Titolo: Se il diavolo porta il cappello
Editore: Salani
Genere: romanzo
Numero di pagine: 267
Anno di pubblicazione: 2013
Prezzo: € 13,90
Presso Salani Editore è uscito Se il diavolo porta il cappello di Fabrizio Silei, un romanzo per lettori adolescenti ed oltre. Il protagonista è Ciro, un ragazzino tredicenne, figlio di una ragazza madre e di un soldato americano di passaggio in Toscana. Vive con la mamma, quasi da selvaggio, per lo più da solo, nell’attesa del ritorno di quel padre “Qualche volta lo sogno, o forse no, forse lo immagino soltanto (pag.9)”. Ciro aveva un fratello gemello, morto all’età di tre anni, che tuttavia continua a vivere dentro di lui e a condividere con lui i sentimenti, in un dialogo intimo. Malvisto da tutti, colmo di risentimento per questa vita grama che lui e la mamma sono costretti a fare, umiliato dalla gente del suo paese che ordina ai propri figli di stargli alla larga, vive di dispetti e compiendo atti vandalici di ogni tipo. Un giorno incontra un giovane zingaro, Salem “Avrà avuto trent’anni: il volto ben rasato dalla mascella larga come una bozza di pane, un orecchino al lobo sinistro e un foulard verde, legato alla maniera dei pirati intorno alla testa (pag.25 – 26)”. Così Ciro scopre un popolo e una storia poco conosciuta, vivendo un’avventura senza precedenti che cambierà la sua vita e il suo modo di vedere il mondo.
Se il diavolo porta il cappello è un romanzo che parla di amicizia, di storia e di crescita. Affronta con garbo e coraggio argomenti universali come la guerra, l’accettazione della mancanza di un padre, la scoperta del diverso. Coniuga, in un equilibrio perfetto, i ricordi storici e la realtà quotidiana dell’Italia liberata degli anni Cinquanta, di un mondo rurale immerso in un rigoglioso paesaggio toscano. Silei, già vincitore del premio Andersen 2012 con il romanzo “Il bambino di vetro”, ha costruito una narrazione complessa, permeata di grande capacità narrativa, in grado di coinvolgere il lettore in ogni pagina, senza momenti di pausa. Ne nasce un’avventura rocambolesca e mozzafiato.
Il libro intreccia più narrazioni, unite dalla voce del protagonista, Ciro. “Ciro è un nome del Sud e mia mamma me lo aveva messo perché mio padre, prima di passare di qui era stato a Napoli, chiamava tutti i ragazzi così. Forse pensava che Ciro volesse dire ragazzo (pag.15)”. Ciro narra se stesso: è connotato dal marchio di “bastardo”, se lo porta appresso fin dalla nascita; racconta la povertà della vita quotidiana, il dialogo con il fratello gemello morto, la speranza e il desiderio di vedere quel padre che non ha mai avuto. Infatti l’autore inserisce alcuni capitoli in corsivo, dove il protagonista immagina situazioni con gli esiti più diversi in cui incontra il padre e vengono narrati proprio come potrebbero venire in mente al ragazzo nel suo quotidiano, mentre cammina, prima di addormentarsi o in qualsiasi altro momento della giornata.
Racconto importante, complesso, ha anche un background storico che rievoca lo sterminio degli zingari ad opera dei nazisti, così attraverso gli occhi di Ciro tanti lettori potranno conoscere la Shoah di questo popolo, il Porrajmos, un evento piuttosto in ombra dell’Olocausto. “I libri di Storia non lo ricordano. Ma la rivolta degli zingari fu una delle poche che ci furono ad Auschwitz e senz’altro la più coraggiosa e memorabile. […] Il 2 agosto 1944 le SS vennero pacificamente a prendere mille persone, gli uomini e le donne più forti con il pretesto di mandarle a lavorare, e divisero la popolazione zingara dallo zigeunerlager lasciando solo i più deboli, le donne meno forti e i bambini” (pag.189). Per tutto il romanzo il ritmo narrativo è straordinario e fino all’ultima pagina il lettore è dentro la storia.
Silei ha voluto parlare ai ragazzi, l’età consigliata per la lettura è dai 12 anni. Personalmente ritengo che non ci sia un’età per conoscere la cultura degli zingari e le vicende da loro attraversate nel corso della Storia.