Una volta era un paese – Stefano Tallia

Titolo: Una volta era un paese

Autore: Stefano Tallia

Editore: Scribacchini Editore

Genere: Reportage

Anno di pubblicazione: 2013

Pagine: 96

Prezzo: 10 €

L’ex Jugoslavia è così vicina all’Italia e, allo stesso tempo, nella nostra percezione, così lontana nonostante i chilometri che separano il nostro paese da questi territori siano poche centinaia. Fino al 30 giugno di quest’anno, poi, si poteva dire che oltre Trieste finisse l’Unione Europea, dato che la Croazia ne è entrata a far parte solo il 1° luglio 2013. Stefano Tallia, giornalista Rai, racconta in questo libro tre viaggi fra la Serbia e il Kosovo che si sono svolti tra il 2011 e il 2012 con una ONG che dà assistenza ai bambini. Un diario dello stupore, non sempre positivo, che il viaggiatore dei Balcani prova ogni qualvolta si confronti con i residui bellici di un conflitto, nemmeno troppo distante nel tempo, che ha dilaniato quello che, una volta, era un paese.

Il racconto si snoda attraverso date e visi, personaggi e luoghi che l’autore ritrae paragrafo dopo paragrafo facendo parlare l’ex Jugoslavia attraverso le voci delle persone che ci vivono: voci spezzate ma tenaci, a volte rassegnate ma mai sconfitte nella loro dignità. Il lettore prova quasi un senso di colpa nel constatare – anche grazie alle immagini che corredano i capitoli – quanto poco sia cambiato dalla fine della guerra a oggi. Spesso, infatti, capita di considerare “superato” un problema, o risolto, semplicemente perché giornali e telegiornali non ne parlano, forse perché nessuno si lamenta o le bombe non esplodono più. E anche qui ci sarebbe di che dissentire, dato che lo spropositato numero di mine piazzate lungo i Balcani continua a mietere vittime ancora oggi.

Un libretto-promemoria che ricorda che cosa è accaduto vicino a noi, che cosa abbiamo ignorato e stiamo continuando ad ignorare ogni giorno. Non è uno stucchevole sproloquio viziato di moralismo, ma un preciso resoconto della situazione e delle emozioni che suscita. Forse, proprio per questo, riesce a colpire molto più di una paternale. Al proposito, l’autore stesso dà un’utile indicazione nell’introduzione: «Un piccolo dizionario per coloro che non perdono il vizio della curiosità e che vorranno partire verso una terra nella quale la lingua più difficile da imparare è quella fatta di silenzi, sguardi e sbuffi di sigarette liberati nell’aria».

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