A tu per tu con… Elisabetta Cametti

Abbiamo intervistato Elisabetta Cametti che, per Gli amanti dei Libri, è già stata stata ospite nella rubrica “Oltre la penna”. Dopo anni di esperienze in importanti multinazionali, ha scelto di dedicarsi alla sua passione di sempre iniziando  la carriera di scrittrice. I guardiani della storia (Giunti editore, 2013) è il suo romanzo di esordio, il primo di una serie che ha come protagonista l’affascinante Katherine Sinclaire.

Ho trovato molto interessante che questo romanzo, che mischia abilmente avventura, mistero e thriller, veda come protagonista una donna mentre la sua spalla sia un uomo. Come ha deciso di creare questo personaggio?

L’idea del libro è nata proprio dal desiderio di creare un personaggio femminile in grado di lasciare il segno, di trasferire emozioni forti, di passare messaggi non convenzionali… e di coinvolgere il lettore in modo totalizzante. Katherine Sinclaire è una donna intensa, vera,che sbaglia, che soffre, che piange, che urla, che cade e che si rialza. Si fa guidare dalla passione e non molla mai: se crede in una cosa va avanti finché non la vede concretizzata. Vuole essere una figura aspirazionale: una donna che riesce dare qualità a ogni suo difetto.

Cosa l’ha indotta a scegliere il mondo misterioso degli Etruschi come punto focale del suo romanzo? Quali sono state le sue fonti?

Adoro le civiltà del passato e gli Etruschi sono “intriganti”. La loro storia è piena di simboli, di riti esoterici, di misteri e segreti non ancora svelati. Mi sono innamorata di loro appena ho scoperto che non sono solo quel popolo pacifico studiato sui libri di scuola. Credo di aver letto tutto quanto disponibile sul tema. E mi sono fatta aiutare da uno dei più grandi esperti di etruscologia. La trama parte da quanto è conosciuto e si snoda tra le pieghe dell’ignoto.

 Quanto ha contato, nello scrivere il suo romanzo, la conoscenza/visione di certi film d’avventura?

Sono onnivora di libri, di film, di serie TV e di videogiochi. E sono convinta che la curiosità e l’apertura mentale a tutti gli stimoli esterni siano fondamentali per allargare i confini della fantasia.

La sua protagonista è la direttrice di una delle più importanti case editoriali, come vede il rapporto in Italia fra una massiccia produzione editoriale e un bacino d’utenti ancora troppo esiguo?

L’importante è che la produzione editoriale sia di qualità. I libri stimolano, arricchiscono, creano punti di riferimento, illuminano, consentono di viaggiare, trasferiscono valore… e liberano.

Nella prima parte del romanzo ho avuto l’impressione che si sia dilungata tanto nel descrivere le dinamiche della casa editoriale 9Sense Publishing, aveva forse paura che il lettore non comprendesse bene lo scenario che si trovava di fronte nella lettura?

Io credo che in un romanzo l’ambientazione sia importante quanto i personaggi e la trama. La descrizione delle dinamiche consente al lettore di “entrare” nella narrazione, di “vedere” la scena, di capire i risvolti, di conoscere meglio i protagonisti. Senza voler fare paragoni, io ammiro John Grisham per come è riuscito, proprio attraverso la descrizione delle dinamiche, ad avvicinare tutti i lettori al difficile mondo di avvocati, tribunali e discorsi legali.

Il romanzo, nel contesto della casa editrice dove lavora la protagonista, più che essere un prodotto di cultura diventa un mero prodotto commerciale. Lei come vede il prodotto libro nella nostra realtà?

La 9Sense Publishing dove lavora Katherine Sinclaire è una multinazionale dell’editoria con un ampio catalogo di prodotti, da quelli ad alto contenuto editoriale a quelli più mass market. È una situazione che ricalca il quadro dell’editoria internazionale di questo periodo.

Crede che anche nelle prossime avventure della nostra protagonista saranno presenti mitologie non troppo conosciute al grande pubblico?

Katherine è stata “costruita” per essere un personaggio seriale. Nel secondo romanzo si troverà coinvolta in un nuovo intrigo archeologico, dovrà affrontare un “male” sagace e, per certi aspetti, affascinante, finirà dritta nella tela del ragno, e porterà alla luce il mistero da cui tutto ha avuto inizio e dove tutto può finire.

Nel libro troviamo elementi diversi delle tradizioni religiose, dal Golem ebraico ai druidi, dai miti della morte rinascita ai sacrifici umani; ha forse voluto sottendere che in questo sincretismo religioso ci sia una matrice comune?

Complimenti per la domanda! Evidenzia un’attenta lettura dei messaggi nascosti tra le righe della trama. La mitologia e la storia delle religioni sono temi che mi affascinano da tempo. Tutte le teorie tendono a far risaltare l’esistenza di una matrice comune, le cui origini risalgono a periodi molto più antichi rispetto al mondo conosciuto… senza svelare troppo, vi dico che questo sarà uno dei temi affrontati nel secondo romanzo di K.

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