Io non sono un poeta – Sergio Corazzini

Titolo: Io non sono un poeta
Data di pubbl.: 2021
Pagine: 156
Prezzo: € 12,00

Sergio Corazzini (1886 -1907) è considerato l’inconsapevole iniziatore del Crepuscolarismo, muore precocemente all’età di ventuno anni.

La sua figura e la sua straordinaria sensibilità poetica esprimono il disagio esistenziale di una giovinezza minata dall’incessante idea della morte e della dissoluzione.

Per il poeta e per i crepuscolari (scrive Mario Musella) la poesia è il tentativo di fuga dallo squallore quotidiano, lo scampo dal torpore del giorno che avvilisce e rabbrividisce il desiderio del fanciullo sognante e piangente sul limitare di una vita così breve e bruciata dall’illusione.

La produzione letteraria di Sergio Corazzini è racchiusa in appena tre anni: Dolcezze (1904), L’amaro calice (1905), Le aureole (1905), Piccolo libro inutile (1906), Elegia (1906), Libro per la sera della domenica (1906).

Nel 2021 Interno poesia pubblica nella collana Interno Novecento Io non sono un poeta, un volume prezioso che raccoglie l’opera poetica di Corazzini.

L’esperienza poetica e esistenziale di Corazzini è legata alla coscienza della fine, in ogni suo verso c’è una forza evocativa della malinconia che consuma la vita mentre accade.

«È così – scrive Alessandro Melia nella prefazione – che dobbiamo immaginare Sergio Corazzini, il poeta fanciullo. La sua breve esistenza, testimoniata da un centinaio di poesie, si può riassumere in un colloquio costante con la morte».

Corazzini scrive versi alternando un riso amaro alla malinconia. C’è sempre una tristezza nella sua poesia, che possiamo definire un lacrimare di parole che rappresenta la sua desolazione di povero poeta sentimentale: «Perché tu mi dici: poeta? / Io non sono un poeta. / Io non sono che un piccolo fanciullo che piange. / Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio. / Perché tu mi dici: poeta?».

Corazzini è un poeta sincero e puro, un uomo estremo che ha vissuto in stretto contatto con la morte. È lui il vero crepuscolare, perché in maniera inconsapevole è stato il capostipite ignaro di un movimento ancora di là da venire.

Nell’impossibilità di essere detto poeta Sergio Corazzini, in netta contrapposizione al dannunzianesimo trionfante, scioglie i nodi non solo della moderna poesia crepuscolare ma dà vita a un complesso gioco letterario che è la sentita adesione a quei temi che trovano nel concetto della malinconia le parole chiave di una contemporaneità dissolta dall’agonia, dalla decadenza, dalla tristezza.

«Siamo dentro a una visione, – scrive ancora Melia – a un sogno, che ha le angosciose sembianze della realtà».

L’esperienza esistenziale di angelo in esilio fa ancora oggi di Sergio Corazzini un poeta da leggere, perché la sua poesia sanguina nella carne prima che nelle parole con la sua visione di caducità dell’esistenza, che oggi ha la sua drammatica attualità.

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