Zia Antonia sapeva di menta – Andrea Vitali

Titolo: Zia Antonia sapeva di menta
Autore: Vitali Andrea
Data di pubbl.: 2011
Casa Editrice: Garzanti editore
Genere: Romanzo
Pagine: 154
Prezzo: 13.90

Andrea Vitali ci regala un nuovo romanzo, come sempre ambientato nel suo “microcosmo” ormai universale: Bellano, sul lago di Como. La storia è incentrata su un’anziana signora, zia Antonia, da qualche tempo ricoverata in una casa di riposo, che d’improvviso inscena un inspiegabile, almeno apparentemente, sciopero della fame. Attorno a lei ruotano i nipoti Ernesto e Antonio (con la moglie Augusta) oltre che alla suora superiora del ricovero, al medico, al curato e al direttore di banca.  Insomma, non manca nessuna delle personalità di spicco di un classico paese di provincia e la penna ironica dell’autore ci fa divertire, smascherando i difetti dell’umanità che si muove su questo sfondo.

Gli ingredienti del piatto letterario che ci viene servito vengono forniti direttamente dalla copertina del libro, che ne riporta l’elenco e l’enigma è curioso ed  affrontato con tecniche giallistiche: l’autore d’altra parte non è nuovo a cimentarsi con questo genere. Quello che però caratterizza in modo preponderante il romanzo è la presenza di odori e sapori che costituiscono un elemento fondamentale del mistero e rimangono alla fine del libro come ricordo e bagaglio del lettore. Ci si aspetta la menta e ci si trova da subito a sentire l’aroma pungente dell’aglio che fa nascere curiosità e sospetti…

Con lo stile diretto e colloquiale che lo caratterizza Vitali riesce come sempre a dipingere personaggi grotteschi e caricaturali, sui quali in questo caso campeggia la pratica e perspicace Suor Speranza, che “aveva gli occhi di un azzurro perfetto e fondo, come gli occhi del Trentino sotto i quali era nata, e una tolleranza al freddo pari a quella dei camosci della sua terra”( p 10). Lei ama osservare gli esseri umani come fossero animali di uno zoo ed ecco come ai suoi occhi appare il nipote di zia Antonia: “L’Ernesto per esempio, era un maiale. Nel senso buono, s’intende. Un maialetto pacioso, roseo: la gioia di bambini che giocavano con lui e che mai avrebbero permesso di vederlo trasformato in salami e pancette. Più che un vero e proprio essere vivente, una specie di cartone animato, la cui vita doveva dipanarsi senza alcun male o dolore.” (p.25)

Si tratta di una storia efficace e indubbiamente ben tratteggiata anche se alcuni dialoghi e situazioni forse scorrono via troppo veloci: nel voler cedere il passo alla suspence,  spiazzano un po’ il lettore. Vitali d’altra parte, si sa, è maestro della sintesi e gioca molto con equivoci, salti temporali, strategie del detto e non detto: anche qui sta il segreto di libri che si leggono tutti d’un fiato.

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Milanese di nascita, ha vissuto nel Varesotto per poi trasferirsi a Domodossola. Insegnante di lettura e scrittura non smette mai di studiare i classici, ma ama farsi sorprendere da libri e autori sempre nuovi.

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