Data di pubbl.: 2025
Pagine: 184
Prezzo: € 19,00
Berthe Morisot nasce a Bourges, in Francia, il 14 gennaio del 1841 da Marie-Cornélie – pronipote del pittore Fragonard, il sangue, dunque, non è acqua! – e Tiburce Morisot. È una bambina e poi un’adolescente silenziosa, ostinata, determinata. Terza di quattro figli, Yves, Edma e Tiburce jr, il suo primo amore è la musica. D’altronde, la casa di famiglia a Passy, elegante sobborgo parigino, è frequentata da celebrità come Rossini che loda l’acerba bravura della giovanissima Berthe. Anche le arti figurative fanno parte dell’educazione della ragazza e di sua sorella Edma. Non certo allo scopo di trasformarle in pittrici provette, quanto per completare quelle che all’epoca si riteneva fossero le abilità che una signorina di buona famiglia doveva portare con sé nel matrimonio, fosse solo per non annoiarsi. Per Berthe, però, non è così. Lei al matrimonio proprio non pensa, mentre la pittura costituisce un elemento cardine della sua esistenza. Allieva prima di Chócarne, poi di Guichard e infine di Corot, Berthe diventa, insieme alla sorella Edma, copista al Louvre, un perfetto modo di allenarsi. Nel 1865 una sua opera arriva al Salon, l’esposizione che si tiene ogni anno a Parigi, una vetrina alla quale i pittori, di grido ed esordienti, anelano partecipare. Suo padre Tiburce, con il quale ha non pochi contrasti di vedute, le dona nondimeno un atelier dove poter lavorare, facendo costruire un corpo aggiunto all’abitazione di Passy. Da quel momento in poi, la vita di Berthe Morisot sarà interamente dedicata alla pittura, soprattutto quella en plein air, propagandata dal circolo di artisti – in seguito definiti impressionisti – al quale si unisce e che comprende Édouard Manet, Pissarro, Renoir, Degas, Monet e più tardi Gustave Caillebotte, solo per citarne alcuni. Poserà molte volte come modella per Manet e si narra che fra loro ci fosse molto più che una semplice amicizia condita dal reciproco rispetto e dall’ammirazione. Ma Édouard ha già una moglie, Suzanne, e Berthe sposerà il fratello Eugène Manet dal quale avrà l’unica, adorata figlia, Julie.
Questo, e molto altro, racconta l’autrice Franca Pellizzari con il suo stile asciutto, avvolgente e impeccabile: la rivoluzione silenziosa di una donna che ha sfidato le convenzioni della sua epoca che la volevano sottomessa e incapace di raggiungere il successo come artista solo perché donna. Ad ogni capitolo di questo ottimo libro è associato un brano musicale che ne scandisce ritmo e sentimenti, poiché musica e pittura sono stati i motivi dominanti nell’esistenza di Berthe.
La vita e le opere della Morisot sono assai bene inquadrate nel periodo storico che ha attraversato – si spegnerà per una polmonite il 2 marzo del 1895, alcuni anni dopo la morte del marito e di Édouard Manet -, un periodo che comprende la guerra fra Francia e Prussia, la sconfitta di Napoleone III a Sedan, l’assedio di Parigi, la nascita e la tragica fine della Comune. Undici anni dopo la morte, una retrospettiva dei suoi lavori farà sì che lo Stato acquisti un suo quadro per il museo del Lussemburgo, massima consacrazione nell’Olimpo dei grandi pittori di Francia.
E ci piace salutare Berthe seduta sui gradini della sua casa di Bougival in attesa dell’alba:
“…l’istante in cui il buio si allontana e le cose riacquistano di colpo i loro colori ha per lei qualcosa di magico, come se fosse testimone privilegiata di una nuova creazione.” (p. 145)


