’innamoramento viene descritto come qualcosa di squallido, abilmente indotto dalle trappole femminili, il matrimonio un inganno caratterizzato da continue liti, la passione sessuale un terribile vizio. E’ uno scritto purtroppo inaspettatamente attuale e descrive in modo profondo i meccanismi dell’uxoricidio, mosso come sempre da una cieca gelosia, facendoci comprendere come i problemi di rapporto tra femminile e maschile siano ben lungi dall’essere risolti: le dinamiche odierne  sono in fondo le stesse di centocinquanta anni fa.

Tolstoj si rivela ancora una volta un profondo indagatore dell’animo umano e dei comportamenti.

“Battibecchi ed espressioni di odio venivano fuori per il caffè, per la tovaglia, per la carrozza, per una mossa al vint, tutte cose che non potevano avere la minima importanza nè per l’uno nè per l’altra”.

Per estraniarsi da questo continuo conflitto ecco le tecniche messe in atto:

Lei cercava di stordirsi nelle occupazioni sempre intense e incalzanti della casa, dell’arredamento, del vestiario suo e dei bambini, dell’ istruzione e della salute dei figli. Mentre io avevo la mia droga: l’ufficio, la casa, le carte”.

Compaiono anche altri personaggi, come  la moglie (delineata nei tratti funzionali a far comprendere le azioni dell’omicida), il suo presunto amante e varie “comparse”: gli altri passeggeri del treno. È presente anche un io narrante di cui non si sa nulla ed è l’uomo che ascolta questa lunghissima confessione. Seduto nel vagone di un treno  osserva i movimenti e la voce, suggestiva e piacevole, di Podnyesev, lo asseconda e lo incalza con domande, poche peraltro, nei momenti in cui i ragionamenti si fanno più paradossali.

Innanzitutto è un ascoltatore curioso, che spera di sentire qualcosa di interessante, poi è capace di lunghi silenzi, non si scompone di fronte alle urla e ai gesti nervosi  e lo incalza di tanto in tanto con richieste di chiarimenti. Ci rappresenta bene: stupiti e ammutoliti di fronte ad una tale efferatezza, siamo ambiguamente attratti dalla sua personalità e dal bisogno di scoprire i meccanismi del suo delitto. Siamo noi ed è anche Tolstoj stesso a viaggiare in quello scompartimento con l’assassino.

“La Sonata a Kreutzer” è una delle opere più cupe di Tolstoj, che appartiene all’ultimo periodo della sua vita. Egli aveva già scritto un racconto, “L’assassino della moglie”. che riprende in occasione di un avvenimento accaduto nel 1888 a casa sua, dove viene eseguita la “Sonata a Kreutzer” di Beethoven. Il turbamento che ne deriva fa sì che Tolstoj lanci una sfida: l’attore Andreev Burlak e il celebre pittore Repin oltre a lui ovviamente, avrebbero dovuto rappresentare con la propria arte le emozioni provocate dall’ascolto . Solo Tolstoj rispettò la promessa, dando vita a questo un racconto drammatico e provocatorio sull’onda del bisogno di autodenuncia di una condizione di tormento e sofferenza personale.

Alla sua pubblicazione seguì uno scandalo al quale l’autore cercò di porre fine inserendo una postfazione che spiega la natura utopistica dell’ideale ascetico proposto come rimedio all’impossibilità di realizzare un matrimonio veramente cristiano.

Leggere questo racconto oggi significa conoscere il lato più tormentato e oscuro di uno scrittore straordinario ed immergersi in prima persona in sentimenti di violenza e rancore che oggi come allora sconcertano e spaventano.

La versione letta, da cui sono tratti anche questi brevi spunti sulla composizione dell’opera, è la prima edizione digitale Garzanti 2012 tradotta da Laura Salmon con l’introduzione di Serena Vitale.

Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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