Ospite del Tabù Festival 2014, Giorgia Würth, popolare attrice della fiction di Canale “Le Tre Rose di Eva”, ha presentato il suo secondo romanzo “L’accarezzatrice” (Mondadori) e ha affrontato un tema delicatissimo e ancora tabù in Italia: l’assistenza sessuale ai disabili.
“Immaginate di avere un bicchiere colmo di acqua e di avere una grande sete che cresce sempre più. Un ostacolo fisico o mentale vi impedisce di prenderlo e la vostra sete aumenta. Serve qualcuno che vi aiuti e vi aiuti a placare il vostro bisogno”.
Questo fa, come ben esprime la metafora, l’accarezzatrice/l’accarezzatore: offre la possibilità alle persone disabili di soddisfare un bisogno e di esplorare il proprio corpo attraverso atti di intimità e masturbazione. Questa professione é ancora un tabù in Italia, ma é già un passo avanti “perché anni fa non se ne conosceva neppure l’esistenza” ci dice Giorgia.
Pur essendo stato presentato un disegno di legge per l’introduzione della professione, in Italia la strada é ancora lunga e ardua.
In Svizzera, Danimarca, Olanda e Germania da oltre dieci anni l’assistente ai disabili è un lavoro come tutti gli altri e con una precisa formazione: esistono corsi di circa due anni con medici, psicologi e sessuologi che rendono la persona in grado di relazionarsi con il disabile, con i medici e le famiglie.
Nel romanzo, Gioia Scheri, l’accarezzatrice, é un’infermiera che ha appena perso il lavoro e il fidanzato. La madre é scomparsa e il padre lotta con una malattia in ospedale. Le offrono un lavoro: si tratta di dare piacere a persone che non possono farcela da sole, perché la disabilità del corpo, o quella della mente, glielo impedisce. Non è facile neanche da pensare una cosa così, ma, dopo l’iniziale turbamento e l’istintivo desiderio di fuga da ciò che non si conosce, Gioia scopre un universo vibrante di coraggio, di speranza e di straordinaria umanità. Troverà la sua felicità, professionale e sentimentale.
A Giorgia Würth abbiamo fatto alcune domande:
Come mai una scelta tematica così particolare?
É un tema lontano che non mi tocca da vicino, non avendo casi familiari di disabilità. Tutto inizia 5 anni fa quando, mentre ero in Svizzera in visita a mio padre, lessi un articolo che parlava di questa professione legalizzata e regolamentata in Svizzera come in Europa.
E’ stato per me come un click e ho sentito la necessità di capirne di più. Ho iniziato un lungo e difficile percorso di ricerca e di incontri in tutto il nord Europa. Ogni difficoltà era uno stimolo per proseguire nella convinzione fosse fondamentale dare il mio contributo.
Una volta scelto l’argomento, vista anche la delicatezza del tema, penso che la difficoltà sia stata anche la scelta della modalità con cui parlarne. Sicuramente quella che ha scelto é una modalità molto poetica, a partire dal titolo, “L’accarezzatrice”, che trova un riferimento a Dio o al concetto di amore universale. “Avvicinandoti all’altro comprenderai Dio, il tuo Dio” dice l’assistente esperta Christine, insegnando la professione a Gioia.
Nel libro parlo molto di Dio e di religione, pur non essendo credente. Chi crede penso che creda ad un Dio benevolo che non ti concepisca con l’idea di farti prigioniero del tuo corpo. Un corpo non può essere considerato solo una condanna alla privazione e al dolore. Se Dio esistesse penso firmerebbe il decreto legge per l’assistenza sessuale ai disabili. Mi piace parlare di divino, di amore e energia universale.
I personaggi del romanzo sono molti, con molte storie e profili patologici ben definiti. La protagonista stessa soffre di attacchi di panico. Come si é preparata a riguardo, ci sono riferimenti all’esperienza personale?
Io non soffro di attacchi di panico, ho attinto informazioni da internet. L’attacco di panico é una metafora della invalidità di ognuno. Tutti siamo corpi e menti imperfetti, molto simili nella nostra diversità. La coppia del romanzo affetta da sclerosi multipla dice: “tutti abbiamo una carrozzina solo che la nostra si vede, siamo più fortunati perché la si vede subito”.
Di tutti questi personaggi ce n’è uno che ha particolarmente amato?
Carlo. Il suo personaggio é ispirato a Michel Petrucciani, il famoso jazzista francese affetto dalla “Sindrome delle ossa di cristallo”. Carlo é uno che cura più che venir curato. Molto consapevole, sa che deve morire e per questo vorrebbe provare la gioia del corpo prima che sia troppo tardi.
Ha conosciuto qualche persona con invalidità?
Molte, ma soprattutto dopo aver scritto il libro, mentre ne facevo le presentazioni. Spesso in queste occasioni si accende il dibattito, non tutti i soggetti coinvolti sono d’accordo. Io penso che ci debba essere la libertà di scelta. L’aspirazione di ognuno é amare, ma prima ancora di relazionarti con l’altro devi poterti relazionare con il tuo corpo.
Dal libro verrà probabilmente tratto un film. Da attrice e da scrittrice, pensa sia più difficile scrivere dell’accarezzatrice o interpretarne il ruolo?
Il percorso per realizzare il film é ancora lungo, in Italia, visto il delicato momento della cinematografia, é difficile fare un film sulla disabilità.
La recitazione e la scrittura sono cose ben diverse. La recitazione é più fisica, devi cercare di rendere in 3D ciò che sulla pagina é in un’altra dimensione.
Questo é il suo secondo libro, nel primo libro “Tutta da rifare”, si parlava comunque di corpi, di imperfezione e di perfezione e di ricerca forsennata della stessa. C’é un legame, un percorso?
E’ una riflessione che ho fatto dopo. I miei libri sono pregni di corpo, come se il corpo fosse un mezzo per arrivare all’anima. Cercando di andare verso la perfezione si arriva alla distruzione, c’é il rischio di ammalarsi di dipendenza da chirurgia estetica soprattutto nei soggetti più giovani e senza difese mediatiche.
E’ in incubazione il suo terzo libro?
In realtà e in uno stato embrionale. Ma servirà ancora molto tempo. Avrà molto a che fare con il corpo e con Dio.
Questo libro, “L’accarezzatrice” é stato un libro molto importante per me, mi ha un po’ salvato la vita. In un momento di grande isolamento e di ripiegamento su me stessa, mi ha costretto a girare per l’Italia e a fare incontri straordinari, totalmente arricchenti.
Giorgia, che lettrice é?
Quando scrivo leggo pochissimo. Mi sono riletta Siddharta di H. Hesse, é un libro attuale e addirittura avanti. È perfetto in un periodo di ricerca, adatto a tutti.
Che messaggio vorrebbe lasciare a noi Gli Amanti dei Libri ?
Amante é lo sposo, ma anche l’amante con il quale si vive una relazione segreta, é un nome che ingloba tutto il vostro, proprio come fa un libro. Un libro può offrire tutto quello che serve in quel momento, con un libro si può viaggiare rimanendo fermi, un libro può salvare la vita. L’importante, come negli incontri della vita, che sia il libro giusto.