L’ElzeMìro – Lettere alla dr.ssa Dedgyakéli* – Lettera decima, marzo 17, bus

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           George C. Tooker (1920-2011) Un ballo en Maschera,1983, litografia, RoGallery

…hffff, alla sua domanda si risponde come parlare di sasso, parliamo di sesso, parleya; lei dice come faccio a resistere alla tentazione, semplice, non ne ho; dovrei farmi tentare da chi, da qualchedùna cuissenlitb, per carità, in fondo cavità, cavitazióni. Ascolti, in passato, così fan tutti, capito, prima la rousse, già detto, oh amoramór, larousse pour tousb; compendio di metafisica, belli addormentati tastare la presenza, di chi di che, il braccio spiritrómba, sa il ricciolin trombino delle farfalle, cerca di assicurarsi che tu sia presente; poi ron ron. Ah l’è bel. La prospettiva di fabbricante d’orchi mi angustiava, hffff. Divorzio. Dopo by the way, altra, grand’affamolatrice, dammelo tutto, diceva ahahmenità, bischerate, allestimento scenico, candeline, un cinema, musica da gamba un gnignè, un cigolìo gnìo gnìo, un fregnòne, cap cap, micap ricordop, capecazzo cap frégnonc, ; eh disco con foto frégnona, riccioli barbacani, orecchini, panama, corde vocali non consonanti, négher; quello fregnìva e lei hip-hop del lombosacro, tempo di rumba, macumba, glinglonbaraglon, me bemolle; non c’è verso, le canzoni, le parole, non capisco, le sillabe, uno strazio di distrazione, in bando totale, e quella, oh succede, niente di che, detto scontato senza sconto, via a farsi un bidet di dituccia candide. Si capisce, si fa prima e meglio. Poi una predicattrice schwitzra, steineriana, marràna, làmia, specialista alchimista, da un girino un uomo e dall’uomo buratto, il fuoco del sacro ogni volta, ogni volta lallazione evangelica, arf arf apocrifa, salutismo, serenità, cabàlle ma guai contraddirla eddirle shhhh, odio, aiuta il vangelo, quando vedi le stelle, mica guardar giù su dove ti si poggia la figa, te saluto Steiner Stirner Stinger a emossióni zero. Sono ìdiopatico ma mica odio nessuno; me, tengo le distanze. Arrangiatevi, non mi presto.

Le scrivo da un treno in arrivo, avventura. Alla mia destra un bel fiume, è un piacere che scorre, disgelo oramai, irresistibili ombre, guerlaind ora blu, luci della città, varietà oh va’ va’, casco viejo dice il Baedeker, grattacieli, architetture, volute, riflessi, acqua e cristalli, i fìmmini eguali, bisogna capirli, da un girino un uomo e dall’uomo buratto. Il mio cuore è fermo, scenderò dal treno. Dormire. Da giovani non si sa in che cosa ci si avventura ubbidendo alla natura. Ma ci sono istanti come questo, tuona e tutto mi sembra intuonato, me persino e la mia morte accanto, naturale come quella di un pianta, dopo un po’ stecchita.

Forse che lavorare. Regards dottoressa.

Schermata 2017-05-09 alle 10.57.35

aˈpɑːlɪ – discussione. Dal francese parler. Ma probabile riferimento all’antica usanza del ~, sorta di tregua parlamentare appunto, nel corso di un conflitto navale.

b gioco di parole tra pissenlit, tarassaco ma anche, detto di bambini, piscialletto, e cuisse, coscia, en lit. a letto.

b gioco di parole, la rousse, la rossa, prima e unica moglie dell’ignoto, cfr. lettera seconda, e larousse, noto e storico dizionario francese, pour tous , per tutti.

c facile qui pro quo sui toponimi noti della costa azzurra, cap ferrat, cap d’antibes etc. 

d Heure bleu. Profumo Guerlain  dal 1912. Tuttora prodotto ha una storia e una fantasia in sé. cfr. https://www.guerlain.com/it/it/profumi/profumi-femminili/lheure-bleue

* cfr. https://dascola.me/2018/04/16/lelzemiro-di-martedi-17-aprile/

BA 10

Pasquale D'Ascola

Pasquale Edgardo Giuseppe D'Ascola, già insegnante al Conservatorio di Milàno della materia teatrale che in sé pare segnali l’impermanente, alla sorda anagrafe lombarda ei fu, piccino, come di stringhe e cravatta in carcere, privato dell’apostrofo (e non di rado lo chiamano accento); col tempo di questa privazione egli ha fatto radice e desinenza della propria forzata quanto desiderata eteronimìa; avere troppe origini per adattarsi a una sola è un dato, un vezzo non si escluda un male, si assomiglia a chi alla fine, più che a Racine a un Déraciné, sradicato; l’aggettivo è dolente ma non abbastanza da impedire il ritrovarsi del soggetto a suo Bell’agio proprio ‘tra monti sorgenti dall’acque ed elevate al cielo cime ineguali’, là dove non nacque Venere ma Ei fu Manzoni. Macari a motivo di ciò o, alla Cioran, con la tentazione di esistere, egli scrive; per dirla alla lombarda l’è chel lì.

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