Speciale Giveaway – L’ipnotista

SPECIALE GIVEAWAY
L’IPNOTISTA


COME SI VINCE?
Basta rispondere alla richiesta sotto riportata entro lunedì 8 aprile alle ore 21 commentando questo post.
La redazione e la casa editrice Longanesi sceglieranno i vincitori tra i partecipanti, individuando chi ha formulato il post più originale e attinente alla richiesta (il giudizio è insindacabile). Dopo che avremo verificato l’iscrizione alla nostra newsletter, a questi sarà attribuita una copia del romanzo “L’ipnotista” di Lars Kepler – Longanesi.

COSA SI VINCE?
Premi in palio:

  • 2 copie del romanzo;
  • 4 biglietti (2 per ogni vincitore) per vedere al cinema “L’ipnotista” di Lasse Hallström (già regista di Chocolat, Buon compleanno Mr. Grape e Le regole della casa del sidro).
* I libri in palio sono messi a disposizione dall’editore in forma di omaggio secondo la normativa prevista dal dpr 633 del 1972 che regolamenta i concorsi.
* I biglietti sono messi in palio dalla BIM.

LASCIATEVI ISPIRARE DALLA FRASE:

La mamma entra di corsa e mi strattona, allora io mi giro e il coltello colpisce di nuovo, è come se partisse da solo, vado a prendere altri coltelli, ho paura di smettere, devo continuare, non riesco a fermarmi, la mamma entra strisciando in cucina, il pavimento è tutto rosso, devo provare i coltelli contro tutto, su di me, sui mobili, le pareti, colpisco e taglio e poi all’improvviso mi sento stanco e mi sdraio.

QUALI PENSIERI E SENSAZIONI VI SUSCITA?

IL LIBRO
Si chiama Erik Maria Bark ed era l’ipnotista più famoso di Svezia. Poi qualcosa è andato storto, terribilmente storto, e la sua vita è stata a un passo dal crollo. Ha promesso davanti al mondo intero di non praticare mai più l’ipnosi e per dieci anni ha mantenuto quella promessa. Fino a oggi. Oggi è l’otto dicembre, è una notte assediata dalla neve ed è lo squillo del telefono a svegliarlo di colpo. L’uomo all’altro capo si chiama Joona Linna ed è un commissario della polizia criminale con uno strano accento finlandese. C’è un paziente che ha bisogno di lui. Si tratta di un ragazzo poco più che adolescente, di nome Josef Ek. Ha appena assistito al massacro della sua famiglia: la mamma e la sorellina sono state accoltellate davanti ai suoi occhi, e lui stesso è stato ritrovato in un lago di sangue, vivo per miracolo. Josef è letteralmente coperto di tagli e ferite ed è ricoverato in grave stato di shock. Non comunica con il mondo esterno. Ma è il solo testimone dell’accaduto e bisogna interrogarlo ora. Perché l’assassino vuole terminare l’opera uccidendo la sorella maggiore di Josef, scomparsa misteriosamente. E c’è solo un modo per ottenere qualche indizio: ipnotizzare Josef subito. Mentre attraversa in auto una Stoccolma che non è mai stata così buia e gelida, Erik sa già che nonostante tutte le sue proteste, infrangerà la promessa. Accetterà di ipnotizzare Josef. Perché, dentro di sé, sa di averne bisogno. Sa quanto gli è mancato il suo lavoro. Sa che l’ipnosi funziona. Quello che l’ipnotista Erik Maria Bark non sa è che la verità che sta per affiorare alle labbra di Josef cambierà per sempre la sua vita. Quello che non sa è che suo figlio sta per essere rapito. Quello che non sa è che il conto alla rovescia, in realtà, è iniziato per lui.

L’AUTORE
LARS KEPLER è lo pseudonimo dei coniugi Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril. Vivono a Stoccolma con le loro tre figlie, a pochi metri dalla centrale di polizia. Sono appassionatissimi di cinema e da quando si conoscono guardano almeno un film al giorno. Entrambi sono scrittori, ma nel 2009 hanno deciso di sospendere momentaneamente le loro carriere separate per provare a scrivere un romanzo insieme. Ne è nato il caso editoriale europeo del 2010, L’ipnotista, il romanzo che ha scalzato dalla vetta delle classifiche svedesi la trilogia di Larsson, vendendo 250.000 copie in Italia e balzando in cima alle classifiche di tutti i paesi europei in cui è stato pubblicato.

INFO

LA STAMPA

«Strepitoso. Il thriller che ha sconvolto l’Europa è feroce, viscerale.
Ti avvolge in una coltre oscura.»
The Daily Mail

«Un romanzo originale e che fa veramente paura.»
Sun

«Un thriller imponente e profondamente inquietante.»
Independent

«È questo che succede, in fondo, quando ci si addentra nell’animo di qualcuno. Si possono riportare alla luce ricordi, sensazioni e verità insospettabili. O semplicemente il piacere di uccidere.»
Donato Carrisi, Corriere della Sera

E I VINCITORI SONO…

1) Luciana  (5 aprile 2013, 21:31)

2) Vincenzo (7 aprile 2013, 20:14)

Il vincitore è pregato di contattare la redazione all’indirizzo concorso@gliamantideilibri.it entro e non oltre giovedì 11 aprile.

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  • Luciana

    Suscita in me la stessa emozione di un quadro di Caravaggio. La luce attrae la mia attenzione: la luce della punta di un coltello, la luce di un piatto lasciato in un lavello pulito, in cucina, la luce di una macchia di sangue che piano si allarga sul pavimento, la luce di una parete bianca che silenziosa assiste ad un delitto…

  • Rossella Manzo

    È come una musica che parte lenta e poi incalza incalza incalza fino a raggiungere il culmine e iniziare la discesa.
    È come la goccia che cade in un piatto colmo d’acqua che scende risale per ridiscendere in cerchi concentrici che vanno via via allargandosi fino a scomparire.
    È come una litigata tra due coniugi che urlano urlano urlano fino a quando non c’è nulla più da dirsi e il litigio si fa silenzio.
    È come la quiete dopo la tempesta.
    Il silenzio dopo un gran rumore.
    Un battito impazzito che riesci a controllare.
    È come… no, non ho più nulla ormai da dire…

  • Maria Paola Cocciufa

    Una pulsione che viene da lontano, da molto lontano. Un mostro silente e sconosciuto che giace nel buio pesto dei meandri delle nostre profondità!
    Nessuno ne conosce l’esistenza! Non da’ segnali di vita, mai, ma si nutre, sempre, delle continue proibizioni e rinunce, di un fallimento affettivo, del mancato riscontro ad un’aspettativa di gioia, dell’impossibilita’ della realizzazione di un grande desiderio, della negazione di un sorriso, della freddezza e del vuoto di una carezza mancata, delle braccia vuote di una madre.
    E cresce. Silente . Nessuna forza umana e’ in grado di fermare la sua vita adulta, sconosciuta, che però ha il diritto di manifestarsi! Fino alla morte!

  • barbara

    paura terrrificante paura!!

  • http://francescaghiribelli.blogspot.com/ Francesca Ghiribelli

    un thriller che promette bene….la scena descritta è agghiacciante, ha un suono metallico e violento, una macabra via d’uscita per la vita. La voglia di uccidere ogni cosa che circonda il protagonista, una sorta di rito liberatorio dai tabù e dalle regole che la realtà di ogni giorno gli impone. Una danza di ferite che provoca un taglio da cui fuoriesce luce interiore, ma che provocando liberazione,stanca e strema il protagonista. Un po’ come quando la verità ci viene incontro con tutta la sua forza e ci distrugge, ma in seguito ad una lunga o temporanea riflessione ci può rendere più forti e coraggiosi nell’affrontare la vita.

  • Ivan75

    La frase riportata è la danza della follia, un’ipnosi (come suggerisce il titolo del libro) di una frenesia macabra che mi suscita il pensiero di un male profondo intenso e doloroso. Un sofferenza senza autocontrollo, una possessione della mente che porta l’essere umano ad azioni sconvolgenti ed allucinanti in una morsa irresistibile di sadismo e masochismo guidati da qualcosa o da qualcuno che o per vendetta o per piacere o per un fine oscuro ha messo in opera un gioco terribile che forse non vedrà un vincitore.

  • Gianluca D. T.

    Il ritmo incalzante e la cruenta descrizione mi fanno trattenere il respiro.
    Vedo la sanguinosa scena, la rabbia devastante, la frenesia del momento che portano al sangue e alla crudeltà. L’uomo non ha più il controllo, non c’è più razionalità in lui.

    E poi per magia tutto si placa ed io ricomincio a respirare…
    Gianluca D. T.

  • Sandra

    Quella notte di tenebra, la lama sulla sua mano vibrava silente. Chiudeva gli occhi dopo aver colpito mentre sentiva un requiem nostalgico in lontananza. Note dolenti attraversavano le sue viscere, mescolate al sangue di quell’anima in pena che aveva colpito. Perse i sensi e al suo risveglio quasi scivolava in quel rivolo rosso. Ma chi era stato? Piangeva e urlava con la disperazione di un soldato vicino alla morte. Gli rimaneva solo sangue nella mani. Non poteva essere stato quel guardiano oscuro che ogni tanto nella notte veniva a trovarlo con il suo cappello verde. In quel momento si guardò nell’unico specchio presente nella casa. Il guardiano era impresso nella sua memoria, il guardiano assassino si confondeva con i suoi occhi verdi, il guardiano era lui.

  • maria

    mille colpi, e ancora altri mille. Senza fermarsi un attimo. Senza un attimo di ripensamento. Con freddezza e col volto nero. Con lucidità e precisione così come quando si deve infilare il filo del cotone nel buco dell’ago. Sicuro di sè nel destreggiare quel coltello, come se fosse destinato sin da quando era nel ventre della madre a uccidere. Voleva che fosse irriconoscibile. Voleva che non restasse più nulla di quella donna se non il ricordo. Voleva ridurre a pezzi il suo corpo, dopo aver distrutto per anni la sua vita. Voleva che non fosse più ricomponibile come i puzzle di quand’era bambina. E poi seppellirla, così come si seppelliscono i cani. Senza nome nè memoria. Nessuno doveva sapere dove era e che fine avesse fatto. Finchè un giorno qualcuno bussò la porta e ammanettò quell’uomo dal volto dalle mille rughe, proprio come tutte le coltellate che aveva sferrato al corpo della sua figlia disabile. Succedeva tanti anni fa dalle mie parti e ad oggi ancora rimane vivo il ricordo di quel terribile giorno. Quell’uomo avrà cancellato tutto ma non il ricordo.

  • Agnese

    Queste parole mi colpiscono come una lama nel buio,scusate l’analogia, e mi crano una profonda inquietudine. La lama del coltello,fredda e implacabile, diventa il tramite per scatenare una follia omicida che si annida tra i meandri della mente e si nutre del sangue innocente di coloro che si interpongono tra l’omicida e la realizzazione del suo essere, del suo terrificante desiderio di morte. La dinamica dell’azione è veloce,incalzante e anche la paura mi pervade ma non riesco a smettere di leggere. Mi piace percepire il terrore attraverso le parole, e questo breve estratto non delude, anzi ti incuriosisce e ti pone davanti a un bivio: far finta di nulla o continuare a leggere. Io vorrei leggere perchè i coltelli sono molto,molto affascinanti.

  • L.Carla

    Un thriller si,ma quanti di noi qualche volta vorrebbero tagliare,distruggere tutto e tutti,e qualcuno lo fa.
    La rabbia,tutto quello che non hai mai potuto dire,quello che la vita ti ha rubato,che le persone,a volte le più vicine ti hanno preso.
    Io l’ho sognato a volte di affondare un coltello,
    nella realtà affondo solo me stessa

  • Stefania C.

    Talvolta dentro di noi può scattare qualcosa che ci fa fare cose che altrimenti non avremmo fatto. Se siamo fortunati è un atto di coraggio o di eroismo. Altre volte però può essere una furia omicida che ci fa perdere la ragione e commettere atti esecrabili.
    E’ questa la spiegazione degli orrendi crimini che vengono commessi nel mondo e il brano evoca proprio questo “scatto iniziale” che porta il coltello a partire da solo… Da lì la furia omicida cresce, altri coltelli servono, non bisogna fermarsi, basta indugiare, senza smettere ami, ma continuare, ancora, ancora….

    E’ un raptus omicida che segnerà l’uomo e quando “si sveglierà” capirà che non potrà più tornare indietro…

  • Paolo

    Le cose che viviamo, vediamo e percepiamo del mondo accadono così come sono o solo cosi come le vede e le percepisce la nostra mente? Ossia, ciò che accade è l’oggettiva realtà, o è ciò che ci fanno percepire i nostri sensi? Noi possiamo affermare che qualcosa è un oggetto che possiede un colore perchè i nostri occhi lo vedono come tale e dire che è di colore “rosso”, “red” o “rouge” perchè la nostra cultura sviluppatasi nei secoli ha deciso così. Ma cosa accade quando le nostre percezioni sono diverse da quelle degli altri? E’ la nostra mente deviata o semplicemente vediamo e percepiamo le cose in modo diverso negli infiniti modi ammissibili? Capiamo allora che forse oggetti e comportamenti sono ritenuti tali non perchè sono così in maniera univoca, ma perchè i nostri sensi sviluppatisi nel corso degli anni, a modo di selezine naturale che ricorda tano quella di Darwin, ce li fanno cogliere e percepire in quel determinato modo. Ed ecco allora che l’uccisione della propria madre in modo quasi incosciente, ritenuto dal mondo intero una pazzia e un clamoroso danno al vivere in maniera sobria e civile, appare a noi così naturale.

  • Vincenzo

    Il dolore dell’animo umano che si rompe…

  • Donatella

    L’animo umano è fatto di luci ed ombre. Ma la parte più oscura del nostro essere a volte, può esserci fatale. Silenziosa si fa strada, lentamente dentro di noi, per poi esplodere, sopraffarci. Ci sentiamo estremamente forti, in grado di affrontare qualsiasi cosa. Ma tutto ciò che è marcio, malvagio, è destinato a durare poco. Come l’effetto di una droga, ci logora fino a renderci incapaci di reagire agli stimoli…la sua azione distruttiva ci crea dipendenza, ci svuota…diveniamo esseri mutilati. Non ci rimane che accasciarci a terra…aspettando una nuova ondata di questo brivido… oppure, aprire per un istante gli occhi..guardarci intorno,ammirare le cose da un’altra prospettiva e pensare che non ci ha ucciso ci può fortificare.

  • Silvia

    orrore puro; l’ansia che in ognuno di noi possa esserci un aspetto folle e oscuro di cui ignoriamo l’esistenza.
    e la curiosità di leggere questa storia, ovviamente.

  • Claudia

    Questa frase mi fa pensare al fatto che, nonostante tutti gli studi scientifici, quanto poco conosciamo il cervello umano e come questo possa reagire terribilmente alla rabbia… Davvero inquietante! Possiamo essere tutti potenziali vittime e tutti potenziali carnefici.

  • Alice

    «Ho paura di smettere, devo continuare, non riesco a fermarmi…»
    Sono queste le parole che più mi colpiscono. A scuotermi profondamente è l’idea che l’individuo giaccia inerme, vittima del suo stesso Io. Un ego, figlio eccentrico della morale dei costumi sociali o, piuttosto, soggetto agente emarginato, eterno esule del consorzio umano? L’idea che l’autodeterminazione e il razionale seguito del nostro agire, siano forse mediati da una coscienza che può anche non avere piena aderenza a se stessa, sta all’origine dell’insolubile matrice del male. Alcuni pensieri suscitano i più remoti e intimi turbamenti, idee oscene e inammissibili tormentano persino le menti più lucide e, poi, la colpa, l’onta si riversa in chi pensavamo non avrebbe mai potuto condurre azioni tanto deplorevoli. Perché tutto ciò accade? Che cosa scatena decisioni tanto violente? Il concetto di pazzia quanto giustifica e quanto “nasconde”?

  • daniela

    il mio nome, una voce calda …la mia mamma,
    una lama lucente,
    non fa più caldo,
    brivido,
    tremore,
    sudore
    lampi,
    …rosso
    tanto rosso,
    tepore
    ORRORE!!!!
    SIAMO SICURI CHE NON CI APPARTIENE?

  • cristina

    Questa frase mi fa pensare ad alcuni fatti di cronaca realmente accaduti, dove purtroppo c’é stato un figlio che ha colpito, ed una madre a terra, agonizzante, riversa in un lago di sangue. Penso che dare la colpa alla società oppure all’educazione ricevuta, sia un pò troppo facile. La società di oggi, sento dire, non ha più valori. La noia prevale, e si fa qualunque cosa pur di vincerla. In realtà, credo che la mente umana sia molto complessa. L’individuo é complesso, e ciò che avviene, sia un insieme di malattia, tara mentale, sfera delle emozioni, carattere, esperienze e un sacco di altre cose. Penso che l’essere umano, quando ci si mette, sia un misto di violenza, orrore e crudeltà indicibili. E’ essere senziente ed intelligente, quindi queste sue qualità può benissimo riversarle anche al negativo. La bestia é dentro di noi, ed a volte, affiora. Il black out é totale e porta la morte.

  • Luciana

    Grazieeeeeeee!!!!!!

  • Vincenzo

    Grazie!

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