Data di pubbl.: 2019
Traduttore: Mariagrazia Gini
Pagine: 440
Prezzo: 20,00 €
Pubblicato cinque anni fa eppure attualissimo, l’ultimo romanzo di Jonathan Dee racconta tanto di quella fantomatica “pancia” che governa l’America. La stessa che l’ha condotta alla vittoria dei Repubblicani.
Una morale comune così frammentata eppure così mastodontica nel suo potere globale, alimentata da fatti e aneddoti quotidiani, gli stessi che guidano pagina dopo pagina chiunque abbia voglia di immergersi, per un po’, nella routine di una cittadina di provincia degli States.
I Provinciali, nasconde ben poca suspence dietro a un titolo già da sé iper esplicito. Non aspettatevi significati astrusi o riflessioni profonde, bensì una sbandierata montagna russa tra un susseguirsi di accadimenti più o meno routinari che riflettono l’anima assopita e anche un po’ feroce degli abitanti di provincia. Una divertentissima routine, a dire il vero. Quella che attrae e allo stesso tempo allontana dai centri minori.
“La gente di città, e in particolare di Manhattan, tendeva a essere erroneamente convinta che l’esistenza che conduceva era quella reale, importante e influente, e che chiunque altro era provinciale e fuori dal mondo. Quando in realtà era vero il contrario: al mondo non esisteva nessuno che avesse meno contatto con la realtà dei newyorkesi. Gente che viveva su un’isola, pagava un milione di dollari per un monolocale e passava intere giornate a creare programmi informatici con cui scambiare merci inesistenti: erano loro a essere irreali” scrive Dee sul finire del romanzo.
Da come l’autore avvia la storia si fatica leggermente a capire l’antifona. Il primo capitolo, o meglio, il lungo preambolo sembra un po’ noioso e quasi irritante. Ma poi arriva il bello.
Cambio di scena, di set, di personaggi, di ragionamenti. A fare da fil rouge tra le due ambientazioni rimane solo un Nord America spaventato, tanto in città quando in periferia, di fronte alla brutalità dell 11 settembre 2001. Lo stesso scenario che fa da gancio per lo svolgimento.
Howland è una cittadina nel Massachusetts, tra Boston e New York City, nella zona della catena montuosa Berkshire. Luogo di villeggiatura dei più benestanti e residenza d’abitudine dei locals, diventa, subito dopo la tragedia del 2001 casa abituale anche di Hadi, un ricco broker finanziario in arrivo direttamente da Manhattan che decide di intervenire personalmente sulle finanze amministrative del luogo. Dopo essersi traferito e rivolto a Mike Firth (perno centrale dell’intera trama, quest’ultimo) per ristrutturare completamente ‘impianto di sicurezza della mega villa fino a quel momento utilizzata solo in estate, si candida sindaco e abitua i cittadini locali a un’amministrazione efficiente, veloce, precisa. Ma soprattutto attenta al risparmio, dato che le spese extra sono a carico di Hadi.
Gli abitanti di Howland, reduci da un periodo di crisi e da tasse opprimenti, non hanno nulla da dire, anche a fronte di un consigliere comunale che sviluppa ossessione nei confronti della sicurezza, installando telecamere e riducendo le libertà di acquisto quando si tratta di alcolici e tabacchi. L’unico a sollevare questioni è Gerry Firth, fratello di Mike e personaggio controverso, a tratti trasparente a tratti meno.
L’intera vicenda si sviluppa attraverso gli occhi, prevalentemente, della famiglia Firth e di ogni suo componente: da Mike, attratto dal business edilizio con poca competenza di gestione, a Karen, la moglie di Mike ossessionata dal pensiero e dal giudizio dei concittadini; da Haley, la figlia della coppia che conosciamo poco più che infante e lasciamo adolescente in piena turbolenza, ai nonni alle prese con un principio di Alzheimer che nessuno vuole ammettere.
I provinciali è un gran caos di episodi così verosimili e aderenti alla realtà che, francamente, non affezionarcisi è difficile. Non adatto a chi preferisce le trame lineari. Perfetto per chi ha necessitò di assaporare un po’ di America. Preparatevi, però, a incontrare personaggi e situazioni che non ritroverete più lungo in corso del romanzo.