A tu per tu con… Andrea Fazioli

Abbiamo appuntamento a Bellinzona con lo scrittore svizzero Andrea Fazioli, autore de “La Sparizione”, edito da Guanda e ultimo (per ora) della serie che ha come protagonista il detective privato Elia Contini.  Nel raggiungere la capitale del Canton Ticino si attraversano i luoghi in cui sono ambientati i suoi romanzi e non si può non pensare all’affascinante e singolare investigatore.

Che cosa ha da offrire il territorio della Svizzera Italiana alle vicende torbide dei suoi romanzi?

Ho scelto quest’ambientazione perché essendoci nato è stato più facile, ma anche se così non fosse  l’avrei considerato propizio per la grande variazione paesaggistica: dalle nevi del S. Gottardo alle palme sul Lago di Locarno, dai paesini di montagna isolati e silenziosi a Lugano, città di traffici e di banche. Il Canton Ticino, poi, è nello stesso tempo Provincia e Stato e ciò crea delle dinamiche interessanti. Non è la Sicilia di Camilleri o una metropoli americana. Per definizione è un paese che sembrerebbe tranquillo e placido e allora è più interessante per uno scrittore di mistero e suspence indagare sotto la superficie.

Veniamo dunque ad Elia Contini, il protagonista: in questo romanzo abbandona i panni dell’investigatore (dopo le avventure di “Come rapinare una banca svizzera”, ndr) per diventare giornalista o meglio poco più di un correttore di bozze. E’ un personaggio tormentato, che ama la Divina Commedia e gli chansonnier francesi. Cosa ci può dire di lui?

In realtà lei ha già detto tutto: non ama la musica e la letteratura, ma gli chansonnier e la Divina Commedia. E’ un po’ un fissato, come spesso accade alle persone che vivono da sole. Ha una realtà scandita dalle sue piccole manie è ciò gli rende difficile il contatto con l’ esterno, pur avendo una vita sociale. E’ però dotato di una certa intuizione, che gli viene anche dal fatto di condurre una doppia vita: lavora in città ma abita a Corvesco, un paesino di mezza montagna tra i boschi. Il suo tratto maggiore è questa doppia anima, come il territorio in cui vive.

Trovo che il dualismo caratterizzi molto la vicenda de “La sparizione”. Innanzitutto c’è quello tra parola e silenzio…

In effetti questo è il tema fondamentale del romanzo. E’ chiaro che si tratta di una scrittura a doppio livello: da una parte c’è il ruolo da prestigiatore che deve avere uno scrittore di gialli, quindi bisogna inserire della suspence, dei colpi di scena, dei giochi con il lettore. Io tengo molto a  questo aspetto ludico del giallo. D’altronde c’è poi  una tematica di fondo, un’indagine nella psicologia dei personaggi,un voler esplorare qualcosa di sé e del mondo. Al centro del romanzo c’è questa ragazza, Natalia, che in seguito ad un trauma molto forte perde l’uso della parola. Io avevo conosciuto dei malati di afasia ed è stata un’esperienza particolare, dato che mi guadagno da vivere con le parole. Questo romanzo mi è servito perché l’ho scritto in un periodo in cui usavo le parole con troppa facilità e attraverso il mio personaggio ho riscoperto quello stupore per il linguaggio, che è la base per ogni scrittore..

Poi c’è la contrapposizione tra un luogo metaforico, il paesino abbandonato di Valnedo, rifugio e pericolo per Natalia e la Svizzera dei night. Su questo sfondo si muovono difficili relazioni tra i personaggi…

Il bosco e il paese sono diventati metaforici quasi per caso. Il luogo esiste veramente ma gli ho cambiato posizione e nome. Mi ha sempre affascinato poterlo inserire in un romanzo. Chiaramente che l’abbia usato in questo contesto, in cui il linguaggio di Natalia diventa un paese abbandonato, è significativo: è una delle tante sparizioni presenti nel libro. Queste ultime dimostrano il rapporto spesso paradossale tra i personaggi: c’è qualcosa di forte che li unisce, ma sono divisi dalla dinamica del silenzio. In questo senso è anche un romanzo sulla comunicazione. Dall’altra parte poi è vero che ci sono i locali notturni, luoghi della prostituzione, che anche se legale, è considerata disdicevole dall’opinione pubblica. Ad essa si può associare l’omertà ,che aggiunge un  altro valore al silenzio in negativo.

Anche il personaggio del cattivo, di Savi, è tutto da scoprire..

Ho cercato di dargli un certo spessore, di seguirlo, in modo che non diventasse una macchietta. Prova attrazione per le situazioni negative e giustifica se stesso: è un cattivo di facciata, che non bada alla rispettabilità. Quest’ultima invece è un valore fondamentale per altri personaggi che compaiono nel romanzo ed è tipica del contesto provinciale in cui si svolge la vicenda.

Ci può anticipare qualcosa sul prossimo libro?

Sarà una storia d’amore e truffa e della possibile confusione tra le due cose. Il titolo provvisorio è “Uno splendido inganno” e narra del singolare incontro sentimentale tra due persone di cui una è l’onestà personificata e l’altra è dedita a raggiri e inganni. Contini non ci sarà questa volta. Io accompagno i personaggi solo fino a quando sono sicuro di poter raccontare il loro destino. Non voglio fargli fare solo cose decise da me, ma seguire la sua naturale evoluzione, che devo ancora scoprire…

Così, dopo averlo salutato e ringraziato, mentre ci lasciamo alle spalle la piazza del governo di Bellinzona e la sua quieta operosità, ci accorgiamo che Andrea Fazioli è riuscito nuovamente nella magia di creare quel senso di attesa, di suspence e quell’ansia sottile che nascono in noi durante la lettura dei suoi libri… Aspettiamo l’autunno per leggere il nuovo giallo, consapevoli che per sapere cosa succederà a Contini dovremo attendere molto di più.

Leggi la nostra recensione di “La sparizione” di Andrea Fazioli

Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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