L’ imprevedibile piano della scrittrice senza nome (Garzanti) è il sorprendente esordio letterario di Alice Basso. Un romanzo dalla trama avvincente, una protagonista di grande impatto, grandi dosi di ironia e divertimento assicurato: questi i punti di forza del romanzo che ha anche il pregio di parlare molto di letteratura. Parlando con Alice Basso, scopriamo subito che l’autrice ha qualcosa in comune con la sua protagonista, Vani: ironia, intelligenza. spirito di osservazione e soprattutto un grande amore per i libri.
Partiamo dalla protagonista, Vani. Si è ispirata a qualcuno in particolare per un personaggio così interessante? C’è qualcosa di autobiografico?
(Ti prego, diamoci del tu! Anche se è vero che in questo periodo mi stanno facendo un sacco di foto e c’ho certe occhiaie…) Qualcosa di autobiografico che mi accomuna alla protagonista c’è eccome, per esempio il tipo di lavoro, l’ambiente, l’età, i gusti letterari; ma fortunatamente, mentre Vani è – diciamocelo – una cinica sociopatica, io credo (spero) proprio di no! Inoltre, ho cercato di infondere in Vani due caratteristiche fondamentali derivanti da altrettante Silvane che ho conosciuto davvero: una era mia mamma, dalla quale ho preso in prestito il non piagnucolarsi addosso e il trovare sempre un modo per volgere al più presto le situazioni negative in qualcosa di vantaggioso; l’altra è una mia amica, un po’ più grande di me, che in passato è stata una dark-punk e che ha la battuta sempre pronta, fulminante e distruttiva. Ah, ed è anche una tipa parecchio schiva, quasi come Vani. Il giorno in cui le ho comunicato “Ho scritto un libro su una che ha il tuo carattere” è stato uno dei più divertenti della mia vita…
Vani ha la straordinaria capacità di entrare nella mente degli scrittori e di riuscire a sostituirsi ad essi. L’empatia è sicuramente una dote importante per uno scrittore che deve arrivare al cuore dei lettori: oltre a questa quali sono, a suo avviso, le capacità che bisogna mettere in gioco per creare una storia interessante?
Ho l’impressione che molto (forse quasi tutto…) stia nel saper stimolare l’identificazione del lettore con un personaggio (meglio se il protagonista), ma allo stesso tempo infilarci anche quella giusta quantità di originalità per cui diventi intrigante farsi un viaggio nella sua testa per la durata del libro. Non so se mi sono spiegata. Quello che intendo è: se il personaggio è totalmente diverso da me, lo sento distante ed è probabile che non mi attragga; se però è troppo uguale a me, non mi incuriosisce. L’ideale è riuscire a calibrare caratteristiche insolite, intriganti, con altre che possano risuonare nella personalità di tutti.
Un personaggio di grande impatto è il commissario Berganza, un mix perfetto di tutti i grandi detective della letteratura. E’ un’appassionata di gialli? Se sì…qualche consiglio per i nostri lettori?
A me piacciono molto i “finti gialli”, quelli in cui l’indagine di turno è soprattutto un pretesto per osservare il comportamento e la personalità dell’investigatore. Mi piacciono la “cazzimma” di Montalbano, il cinismo pungente di Marlowe, la “normalità” della professoressa di Margherita Oggero, la cialtroneria involontaria del Michele Ferraro di Biondillo e quella esasperata del Coliandro di Lucarelli, la trasandatezza trasognata (mamma mia, come suona male!) di Adamsberg di Fred Vargas e via dicendo (ma sono sicurissima che come invierò quest’intervista mi verrà in mente, o magari scoprirò, un altro detective che mi farà impazzire e che sarà troppo tardi per citare. E’ sempre così!)
Riccardo appare come l’uomo ideale di Vani: fin dal primo incontro scatta un feeling immediato tra i due, che sfocia poi in una relazione. Purtroppo tra i due non tutto fila liscio…Raccontare una storia d’amore senza lieto fine non è usuale: come mai questa scelta? Riccardo avrà in futuro una possibilità di riscatto?
La possiamo dire tutta? A rischio di spoiler? Il punto è che Riccardo deve, e soprattutto dovrà in futuro, vedersela con la temibile concorrenza nientemeno che del commissario Berganza. (Non era questo grande spoiler, vero? Tutte le donne che hanno letto il libro mi hanno confessato subito di preferire il commissario…) Riccardo è un brillante scrittore che parla la stessa lingua di Vani, stimola la sua intelligenza ed è anche abbastanza guascone e intraprendente da farla uscire dal guscio; Berganza invece è schivo, taciturno e forse anche più cinico di lei, ma è protettivo nei suoi confronti e soprattutto, per ragioni di professione e di esperienza, è l’unico che le stia al pari per intuito ed empatia. E a me è parso che fosse molto più divertente mettere Vani al centro di un triangolo che costruirle attorno una classica storia d’amore con alti, bassi e poi ancora alti con un unico partner…
Quali pensa siano i punti di forza del suo romanzo?
Mi pare che piaccia soprattutto il fatto che sia un libro che parla di libri. Anch’io in effetti sono sempre felice di leggere romanzi che ruotano attorno a scrittori, case editrici o librerie! Poi sono molto molto contenta che questo libro faccia ridere, perché quando succede a me di incappare in un libro che mi strappa qualche sonora risata mi accorgo che sono subito bendisposta, tendo a consigliarlo a tutti e provo autentica gratitudine verso l’autore. E poi, be’, spero che il fatto che la protagonista faccia la ghostwriter sia un tratto originale.
Sappiamo che lavora nel mondo dell’editoria e che questo è il suo romanzo d’esordio. Che consigli darebbe ad un aspirante scrittore?
Guarda (ci davamo del tu, vero?), in queste settimane a cavallo dell’uscita del libro mi sono state fatte un sacco (per i miei standard…) di interviste in cui mi sono stati chiesti dei consigli per aspiranti scrittori. A furia di affinare le risposte, stringi stringi credo che quelle fondamentali siano solo due: 1) leggi tanto (perché ci saranno anche scuole, corsi e libri che insegnano a scrivere bene, ma fondamentalmente è tutta roba che si può assorbire leggendo un sacco), e 2) non scoraggiarti se dovessi ricevere dei rifiuti, perché ci vuole, sempre e comunque, tanta, tanta fortuna. Io sono perfettamente consapevole del fatto che, se non avessi azzeccato subito un’agente dotata di un senso dell’umorismo così simile al mio, o se avessi inviato il mio manoscritto in un momento in cui, per dire, l’agenzia fosse stata sommersa dalle proposte editoriali derivanti dalla Fiera del Libro di Londra o Francoforte, probabilmente non sarei qui. Quindi non abbiate paura e non temete che un tentativo andato male significhi per forza che non avete la stoffa. A volte il caro vecchio “riprova, sarai più fortunato” è proprio vero.
Da lettrice, invece, quali sono i tuoi autori preferiti?
Uh! Ho una venerazione per William Goldman, John Steinbeck e John Fante (direi che, sì, questa è la mia trimurti); ma poi mi piacciono un sacco Roddy Doyle e Nick Hornby, e poi Stephen King (da ragazzina per i romanzi e oggi soprattutto per le prefazioni autobiografiche e i consigli di scrittura e di vita) e Daniel Pennac e Stefano Benni, e poi Philip Pullman e la Rowlings, e poi Fred Vargas e Alexander McCall Smith e Andrea Camilleri e poi ultimamente Marco Malvaldi e… quanto spazio ho?
Ci lasci un messaggio per i nostri lettori, Gli Amanti dei libri?
Ma volentieri! Intanto, vi ringrazio, e poi: voi che ve ne intendete, mi consigliereste qualcosa di nuovo da leggere?