Data di pubbl.: 2024
Pagine: 72
Prezzo: € 15,00
Depensamenti, il nuovo libro di Donato Di Poce, è dedicato a Carmelo Bene che con il depensare è stato un guastatore contemporaneo.
Di Poce rende omaggio al frammento e al pensiero non sistematico. Lo fa scrivendo aforismi e si affida alla la lingua della poesia e concepisce poesie che hanno la brevità fulminante dell’aforisma.
«Ma che libro stiamo leggendo (o meglio scorrendo)? – scrive Marco Ercolani nella prefazione – Si tratta di poesie che fingono di essere aforismi o di aforismi che si presentano in forma poetica? Forse le due verità si integrano. Di Poce si avvicina alla scrittura breve non con il desiderio di pronunciare sentenze o di enunciare verità, ma come un bimbo che ogni volta reinventa il suo amore per le parole, perché solo nelle parole esplode l’autentico impulso vitale. “Scrivere è una necessità”, “Pensare m’impedisce di vedere / L’estremo pensiero nega l’estrema visione”; “La scrittura è molteplice e simultanea / La scrittura è sinopia del passato”; “A mano a mano che la vita si decompone / Il libro si accumula in trucioli d’emozione”. La sua risoluta e commossa ingenuità lo spinge a scrutare con chiarezza la propria poetica: “C’è una cosa che colpisce / Del fallimento della mia vita / L’illusione d’aver vissuto nella scrittura / Momenti abbaglianti di felicità”. Gli aforismi di Donato Di Poce indagano il tema della felicità e della reciprocità, si gettano dentro questa gioia con immagini anche semplici, da bimbo che interroga la natura delle cose con entusiasmi assoluti: “Siamo una costellazione di dubbi / Galassie di solitudini invisibili / Che interrogano il mondo”. Scrive l’autore: “Cercavo tra i trucioli della scrittura / Una parola sola / La profezia silenziosa della poesia futura”; “La mia vita è un muro di silenzio / Una lavagna d’amore con scarabocchi di nulla / E cancellazioni di cenere / Alcuni le chiamano poesie / Ma sono solo esercizi di silenzio creativo”. Di Poce insegue una volatile leggerezza che non arretra mai, ed esprime un pensiero semplice, sorgivo. “A parte la solitudine / La poesia non ha testimoni”; La scrittura frammentaria / Non è il linguaggio fatto a pezzi / Ma il tentativo di ricomporre / Attraverso la scrittura le vite fatte a pezzi”; “Tutta la mia scrittura è vita incompiuta / Tutta la mia vita è scrittura incompiuta”; «Ogni poeta vive nel terrore / D’essere scambiato solo per uno scrittore”».
Di Poce in Depensamenti osa idee e pensieri paradossali, tira fuori parole per costruire un suggestivo gioco del rovescio in cui l’aforisma si confonde con la poesia e dove la poesia può essere scritta con il modo di pensare dell’aforisma.
Donato Di Poce è un artista che sa sperimentare e come il suo amato Giordano Bruno crede nella potenza creatrice e espressiva dei mondi infiniti.
Entra nel baratro della scrittura, depensa le parole, sperimenta e inventa nuovi linguaggi, accetta nel suo laboratorio la sfida che imbianca le pagine bianche della solitudine.
Lui sa che il linguaggio è etereo e la scrittura è una scommessa che gioca con l’abisso e inchioda il pensiero alla verità della poesia.
Carmelo Bene in Sono apparso alla Madonna scrive: «Ci vuole urgenza – disessere nei suoni per dar voce al pensar dimenticato.
Ci vuole un noviziato un tantino infelice e quindi un oltre della felice infelicità»
In Depensamenti Donato Di Poce guarda allo stesso oltre di Carmelo Bene e si conferma un poeta e uno scrittore sempre in movimento che non ha paura delle sfide del linguaggio e quindi osa. Perché oltre la ciarla quotidiana c’è sempre un modo nuovo di creare, di dire, di comunicare: in letteratura e nella vita non bisogna mai avere paura del pensiero plurale.