Autore: Biagio Russo
Casa Editrice: EditricErmes
Genere: Poesia
Pagine: 79
Prezzo: € 5,00
La piazza nei paesi del Sud è un luogo di aggregazione, il posto in cui ci si ritrova per essere comunità e agorà.
Dalla piazza intesa anche come luogo metafisico della sua Lucania parte Biagio Russo per scrivere le poesie antropologiche che fanno parte del libro Il pezzo della salute.
Una raccolta di un pensatore meridionalista che ha la sua terra nel sangue, di un uomo che ha deciso di restare. Perché chi resta non può che resistere, come un sedile di pietra alla pioggia e al sole.
Le poesie di questo piccolo libro prezioso sono tutte immerse liricamente in questo atto coraggioso e necessario di resistenza.
«Chi va via porta con sé il meglio di questa terra. Diventa partigiano. Rimuove per sempre il male e il dolore. La memoria diventa teca.
Critico è chi resta. Chi sbatte contro gli spigoli. Giorno per giorno. Per tutti i giorni».
Ecco le parole del poeta Biagio Russo che vive nella terra che ha dato i natali a Leonardo Sinisgalli e Rocco Scotellaro. Parole affilate, appassionate e soprattutto oneste di un uomo che ha scelto di vivere la propria terra, di non andarsene perché dall’esilio non avrebbe potuto scrivere le poesie che vede, non avrebbe potuto raccontare gli odori e i dolori della sua gente con la partecipazione commossa di essere uno di loro, di essere uno tra loro.
Il pezzo della salute è un sedile di pietra squadrato e levigato, strategico punto di osservazione dei movimenti della piazza.
Il poeta è seduto su quella pietra nel cuore della piazza sente la sua terra e la racconta. Per fare questo sceglie la poesia, che è sempre un significato che non si esaurisce nella somma delle parole scritte.
Biagio Russo scrive dei vecchi di Spinoso che non amano parlare sulle panchine all’ombra quando la piazza è deserta («I nonni di Spinoso / seguono l’ombra delle acacie / quando il sole asciuga l’umidità del lago. / Portano nei vestiti / vecchiezza e paturnie/ e in silenzio / con le mani incrociate / sui bastoni aspettano».).
Dal silenzio della piazza il poeta racconta il sentire intenso della lentezza del luogo (quasi un omaggio al pensiero meridiano di Franco Cassano) e della vita che procede per piccoli aggiustamenti, impercettibili segni di una realtà che cammina in punta di piedi, senza fretta, pachidermica, rassegnata a se stessa («Mi accorgo d’un tratto / del silenzio di questa piazza / delle rondini volate via / del cielo piatto senz’ombre. / Delle stupide panchine di ferro. / D’un tratto mi accorgo / del tempo che passa / senza rumore e di un tafano / che ha scelto per morire / la mia mano».).
Giuseppe Lupo nella prefazione scrive: «I versi di questa raccolta celebrano il trionfo di un noi paese, meglio sarebbe dire noi comunità, perché registrano le oscillazioni del cuore sulla velocità del vento, sulle chiacchiere di strada o sulle ancestrali divinità che in Basilicata assumono l’aspetto degli animali e degli oggetti sottoposti a forze misteriose».
Il pezzo della salute è un omaggio (spesso molto doloroso) al Sud e alla sua lingua antropologica, a un meridione letto nelle viscere della sua questione umana.
La poesia di Biagio Russo esplora la dimensione esistenziale della sua Lucania, che in questi versi diventa il paradigma di tutti i Sud del mondo.
È intenso l’aroma sinisgalliano che qui si respira, insieme a quel forte sentire della linea meridionale della poesia che Oreste Macrì considerava una delle esperienze più creative della letteratura europea del Secondo Novecento.