La variabile umana – Elisabetta Stragapede

Titolo: La variabile umana
Autore: Elisabetta Stragapede
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: LiberAria
Genere: Poesia
Pagine: 62
Prezzo: € 12,00

Per Paul Celan scrivere poesie è un iniziare senza illusioni. Giuseppe Ungaretti sostiene che la poesia deve sanguinare, è uno schianto di nervi che apre il volo a fiori di fuoco, a cruda lucidità che per vertigini fa salire l’espressione all’infinito distacco del sogno.

Il poeta deve cogliere la parola nel suo stato di crisi. La fa soffrire, come ne provoca l’intensità, come nel buio l’alza, ferita di luce.

Elisabetta Stragapede pubblica La variabile umana e la sua parola poetica viene sviscerata nel suo stato di crisi.

La poetessa pugliese con questa sua seconda opera fa i conti con la realtà, e con amarezza scrive che i conti non tornano più.

La variabile umana è troppo variabile, al punto da diventare disumana: «Qui si muore senza futuro / appesi alla corda del niente»; «L’unica libertà che possediamo / è darsi la morte per propria mano»; «non c’è lingua per l’assenza / di un nome uccide il vuoto».

La poetessa abita le parole di questa nostra umanità alla deriva, la sua poesia è uno schianto nudo che si conficca con un disincanto lucido in questo nostro tempo dilaniato da troppa disumanità.

La poesia di Elisabetta Stragapede viene dal mondo e ci giunge carica di mondo. Ogni suo verso ci inchioda alla pagina come uno strappo che lacera la carne e tutto nel suo significato sanguina per svegliare le nostre coscienze.

La variabile umana è una deflagrazione potente e disincantata di una voce che fa poesia per portare in grembo l’umanità perduta.

Mi piace pensare questo libro a un canzoniere dei vinti e il poeta scrive versi per dare la parola agli ultimi che non hanno futuro e muoiono appesi alla corda del niente.

La poesia di Elisabetta Stragapede lacera le parole, è un grido indignato e potente, civile e collettivo che chiede a noi tutti di non essere indifferenti davanti ai conti che non tornano della realtà.

Elisabetta scrive per ferire, per tenere alto il livello d’allarme, la sua poesia ha sempre gli occhi aperti sulle rovine dell’umano.

La variabile umana è poesia che non si nasconde, è parola che si manifesta per creare in chi legge imbarazzo.

Nelle parole di questo libro arriva forte a noi (proprio come uno schianto di nervi) il grido indignato della poetessa che nella parola cerca uno squarcio di voce, un modo, un reagente che aggrappi il suo dire a visioni umane, perché qui le variabili sono impazzite e creano solo macerie. Ma sulle macerie sta e spera la poesia di Elisabetta Stragapede.

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