Ieri, lunedì 5 maggio, Vincenzo Patané, giornalista e critico cinematografico, ha presentato il suo libro L’estate di un ghiro. Il mito di Lord Byron, introdotto dallo scrittore Gianni Farinetti. Nella sua opera, Patané ricostruisce la figura del grande scrittore inglese attraverso le opere, i diari e le lettere, molte delle quali inedite in Italia.
L’estate di un ghiro racconta la vita di Byron, su cui è stato scritto moltissimo, ma mai nessuna biografia è stata così completa e, soprattutto, nessun autore ha scritto un’opera su di lui in lingua italiana. Troviamo tutte traduzioni di altre opere, “questa -afferma Farinetti- è una biografia che si legge come un romanzo, è una biografia letteraria di stampo anglosassone”.
L’autore spiega che Byron è un personaggio che non tramonta mai e la sua figura appassiona moltissime persone, tanto che ovunque ci sono società byroniane. La critica giudica marginale l’aspetto romantico di Byron, mentre considera più importante la parte ironico-satirica. Byron ha amato l’Italia ed è stato famoso anche in vita,anzi, la sua vita stessa fu un’opera d’arte. Togliendo i personaggi politici, mai nessuno fu tanto celebre quanto lui. Per esempio, spiega l’autore, “è nato prima dell’avvento della macchina fotografica, ma tramite la pittura e la scultura egli diffondeva la sua immagine. Ha inventato l’idea del bel tenebroso e ha incarnato la figura del dandy. Byron era bellissimo, nonostante avesse un grave difetto fisico, probabilmente una pianta del piede rovesciata all’interno. Riuscì comunque a primeggiare a livello sportivo, sul piano erotico e militare; era una figura così carismatica da essere in grado di influenzare qualunque contesto in cui si trovasse perchè dotato di un forte magnetismo”.
Su Byron circolano moltissime leggende e lui non fece mai nulla per smentirle. Alla base della sua opera c’è l’esperienza di vita vissuta.
Nasce nel 1788 e muore a 36 anni intorno al 1824. Patané suggerisce quanto sia curioso notare che i 36 anni sono sia l’età della morte della figlia sia quella della morte del padre. Byron ha avuto una vita ricchissima, così L’estate di un ghiro traccia un quadro lunghissimo: dai suoi antenati fino alla sua morte in Grecia.
La vita di Byron è riassumibile in quattro momenti: l’Inghilterra, il Gran Tour, l’Inghilterra e l’autoesilio. Egli, infatti, nasce in Inghilterra, ma intraprende il Gran Tour per provare pulsioni erotiche proibite nel suo paese d’origine, per scoprire il patrimonio artistico italiano e per la ricerca del sole. Si recò in Grecia e in Albania perché le guerre napoleoniche non gli permisero di recarsi altrove. E sia in Grecia, e successivamente in Italia, egli fece politica; nel primo aderì ai movimenti filoellenici mentre, nel nostro paese, partecipò ai moti carbonari. In Grecia ancora oggi è considerato una figura mitica.
Nella sua vita Byron ha amato sia uomini che donne e il suo grande amore è stata la sorellastra. Fino al 2000 sulla vita dell’autore vi erano molte supposizioni ma non si avevano certezze, poi l’editore ha aperto gli archivi e così si sono potute analizzare le sue lettere, spesso codificate, poiché in quel periodo gli omosessuali erano messi prima alla gogna o alla berlina e poi uccisi. “Dopo tre anni dal suo ritorno in patria– spiega Patanè- egli si autoesilierà perché la gente incontrandolo per strada cambiava marciapiede, perché i giornali scrivevano articoli contro di lui accusandolo di incesto, omosessualità e sodomia.”
Fu un personaggio scomodo anche a livello politico, infatti, entrato alla camera dei Lord fece un intervento veemente in cui ricordava che la vita di un aristocratico valeva come quella di un operaio. Tutto ciò non poteva essere tollerato, al punto che l’aristocrazia inglese non parlò di quest’autore fino a metà ‘900. Inoltre amava gli animali e criticava l’inglese caccia alla volpe e questo fu un altro motivo di disprezzo nei suoi confronti. Lord Byron fu anche un poeta sportivo e un poeta soldato, ruolo che in Italia avrà in seguito Gabriele D’Annunzio.
Quando morì il suo corpo fu portato in Inghilterra, tuttavia le sessanta carrozze listate a lutto per il suo funerale rimasero vuote e il suo cadavere non fu mai stato accettato a Westminster.
Sicuramente la figura di quest’autore continuerà ad affascinare molte persone sia per il suo carisma, sia per la sua bellezza fisica e l’opera di Vicenzo Patané costituisce una pietra miliare per chi voglia approfondirne la conoscenza.