
Autore: Nicola Vacca
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Marco Saya
Genere: Poesia
Pagine: 106
Prezzo: 12 €
La poesia di Nicola Vacca è una cronaca in versi dei nostri tempi. Stiamo vivendo anni terribili, mesi di sangue, giorni di dolore. Il terrorismo, la guerra, l’indifferenza, il nostro inconsapevole coinvolgimento in quanto sta avvenendo, gettano gli animi sensibili in un perpetuo stato confusionale. Il poeta pugliese, vincitore del Premio Camaiore 2016, porta a compimento un’opera cruda e reale. Troppo timidi i nostri sì e i nostri no, tanto da far apparire prive di forza le parole.
Non trovo le parole/per amputare il gesto/che porta con sé il sangue del massacro.
Ci dice questo, Nicola Vacca e lo fa proprio all’inizio della sua raccolta. In questo modo ci introduce nella commedia ebbra che si consuma quotidianamente. Il dolore e la morte sono manifestazioni di un’esistenza che ci sembra lontana, alla quale partecipiamo solo per pochi istanti. Chi si ricorderà delle stragi avvenute? Ma soprattutto, cos’è la storia?
Vacca risponde strizzando l’occhio a Cioran. La storia racconta della crudeltà dell’uomo; eccoci, dunque, in una nuova epoca brutale dalla quale tutti provano a fuggire. La costante emancipazione dei costumi e la speranza per il futuro ci donano uno stato di ebbrezza, in cui la bugia è diventata verità, la morte è spacciata per vita e la crudeltà viene ridicolizzata. Nessuno si sente colpevole, pochi vogliono testimoniare, troppi si riempiono la bocca di ipocrita indignazione.
In case come tombe/sepolti dall’ego del tubo catodico/sputiamo rancori/riteniamo di essere sempre nel giusto.
Ma in tutto questo trambusto il poeta che ruolo ha?
I poeti non sono innocenti/perché sanno che la poesia è un’occasione persa/come la vita che ogni essere spreca/quando uccide ciò che ama.
Possono sembrare versi crudeli, eppure, proprio in queste parole rintracciamo il bisogno di Vacca di calarsi nella realtà. Non ci si può astrarre, non si può vivere lontano da ciò che sta avvenendo. Il male si denuncia e negare la realtà vuol dire prendersi in giro. La commedia ubriaca è quindi un susseguirsi di atti disumani che, però, l’umanità disconosce.
Sono un pessimista con il vizio della ricerca/scavo abissi nelle parole/non rincorro significati/non desidero mete.
Ecco il poeta Nicola Vacca. I suoi versi non invitano alla resa, ma riportano alla realtà. Accompagnano il lettore nel disincanto, gli chiedono di assumersi delle responsabilità. Solo attraverso questo atto di coraggio si può cambiare il mondo, che non potrà mai diventare il luogo dell’utopia, ma quel posto dove se siamo nati per dirci addio/ci sia di conforto l’ultimo saluto in vita.
Da segnalare anche l’esaustiva prefazione di Alessandro Vergari che ci introduce in quest’opera poetica composta da parole vive.
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