Caro sindaco, parliamo di biblioteche – Antonella Agnoli

Titolo: Caro sindaco, parliamo di biblioteche
Autore: Agnoli Antonella
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Bibliografica editrice
Genere: Saggi
Pagine: 140
Prezzo: 12

“Caro Sindaco parliamo di biblioteche” è un libello per addetti ai lavori, che però riguarda tutti noi che amiamo i libri e la lettura nei tempi di internet. L’autrice, Antonella Agnoli  fa parte del CdA dell’Istituzione Biblioteche di Bologna e ci descrive lo stato delle cose in Italia in modo molto chiaro e realistico, purtroppo sconfortante. Che fare allora? Lo scopo è, come dice il titolo, mostrare agli amministratori che le biblioteche di pubblica lettura sono una risorsa anche in tempo di crisi. Innanzitutto occorre chiarire cosa si intende per biblioteche di pubblica lettura: esse sono nate nei paesi protestanti nel XIX secolo con l’idea che razionalità, libertà e democrazia richiedono che l’educazione sia il più possibile diffusa. Esattamente il contrario di ciò che avviene nel nostro paese, dove il livello di istruzione continua a essere molto basso e gli amministratori non hanno creduto mai  nella cultura, tanto meno negli ultimi anni.

Eppure converrebbe: per una migliore qualità della vita e anche come risposta a problemi economici sempre più pressanti. Le foto che rappresentano donne che sferruzzano piuttosto che ragazzi al computer ospitati nei locali delle biblioteche aggiunge un commento visivo a quanto espresso con forza e convinzione: la biblioteca è necessaria soprattutto oggi, ad esempio perchè “la moltiplicazione degli accessi individuali non ha in alcun modo fatto scomparire la necessità di luoghi fisici di formazione e di consultazione che permettano di orientarsi nella società dell’informazione”.

La prima parte del libro è dedicata proprio a spiegare il ruolo di un’istituzione apparentemente vetusta in un periodo in cui imperano i social network, definiti come “un pallido surrogato di una sfera pubblica robusta e di sedi di discussione politica, vulnerabili alla censura”. Si sostiene con valide prove ed esempi che la biblioteca è un bene comune,  per tante ragioni ma soprattutto perchè mezzo indispensabile di coesione sociale, di incontro, di confronto e di crescita nel quale anche internet può diventare uno strumento  meno solitario (per i più giovani) o sconosciuto (per i più anziani).

Un’ obiezione ovvia è quella del bilancio: in un’epoca come questa, in cui la riduzione della spesa è un obbligo, come pensare di investire in biblioteche? Le risposte si trovano nella seconda parte del libro, a partire da una provocazione come questa: è proprio necessario per alcuni comuni spendere fior di quattrini per ospitare trasmissioni o personaggi televisivi? I suggerimenti che ne conseguono sono vari e forniscono agli amministratori degli ottimi spunti per programmare i loro interventi : speriamo che leggano e li sappiano cogliere trasformandoli in progetti concreti.

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Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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