La sezione “A qualcuno piace libro” della 29°edizione del TGLFF è stata inaugurata da Vladimir Luxuria in occasione dell’uscita per Bompiani del suo nuovo libro, L’Italia migliore, in dialogo con il giornalista Gabriele Ferraris.
Protagonista de L’Italia migliore è Marianna, una nota conduttrice tv, che si fa di coca e ha ottenuto il programma “L’Italia migliore” andando a letto con il disgustoso direttore di “Italia tv”, una immaginaria rete privata. In sei puntate verranno presentati altrettanti personaggi che hanno compiuto atti di eroismo. Gli ascoltatori eleggeranno con il televoto il vincitore e questi otterrà un premio in denaro. Ma i concorrenti sono davvero degli eroi votati all’accoglimento degli altri? Marianna è solo una star tutta bizze e tic nervosi? Forse no. Forse la falsa cartomante che a Roma l’ha convinta a tornare al paese per un incontro con l’anziana madre malata non aveva torto, era uno strumento di un destino bizzarro ma necessario.
Il titolo del romanzo porterebbe a pensare che verranno mostrati gli aspetti migliori del nostro paese, in realtà non è così, si può parlare di un romanzo di tardiva formazione.
La prima domanda rivolta a Vladimir è: qual è il tuo rapporto con la tv?
La risposta dell’autrice sottolinea che il romanzo non è solo una critica alla tv e ai reality ma anzi: “ho voluto parlare di fragilità, di quando le persone si stordiscono con varie sostanze per non affrontare i problemi e i dolori del passato. Il successo vero e proprio la protagonista ce l’ha quando si rende conto del bisogno di tornare indietro nel paesino e fare domande alla madre, così ho deciso di ambientarlo nel mondo della tv perché è un mondo che conosco. Non considero la tv un male. Nel libro dimostro che la società può essere peggiore della tv.”
Quanto c’è di autobiografico in questo libro?
“C’è molto di autobiografico: le considerazioni sulla fama, sulla notorietà e i capricci di star televisive. Nei miei libri c’è sempre il tema genitori-figli”
L’autrice si sofferma anche sulla falsificazione dei sentimenti sostenendo che nell’ambiente televisivo spesso non ci sono più spazi di vita genuini. Ad esempio, spesso, matrimoni e funerali diventano eventi mediatici. Una società in cui spesso si vive per ciò che appare non per ciò che si è. Il paradosso della fama è vissuto dalla protagonista che, quando diventa famosa, è riconosciuta da tutti tranne che da sua madre che soffre di Alhzeimer.
Nel libro c’è poi la tematica della fuga che è qualcosa in più che l’allontanarsi fisicamente da un luogo, l’autrice infatti spiega: “fuggire dal paese è fuggire da se stessi. Ho scritto sperando di spingere le persone a parlare di più in famiglia. Questa storia è un po’ una parabola femminile del figlio prodigo. Credo che la cosa più terribile che possa succedere ad una persona è quella di dover mentire alle persone che si amano, come i propri genitori. Ma non condanno chi non fa coming out, condanno la società che rende difficile dire di essere gay.”
L’incontro si chiude con una riflessione sulle violenze e i soprusi che ancora accadono contro le persone omosessuali e Vladimir ammette di avere “la sindrome della cozza”: “Fuori sono molto forte, per la causa, perché si deve, ma dentro sono molto molle. E quando sento parlare di episodi di bullismo o di suicidi avvenuti a causa di un disagio portato dall’omosessualità, le ferite delle botte che ho preso, come quando a diciotto anni, nella metropolitana di Londra, sono stata massacrata da un gruppo di Skinhead, si riaprono e mi bruciano.”
Quello che emerge dalla presentazione del libro è la capacità dell’autrice di guardare al di là delle apparenze, di avere una profondità, un’intelligenza e una serenità nell’affrontare anche argomenti delicati che poco si trovano nei personaggi del mondo dello spettacolo.