A tu per tu con…Mavis Miller

Marvis MillerMavis Miller fa il suo esordio al Salone del Libro con il suo primo romanzo: Lisbeth e il segreto della città d’oro. Abbiamo incontrato questa inviata speciale nel regno della fantasia per farci raccontare tutto della sua protagonista, e di come essere normali ormai sia l’unica cosa di cui abbiamo bisogno.

La prima domanda più ovvia, e forse un po’ banale, è come mai hai deciso di celarti dietro lo pseudonimo di Mavis Miller?
Questo è il primo libro che scrivo per bambini, e quindi avevo voglia di differenziare le mie due produzioni. Mi piace avere questa sorta di inviata speciale nel regno della fantasia che mi immagino come una signora avventurosa, dal carattere difficile e che ha trovato nella scrittura la sua salvezza.

La categoria degli young adult è una fascia d’età molto delicata e per certi tratti difficile, hai riscontrato delle difficoltà a rivolgerti a questa categoria di lettori?
Io in realtà preferirei inserirlo nella categoria delle scuole medie, quindi dai nove anni in su, e non ho incontrato particolari difficoltà perché sono andata molto a istinto. Io da piccola sono stata una grande lettrice, leggevo molto di più di ora, ero una bambina molto introversa che preferiva starsene in casa a leggere quindi per questo libro mi sono rivolta a quella parte di me. Ho immaginato di scrivere a quella bambina e grazie a questo non ho trovato nessuna difficoltà, nemmeno nel linguaggio, nel mondo e nei personaggi.

Parlaci un po’ dell’eroina del tuo romanzo, Lisbeth, una bambina che nella sua normalità scopre di essere straordinaria.
Lisbeth è una bambina che sogna la vita di qualsiasi altra bambina della Città d’Oro, quindi ha di fronte un avvenire di grande ricchezza e serenità e successo, il destino che questa città riserva a tutti i suoi abitanti. Lisbeth non aspetta altro che arrivino i suoi tredici anni per ricevere i capelli dorati e la dote del volo, quando questo non accade tutti i suoi programmi crollano. L’ambiente che le sta intorno comincia a escluderla, quindi è costretta a partire per studiare fuori dalla Città d’Oro, questa scuola è ciò che troverà fuori dalle mura. Una scuola fredda, un po’ decadente con i bagni che non funzionano, un po’ come le nostre scuole che conosciamo bene, e lei in questo posto capirà molte cose di se stessa e del mondo che c’è fuori dalla gabbia dorata in cui sarebbe cresciuta.9788851138417_1640f6e018f28daed90b9ee2cb270c7a

Diciamo che è l’opposto di quello che succede normalmente in questa tipologia di romanzi dove la straordinarietà prende il sopravvento sulla normalità, qui è completamente l’opposto. Come mai?
Semplicemente mi interessava raccontare la storia di una ragazza che è speciale nella sua normalità, non perché possiede qualche dote magica. Ultimamente la salvezza in molte storie arriva tramite un qualche potere, come a dire che se sei normale non puoi vincere. Per questo volevo raccontare di questa ragazza che semplicemente restando se stessa scopre i suoi poteri speciali, ovvero i suoi talenti personali.

Credi che il fatto che Lisbeth sia una femmina possa lasciar presagire che sia solo un libro per ragazze?
Ovviamente spero di no! Quando abbiamo presentato il libro per la prima volta in una scuola media ho visto che anche i ragazzi erano molto interessati e affascinati da questo mondo fantastico contrapposto ad un altro più simile a noi. Poi per me è importante che Lisbeth sia una femmina e non un maschio perché credo che al giorno d’oggi le ragazze abbiano bisogno di scardinare certe rincorse alla ricerca della perfezione estetica. Per credo che questo discorso di credere in se stessi infischiandosene del giudizio della società sia una prerogativa ancora molto femminile più che maschile, sono le ragazze ad essere sotto pressione nella ricerca della perfezione e nell’accettazione.

Rileggeremo di altre avventure di Lisbeth?
Potrebbero esserci altre sue avventure, perché alla fine della storia rimangono comunque delle questioni in sospeso. Lasciamo Lisbeth alla fine del primo anno scolastico, per cui mi piacerebbe accompagnarla fino alla fine del suo percorso. Ma non solo di lei, perché questa storia prevede molti personaggi di cui mi piacerebbe ancora lavorare.

Qual è il messaggio che vuoi lasciare agli adolescenti che si immergono nelle avventure di Lisbeth?
Che in ognuno di noi esistono dei poteri speciali, il talento può riguardare qualsiasi aspetto della vita, perché anche le cose più piccole possono renderci unici e speciali.

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