Jeffery Deaver è stato recentemente in Italia per una serie di conferenze e presentazioni, tra cui quella svoltosi a Varese, a Villa Recalcati ospite del Premio Chiara. In quell’occasione abbiamo potuto rivolgergli alcune domande.
Oggi è autore di tantissimi bestseller, prima però era un avvocato. Quando e come ha capito che era il momento di cambiare vita e dedicarsi completamente alla scrittura?
L’idea di diventare uno scrittore c’è sempre stata dentro di me: l’ho saputo fin da quando avevo 11 anni, l’età in cui una persona comincia seriamente a immaginare cosa farà da grande. Il problema è che avevo bisogno di sostenermi, di avere i soldi necessari per vivere e quindi solo quando ho potuto farlo mi sono dedicato alla scrittura a tempo pieno.
Si sente maturato come scrittore? E’ cambiato qualcosa in questi anni?
Nel corso degli anni naturalmente mi sono perfezionato. I primi libri che ho scritto non erano all’altezza di quelli che ho scritto in seguito, ma dopo qualche anno ho sviluppato uno stile, l’ho perfezionato e ho capito come andava scritto un romanzo di quelli che scrivo adesso.
I suoi romanzi richiedono grande preparazione, quanto tempo dedica alla ricerca e allo studio prima di scrivere i suoi libri? Quali sono gli argomenti che più la interessano?
Per i miei libri in media faccio circa otto mesi di ricerche e ammasso migliaia di pagine di appunti. Quanto agli argomenti che mi interessano sono quelli che piacciono ai miei lettori, quelli che vengono richiesti da loro.
Lei è stato definito dal “New York Times” il più grande scrittore di thriller dei nostri giorni. Quali sono gli ingredienti per scrivere un thriller? Qual è la ricetta per tenere i lettori con il fiato sospeso dalla prima all’ ultima pagina?
Il romanzo deve svolgersi in un arco di tempo ridotto per avere un livello di tensione molto alto e personaggi credibili nei quali i lettori si immedesimino e far sì che in ogni pagina del tuo romanzo il lettore si ponga la domanda: “che cosa succederà adesso?”
Per quale motivo, secondo lei, le persone sono così affascinate dal mistero e dalla morte (nei libri come nel cinema o alla televisione)?
Credo che la ragione stia nel fatto che l’essere umano vuole conoscere, sapere qualcosa di ciò che ci disturba e attraverso la conoscenza di queste cose la nostra paura cala.
Si trova meglio ad inserire come protagonisti dei suoi libri le donne o gli uomini? Che approccio differente richiede l’uno o l’altro genere?
Non è che ci sia una difficoltà superiore a creare un uomo piuttosto che una donna, un giovane piuttosto che un vecchio, un bianco piuttosto che nero, perché fa proprio parte del lavoro dello scrittore immedesimarsi nei personaggi e di conseguenza crearli. Naturalmente più che altro ci vuole del tempo e io ne passo parecchio a cercare di inventarmi un personaggio nuovo.
Quanto si è divertito ad unire musica e narrazione in questo libro?
E’ stato molto divertente, perché io sono stato musicista molto tempo fa quindi alla fine scrivere dei testi e poi passarli a dei professionisti che li mettessero in musica è stata una grande soddisfazione!
Che messaggio vorrebbe lasciare a Gli Amanti dei libri?
Siccome sono molto contento di essere in Italia e percepisco una passione degli italiani per i libri dico a tutti voi grazie per la vostra passione e continuate a leggere, mi raccomando!