Data di pubbl.: 2024
Traduttore: Fulvio Ferrari
Pagine: 127
Prezzo: € 16,00
Il canto dell’essere e dell’apparire uscì per la prima volta in Italia nel 1991. E subito ci innamorammo di Cees Nooteboom, il suo autore.
Da quel libro incominciamo a scoprire uno scrittore che ci avrebbe regalato nel corso degli anni libri unici e meravigliosi.
Romanzi, racconti di viaggio e poesie che hanno lasciato un segno importante nella storia della letteratura.
Il canto dell’essere e dell’apparire torna nuovamente in libreria (settima edizione) sempre pubblicato da Iperborea.
Un romanzo fondamentale per chi si occupa di scrittura, una pietra miliare sul senso dello scrivere e sulle infinite possibilità delle parole.
Due scrittori in dialogo e una trama con un colonnello e un dottore.
I due scrittori in un clima di antagonismo dialettico conversano animosamente sulle variazioni della scrittura, sul significato della letteratura, scomodando Borges e Pessoa.
Così troviamo lo scrittore che deve liberarsi come un’aquila, al di sopra dei personaggi che vuole seguire. In questo caso il dottore e il colonnello.
La scrittura come metafora dell’esistente e l’esistente come metafora di se stesso.
Metafora inversa o metafora perversa in cui gioca un ruolo fondamentale la finzione letteraria: «Che lo scrivere sia una metafora semplice o inversa della realtà, o che debba esserlo, al tuo lettore non gliene viene in tasca niente. L’unica cosa che gli interessa è se quello che legge diventa per lui, in quel momento, realtà. O meglio se è realtà».
Ne Il canto dell’essere e dell’apparire troviamo due piani narrativi e due scrittore che si confrontano sul senso dello scrivere e se fino a che punto è necessario aggiungere la finzione attraverso l’esistenza fittizia dei personaggi per spiegare la realtà.
Il confronto tra i due scrittori è in realtà uno scontro. Il primo sostiene che scrivere sia una forma d’arte non soggetta a regole. Massima libertà nello scrivere e nessuna preoccupazione di piacere a tutti.
Per l’altro scrittore scrivere è un mestiere sottoposto ad alcune regole e si deve sempre cercare di diventare famosi.
Nooteboom con grande eleganza in questo romanzo nel romanzo ragiona sul concetto della scrittura tra l’essere e l’apparire. Si passa dal tradizionale dualismo realtà – finzione a un gioco di specchi in cui l’essere è apparire nel suggestivo contaminarsi dei ruoli.
In questo libro Nooteboom coinvolge il lettore sul piano emotivo e lo conduce attraverso le voci narranti dei due scrittori nel mondo della letteratura, della scrittura, del romanzo e dei suoi personaggi.
Tra apparenza e realtà si gioca la partita di Cees Nooteboom con la scrittura, e alla fine del libro restano irrisolti gli enigmi sull’argomento. Perché la vera letteratura (quella destinata a lasciare una traccia) si avvale di una scrittura in cui emergono sempre dubbi, interrogativi e riflessioni che aprono pensieri.