Scrive favole e romanzi. Parliamo di Caterina Armentano, giovane autrice calabrese, che da poco ha pubblicato la sua quarta opera dal titolo L’incanto di Fantasia. Una raccolta di fiabe come quelle che si componevano una volta, non per addormentare i bambini ma per educarli.
Caterina presentati ai nostri lettori.
Ciao Martino, grazie per l’invito. Un saluto ai lettori de “Gli amanti dei libri”. Parto svelandovi che prima di amare la scrittura, la mia grande passione è leggere. La lettura ha fatto parte della mia fanciullezza regalandomi momenti di grande tensione emotiva. I libri, hanno trasformato la timida bambina, in una ragazza coraggiosa e intraprendente, con tanta voglia di migliorare prima di tutto se stessa. Come hai già scritto sopra, sono un’autrice calabrese, come tutte le donne su questa terra, vado sempre di corsa nella speranza di riuscire a far combaciare gli orari delle varie attività, mie e della mia famiglia. In questo vortice frenetico sono mamma di due splendide bambine, scrivo con continuità e collaboro con vari webmagazine.
Perché un libro di favole?
Sono stata una bambina che ha amato le fiabe. Sono cresciuta con storie narrate da mio nonno e da mia madre e, quando ho imparato a leggere ho sempre preferito le fiabe ad altri generi. Quando ho creduto di essere abbastanza “matura” (avevo otto anni!) da scriverne una tutta mia ho plagiato quelle che mi avevano più colpito, lasciandomi invasa da interrogativi. Le fiabe, nel corso degli anni, mi hanno dato la possibilità di filtrare la vita, attraverso la lente del fantastico, senza rimuoverne le brutture, anzi mi hanno dato la possibilità di vedere e risolvere quello che avveniva da una diversa prospettiva. Era questione di tempo, prima che mi cimentassi nello scrivere fiabe più impegnate e naturalmente senza plagio!
Recensendo il tuo libro per Gli amanti dei libri non ho potuto non notare il richiamo alle fiabe di Dickens, quanto ha inciso questo autore nel tuo modo di scrivere?
Quando lessi, la prima volta Canto di Natale, ero una adolescente che sperimentava lettura e scrittura. Conoscevo già la storia di Scrooge, ma leggerla è stata un’altra cosa: ho scoperto come si muovono le ombre, in cosa si possono trasformare, e come la realtà possa essere manipolata, attraverso il fantastico creando storie che toccano temi impegnativi, senza essere pedanti e pesanti. Naturalmente ho letto le altre opere di Dickens cercando di carpire il segreto del suo realismo magico, del suo umorismo nero e anche della forza con cui ha trattato temi sociali scomodi. Ogni anno durante il periodo natalizio rileggo i cinque Libri di Natale, con la speranza che una semplice abitudine da appassionata, possa diventare, con gli anni, una tradizione da tramandare alle mie figlie. Questo per farti capire che Dickens non ha solo indirizzato la mia scrittura verso un’indagine più approfondita della realtà, costringendomi a drizzare le antenne della percezione, ma ha cambiato il mio approccio con la lettura, facendomi capire che al di là delle parole ci sono immagini che restano legate al nostro subconscio, per molto molto tempo spiccando fuori in momenti inattesi per proporci di utilizzare quella data informazione per qualcosa di utile o di creativo.
Da dove hai tratto l’ispirazione?
Dalla quotidianità, ascoltando le amiche, osservando ciò che mi accade intorno e “ascoltando” i cambiamenti che avvengono in me. Faccio fatica ad ottenere un po’ di silenzio perché attraverso esso modifico, modello e svelo le immagini che la mia mente mi proietta, per questo ho imparato a prelevare qualcosa di buono anche dal rumore, dallo stress e dalla confusione. “L’Incanto di Fantasia” è una raccolta, non solo di dodici fiabe, ma di altrettanti stati d’animo e paure, di delusioni e speranza, di voglia di farcela e di riscatto. Ho dato voce a chi non sa esprimersi con le parole o attraverso le immagini, ho “rubato” l’interiorità di chi amo e l’ho trasformata in incanto.
Andiamo al tuo romanzo Libero Arbitrio. A distanza di 4 anni dalla pubblicazione cosa ti è rimasto?
Soddisfazione e voglia di continuare a scrivere. Presentazioni, fiere, incontri con gli alunni delle scuole superiori, Libero arbitrio mi ha consentito di avere un approccio con il pubblico, con i lettori, di ascoltare i vari pareri in prima persona e in maniera diretta. Questo mi ha fatto capire che la scrittura è una grande responsabilità, quando si crea una storia, o un intero mondo, si vanno a toccare corde profonde dell’animo umano, per questo è necessario avere rispetto del lettore senza perdere, però, la propria capacità di scrivere anche temi scomodi e difficili. Libero arbitrio non è un romanzo semplice: racconta il lato buio della maternità, parla di aborto, di rapporti sentimentali malati, di violenza sulle donne, ma nonostante i temi ostici il romanzo è stato apprezzato, tanto da decidere con la casa editrice di rinnovarlo attraverso la pubblicazione del formato ebook, e per ringraziare i lettori, ho pubblicato un racconto, “Segni” scaricabile gratuitamente in tutti gli store online. In esso racconto una giornata particolare della vita di Ester e Rebecca, le due protagoniste di Libero arbitrio. Le due ragazzine, dopo aver scoperto due vecchie foto ingiallite dal tempo, in un baule in cantina, iniziano a fare delle indagini e tutto quello che scopriranno si ripercorrerà sul loro futuro. Questo mi ha fatto capire che il mio romanzo è un circuito infinito di storie, conosco ogni istante della vita di ogni personaggio, ognuno di loro vive ancora oggi, oltre il punto della fine!
Quanto “agisce” la Calabria sulla tua scrittura.
Tanto. Come potrebbe essere altrimenti? La Calabria è la mia terra, qui sono nata e cresciuta, qui sto educando le mie figlie. La Calabria è un intreccio di storie e leggende, di amore e odio, di sangue e vendetta, di stereotipi e innovazione. Una terra con tanti spigoli e ombre, ma allo stesso tempo è una terra luminosa, accogliente, che ti entra nel cuore per i profumi, i sapori e i colori che riempiono chi la vive in maniera spontanea, senza troppe remore e paure. Non sarei la Caterina che sono se fossi nata in un altro luogo, forse avrei avuto più opportunità, ma chissà se le avrei davvero colte. La Calabria mi ha insegnato ad essere costante e forte, a dover scalare la vita con le unghie e con i denti per poter ottenere qualcosa. Non è sempre piacevole, ma non amo l’autocommiserazione e nemmeno i rimpianti, io sono qui, ora, e ho tutto il dovere e il diritto di vivere bene, e di farlo dando il meglio di me. È questo che voglio far trapelare dalla mia scrittura: non esiste il “poi”, esiste “l’adesso”!
La Calabria è una terra di cui si preferisce raccontare il lato oscuro. Ti senti toccata dai tanti commenti negativi che in Italia fanno apparire la nostra regione (anch’io sono calabrese) una terra senza cultura?
Mi indigna e mi fa arrabbiare. È come se calabrese fosse sinonimo di stupidità. E non esagero! Trovo arrogante chi considera i calabresi come “lo scarto” dell’Italia, noi siamo gli ignoranti, gli omertosi, quelli approssimativi e buona parte di questi pregiudizi si sono radicati anche a causa nostra: siamo noi calabresi che dobbiamo credere nella nostra terra e nella nostra cultura e farne un vanto. Soprattutto chi si trasferisce al Nord e dopo due giorni ne assume l’accento, come fosse un salto di qualità, come se d’un tratto vivesse nella civiltà mentre prima era costretto in uno stato di inferiorità! Evito di discutere di quei giovani che partono verso il centro/nord per studiare e si rivolgono al Sud con il termine Calafrica. La Calabria è una splendida regione con delle menti brillanti, ha i suoi lati oscuri e tante problematiche, sono la prima a dirlo e non voglio sminuire le difficoltà, ma ha tanti punti positivi che vanno rafforzati. La Calabria va amata, solo amandola riusciremo a difenderla e renderla migliore.
Ti senti una emergente o una fiera rappresentante del sottobosco letterario?
Mi chiamano emergente da così tanti anni che ho deciso di essere un’aspirante scrittrice per il resto della mia vita. So che ho molto da imparare, la strada è in salita e anche tortuosa, ma non la temo. Sono una sognatrice con i piedi per terra, una osservatrice dei lati più crudi della realtà, e ho la presunzione di voler cambiare la prospettiva da cui guardare alcuni eventi, facendolo attraverso la lente del “meraviglioso”, e voglio renderlo possibile per sempre! Ho altri semini in tasca, ma la scrittura è già una piccola pianta che si erge verso il sole.
I tuoi progetti per il futuro?
Tanti ma non ho abbastanza tempo per portarli a termine tutti, per questo cerco di non perdermi nel caos delle idee. Sto lavorando a un romanzo per ragazzi, e nel mentre porto a termine la stesura di alcuni racconti epici e fantasy. Ho da poco pubblicato due racconti horror (uno dei miei vecchi amori!) e vorrei poter migliorare anche in questo genere. Il mio intento è lavorare, lavorare, lavorare, ma senza perdere il contatto con il pubblico, cercando di fare, innanzitutto un buon lavoro di ricerca, l’idea di scrivere storie campate in aria senza basi mi intristisce. E poi voglio essere un buono esempio per le mie bambine e per tanti altri piccoli, leggendo buoni libri!
Un saluto agli amici de Gli amanti dei libri.
In bocca al lupo amici lettori, possiate, incontrare nel vostro percorso, libri che vi cambino la vita, libri pieni di rivelazioni e sentimenti, che sfondino la porta del coraggio! Libri che vi facciano, ridere, riflettere, sognare.