
Autore: AA. VV.
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Atmosphere libri
Genere: Fantastico, Raccolta di racconti
Traduttore: Massimo Soumaré
Pagine: 245
Prezzo: € 16,00
In una stanza di metallo, sigillata, c’è un uomo. Un orologio atomico segna lo stillicidio infinito dei giorni. Secoli si succedono a secoli. “Quando Furuhata si era alzato per la prima volta, subito gli si era precipitato davanti e aveva letto il tempo intercorso. Erano passati poco più di mille anni! Stando alla lettura dello strumento, era il millesimo anno e centosessantanovesimo giorno”. Furuhata, scienziato, si risveglia da un esperimento di ibernazione. L’eccitazione si alterna a sentimenti di paura. Perché nessuno bussa alla sua porta? Esisterà ancora, l’umanità? E, se esiste, sarà uguale a quella che conosceva? Quali meraviglie, o orrori, lo attendono?
Il mondo dopo mille anni è un racconto dello scrittore Unno Jūza contenuto nella raccolta intitolata Lo scudo dell’illusione. Il libro, edito dalla casa editrice Atmosphere, presenta testi di autori giapponesi, appartenenti al genere fantastico e pubblicati in patria nella prima metà del Novecento. Il traduttore Massimo Soumarè, nell’utile introduzione, ci ricorda l’impegno profuso da Natsume Sōseki, Yamamura Bochō, Yumeno Kyūsaku, Miyazawa Kenji, Dazai Osamu e dal già citato Unno Jūza nel rigenerare un filone letterario già esistente in Giappone, o latente in antichi capolavori, “dando libero sfogo alla loro fervida immaginazione ed esplorando tutte le potenzialità espressive consentite, portando così questo tipo di letteratura a livelli elevati e consentendole di fiorire ulteriormente e perfezionarsi nei decenni successivi”. Il passato offriva radici salde e l’avvenire, con l’esplosione dei consumi culturali, avrebbe consentito sviluppi fino ad allora impensati, nell’horror, nella fantascienza, nei manga e nei videogiochi.
In questa intelligente selezione trovano spazio scrittori di formazione e sensibilità differenti, accomunati dal desiderio di esplorare tutti gli abissi del fantastico. Sōseki, considerato il padre della letteratura giapponese moderna, maestro di Kawabata e di Mishima, è ricordato in Italia per il celebre Io sono un gatto, romanzo del 1905. Nella raccolta sono ospitati due suoi racconti, La torre di Londra e Lo scudo dell’illusione, che dà il titolo all’intero volume. In entrambi, Sōseki lega ambientazioni, storie e topoi della tradizione letteraria anglosassone e, più in generale, del patrimonio culturale occidentale, all’immaginario orientale. Le figure cavalleresche del ciclo arturiano si innestano in quelle del samurai e del “bushi” (il guerriero nipponico), il concetto di amor cortese si stempera nell’indeterminatezza tipica del mondo fluttuante. Sono storie criptiche e soggette a varie interpretazioni. Le commistioni si devono al lavoro di ricerca dello scrittore, compiuto durante il suo soggiorno in terra inglese. Anche Dazai, conosciuto per due grandi romanzi riflesso della sua vita disperata, Il sole si spegne e Lo squalificato, si confronta con la cultura europea, rielaborando la leggenda greca di Damone e Finzia (Corri Melos!) e, in un tentativo coraggioso che prende le forme di un lungo monologo, riscrivendo addirittura il tradimento di Giuda (L’accusa affrettata).
Le sorprese maggiori vengono dagli scrittori meno noti al lettore italiano. Le brevi e delicate favole di Bochō, per sua esplicita ammissione, “non sono solo opere destinate ai giovani”. Nelle storie, poetiche, caratterizzate da una sottile amarezza, Bochō tratta in veste allegorica “molti problemi concernenti la vita e la società, il destino e l’esistenza”. Nelle sue parole risuonano insegnamenti cristiani (Soumarè sottolinea la fede dell’autore) e saggezza orientale, ma, in molti casi, la morale sottesa è meno esplicita che nella tradizione cui siamo abituati (Esopo, Fedro, La Fontaine…), producendo così una leggera dissonanza nelle nostre coordinate cognitive. Di Kyūsaku spiccano i due racconti tratti dai monologhi dei pazzi, il claustrofobico Cravatta blu e Il té kunlun, ancor più perturbante del primo. La scrittura, incalzante, insegue i tornanti di un’espressionismo morboso. L’autore, esponente del cosiddetto genere erotico-grottesco, una sottocategoria del fantastico, fu internato dalla matrigna in un ospedale psichiatrico per ragioni di eredità. L’intreccio tra vita degli autori e vicende narrate è una costante di tutti gli scrittori presenti nella collezione. Alcuni riversano nei racconti la propria condizione di disagio fisico e/o esistenziale, altri mettono in risalto conoscenze tecniche acquisite per motivi professionali esterni alla dimensione letteraria.
Miyazawa Kenji, ad esempio, nelle sue storie oniriche infonde l’umanesimo delle dottrine del buddhismo di Nichiren, religione cui aderiva. In Obber e l’elefante, satira dello sfruttamento capitalistico, è evidente l’impronta del suo impegno sociale, gratuitamente promosso tra i contadini a seguito della sua decisione di lasciare l’insegnamento. Grande importanza, nelle sue narrazioni venate di ironia e di spiritualità religiosa, è assegnata alle forze imponderabili della natura (I gigli di Gadolf) e al soprannaturale (Il fanciullo oca). Unno Jūza, di formazione scientifica, è, tra i sei scrittori presenti, il più sorprendente. Ne Il caso dell’omicidio del robot l’ambientazione futuristica, sospesa tra Blade Runner e il fumettismo manga, incornicia una vicenda di spionaggio cibernetico. Ne Il mondo dopo mille anni Jūza prefigura i trapianti di organi, il trionfo della chirurgia estetica omologante e l’allungamento infinito della vita, nonché emigrazioni di massa a seguito di un non meglio identificato collasso della civiltà. Nell’introduzione Soumarè precisa il valore dello scrittore mettendo in luce una filiazione artistica inaspettata: Leiji Matsumoto, osannato mangaka, si ispirò a Jūza per creare capolavori quali La corazzata Yamato, Capitan Harlock e Galaxy Express 999.
Lo scudo dell’illusione è corredato da un glossario e da un necessario apparato di note. L’arco temporale preso in esame, dal 1905 (anno della guerra russo-giapponese) al 1940 (anno precedente l’attacco di Pearl Harbor), incasella un periodo storico dominato dall’ideologia nazionalista, culminato nella guerra. Un autore presente in volume ebbe duri contrasti con un padre politicamente orientato su posizioni di estrema destra, un altro contestò la rigida cultura familiare improntata all’arricchimento selvaggio. Mentre l’opinione pubblica, seguendo il fascismo, si accecava per eccesso di crudeltà come l’alunno Akutarō nel racconto di Kyūsaku Negli occhi del maestro, la letteratura cercava vie di fuga. Questi scrittori provarono ad essere innovativi, scommettendo sull’immenso bagaglio fornito dalla tradizione locale, su racconti di ascendenza religiosa e su leggende popolari, mescolando ingredienti noti a canoni stilistici e temi occidentali, esotici per i lettori giapponesi. I risultati affascinano ancora oggi, per creatività e capacità di intuire il futuro.
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