Autore: Marisa Ranieri Panetta
Titolo: Vesuvius
Editore: Salani
Genere: romanzo
Numero di pagine: 385
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: € 14,90.
Prendete Vesuvius. Togliete schiavi, imperatori e qualunque altro riferimento storico. Ringiovanite parole come thermopolium, o nomi come Novatilla… e, per il resto, vi sembrerà di trovarvi nell’Italia di oggi. Dall’ambizione all’avventura, dagli intrighi ai tradimenti, dalle vendette più cruente alle amicizie più sincere: uno spaccato di realtà quotidiana nella Pompei pre-distruzione, colma di vita, a ridosso di una montagna la cui potenza di fuoco era ancora sconosciuta. “Ricordare quanto è realmente accaduto dovrebbe far riflettere” (pag. 385) è il monito sulla situazione odierna dal quale l’autrice, nella riflessione finale, non si esime.
Il destino di quattro familiae e delle persone che ruotano loro attorno viene raccontato con un linguaggio semplice, veloce, spostandosi continuamente da una scena all’altra e introducendo personaggi nuovi ad ogni pagina. Ma non si creda di trovarsi di fronte ad una semplice opera saponis, se esistesse tale parallelo; Marisa Ranieri Panetta cala un’immaginaria ricostruzione dentro ad un quadro storico e geografico perfettamente dettagliato: da Nerone a Tito, da Roma fino all’Hispania più interna, senza tuttavia appesantire l’intreccio con le descrizioni. Più di una volta, durante la lettura, vien voglia di appoggiare il libro per un secondo e interrogare Wikipedia o riesumare dalla polvere i nostri vecchi libri di scuola per ricordare o imparare cosa veramente nasconde il Vesuvio e cosa successe a Pompei nel 79 d.C.
Niente è lasciato al caso; anche il personaggio apparentemente meno partecipe del racconto, un giovane architetto che conosciamo per quattro sole pagine, finisce col ritornare come tutti “dalle ceneri della città distrutta”, come recita il frontespizio del libro. I protagonisti vengono analizzati sotto ogni luce: carattere, modo di porsi sul lavoro, aspetti fisici, segreti e passioni nascoste, in un’onniscenza totale del narratore, che non fa alcun mistero di possederla e adoperarla.
“La Fortuna regala a chi nasce dei sacchetti pieni di farfalle. Contengono tutto quello che proveremo nella vita: uno contiene i dolori, un altro le gelosie, poi i momenti felici, i tradimenti, il gioco, la fatica. Dobbiamo aprirli tutti prima di morire, perché ci sono stati dati in sorte” (pag. 174). La Fortuna-Ranieri Panetta fa nascere un folto gruppo di amici-nemici e poi, nel giro di poco più di quindici anni, lascia che da soli decidano in che ordine aprire i sacchetti, non tralasciandone nessuno. Gli amori di Flavia, ragazzina costretta in sposa a un marito tanto facoltoso quanto sconosciuto; l’ascesa di Quinto, da fabbricante di laterizi ad armatore; l’odio di Livio, padre sopravvissuto alla figlia; i dubbi di Lucio, tra mogli gelose e figli legittimi e non. L’accavallarsi di situazioni, nomi e storie può rischiare di mandare in confusione il lettore disattento, ma il libro si presta ad essere letto tutto d’un fiato, cosa che aiuta a mantenere il focus sulle diverse vicende. Da sconsigliare per chi proprio non può fare a meno di correre all’ultimo capitolo perché troppo coinvolto dalla lettura; sarebbe veramente un peccato bruciarsi il susseguirsi di eventi che ruotano attorno a Flavia e agli altri personaggi che, ignari del nostro sguardo, vivono, soffrono, gioiscono e anche muoiono all’ombra del Vesuvio.