Il teologo Vito Mancuso affronta nel suo ultimo libro, presentato sabato pomeriggio al Salone internazionale di Torino, insieme con la filosofa Chiara D’Agostino, il grande tema del rapporto tra religione e gerarchie ecclesiastiche. “Un libro curioso” l’ha definito D’Agostino che affronta un tema centrale, che riguarda tutti come l’esistenza di Dio, con spirito leggero e con grande capacità di sintesi. Non mancano com’è stile di Mancuso, le dichiarazioni fulminanti, come quando sostiene che la logica di Gesù è diversa dalla logica della Chiesa cattolica romana.
<<Il vero problema è creare legami – ha sostenuto il teologo – la frammentazione delle comunità è sotto gli occhi di tutti e la Chiesa come istituzione è una cartina di tornasole di questo disagio>>.
Criticare la Chiesa non vuol dire abbandonarla e convertirsi al protestantesimo. <<Anche se la storia dei pontefici non è una storia di santità – ha osservato Mancuso – e dove gli scandali della pedofilia sono acqua di rose in confronto, non potrò mai essere protestante perché lì si nega la visione ottimistica della natura e della libertà umana>>.
<<Chi fa carriera nella Chiesa è colui che è leale all’istituzione e non chi ha tensione spirituale>> ha insistito il teologo. I difetti e i problemi della Chiesa sono tanti, ma <<negare l’istituzione non risolve il problema; non sono anarchico come non lo era nemmeno Gesù>>. Per risollevarsi, occorre ritornare alla capacità di aggregarsi