Autore: Wisława Szymborska
Data di pubbl.: 2022
Casa Editrice: Adelphi
Genere: Poesia
Traduttore: Linda Del Sarto
Pagine: 154
Prezzo: € 14,00
Wisława Szymborska tra il 1944 e il 1948 scrive trentanove poesie. Quei testi adesso vengono compresi in Canzone nera, un volume che Adelphi manda in libreria e noi sorpresi e stupiti torniamo a leggere e a misurarci con il genio straordinario della poetessa polacca.
Canzone nera, scrive Andrea Ceccherelli nella postfazione, rappresenta la prima fase della produzione giovanile. La poetessa poco più che ventenne che muoveva i primi passi nell’ambiente letterario di Cracovia segnato dalla tradizione dell’avanguardia di retaggio costruttivista e il fermento ideale dei giovani scrittori progressisti.
Gli esordi della Szymborska mostrano le incertezze e i presagi della sua poesia e in questi versi si ritrovano in nuce alcuni temi dell’opera matura della futura premio Nobel.
La poetica della semplicità è il tanto caro tema della poesia del non so trovano negli esordi giovanili già il terreno fertile su cui la poetessa riflette.
«Voglio una parola cruda / che sia impregnata di sangue, / che come le mura di un carcere ogni fossa comune racchiuda».
Ecco la sua idea di poesia che caratterizzerà il percorso creativo di Wisława: uno stato di vigilanza che incontrerà sempre lo stupore di perdersi nella parola per raccontare la storia attraverso la realtà.
La poetessa scrive questi versi sullo sfondo della seconda guerra mondiale e in molte di queste poesie sono incisivi i riferimenti alla devastazione bellica.
Nel muoversi tra un tempo della distruzione e un tempo della ricostruzione, Wisława Szymborska vede e sente nella poesia un punto d’appoggio che riesca a sollevare il mondo.
La voce della poetessa è ferma davanti alla tragedia bellica che ha di fronte. Anche se la parola è in crisi, incapace di far fronte ai crimini bellici e inadeguata a esprimere il patos della ricostruzione, la poetessa pensa e scrive che «è dallo stupore / che sorge il bisogno di parole / e perciò ogni poesia / si chiama Stupore».
Canzone nera ce lo mostra tutto il talento innato di Wisława Szymborska
E il suo percorso poetico dotato di una non comune intelligenza sensibile che ci ha conquistato.
Già dagli esordi, lei si confronta con una poesia visibile che manifesta una fisicità che sta tutta nell’immanenza di un presente che attende soltanto di essere vissuto qui e ora. Perché quello che conta nella poesia di Wisława Szymborska è l’opera dei giorni rappresentata e vissuta in tutto quello che accade.
Canzone nera ci rivela che nella sua poesia c’è una grande ricchezza di immagini e emozioni, che si calano nel quotidiano raccontandolo con una parola cruda sempre nel vero.
Alla fine del naufragio delle parole, vince lo stupore. E la poesia della Szymborska sta sempre umilmente dalla parte giusta.
Siamo completamente d’accordo con Andrea Ceccherelli quando alla fine della sua postfazione ci invita tutti a guardare la poesia della Szymborska con doverosa e grata meraviglia.
Ma noi lo facciamo da tempo, perché la sua poesia si è fatta strada nei nostri cuori e nella nostre menti, perché ogni suo verso si chiama stupore.