
Pagine: 164
Prezzo: 16
Pagine non comuni, in grado di mettere alla prova il lettore, ma al tempo stesso un’immersione forte e diretta nella rappresentazione immaginifica della realtà: non è questo uno dei compiti principali della letteratura?
Pasquale D’Ascola è stato regista di teatro per più di trent’anni ed è insegnante da circa ventisette. Al Conservatorio di Milano guida un laboratorio sperimentale dal nome non casuale di Limes. Si dedica ora alla letteratura e ha pubblicato saggi e drammi.
In quest’opera crea un narratore originale, la signorina Conti: “ha una certa età ma non un’età certa e qualcosa, un angioma o un neo peloso a sinistra del labbro superiore; non risulta ne sia stata fatta una diagnosi differenziale e l’oggetto, da quando la signorina conosce se stessa staziona a quel punto, simile a un grasso insetto che, attirato da quello che ha preso per un fiore benigno, dal suo profumo sia stato prima sedotto e poi piano piano invischiato dal suo nettare letale” (p.13)
I 25 racconti sono popolati da personaggi curiosi perché colti nella loro normalità differente o se volete indifferente anormalità: giochiamo con le parole anche noi con l’autore per farci sorprendere dalla realtà che ci circonda e da coloro che incontriamo negli esterni cittadini, in una stazione, in un palazzo, colti in istantanee espressionistiche. Gli occhi del lettore sono portati a soffermarsi sui particolari per scandagliare il passaggio dell’umanità in strade, partenze, viaggi eterni binari su cui viaggiamo e recitiamo la nostra parte, ammesso di riuscirci.
E chi sono gli scrittori? Bella domanda, intanto ce lo dice il professore protagonista de “La sospensione del Natale”: “trova vergognoso che la parola scritta sia negletta, ma del resto il linguaggio è ben informato dalla televisione che il professore guarda per sconsolarsi. Quanto agli autori, che alla sua età hanno ancora l’impudicizia di farsi fotografare e su una barchetta di loro oltraggiosa proprietà come se fossero tanti ilvecchioeilmare e invece sono solo vecchi figli di padri alligatori ma con un editore aggressivo che fiata loro sul collo, ebbene trova costoro degni di un campo di rieducazione in Tibet” (p.67)
I toni sono tanti, non sono quello pungente appena riportato e sono tutti da scoprire per chi avrà voglia di avventurarsi in questa scrittura che è stata definita spettacolare sul blog diego56.com.
Infatti c’è anche il posto per l’amore come ad esempio in “Idillio”, in cui “due ragazzi volano sul treno viaggiano veloci quanto uno squadrone di cappelletti veneziani al galoppo leggero, non sugli zoccoli ma nelle loro scarpette di tela sgargiante, di una marca del mercato globale o di un buon mercato locale, non si può dire”(p.75): metafore nella scrittura di D ‘Ascola, immagini, analogie, riferimenti all’attualità mai banali.
Finisco qui: ho lasciato soprattutto parlare il testo perchè il lettore colga il fascino arduo della lettura originale che lo attende.
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