Titolo: Requiem del dodo
Editore: Miraggi edizioni
Genere: Romanzo
Numero di pagine: 109
Anno di pubblicazione: 2012
Prezzo: Euro 12
Arianna Gasbarro nel libro Requiem del dodo riesce ad affrontare con vivacità e leggerezza un tema impegnativo: la morte. Mia, protagonista femminile del romanzo, ricorda continuamente la morte grazie alle sue professioni: infatti è una tombasitter e, per arrotondare lo stipendio, interpreta in un documentario la parte dell’animale simbolo dell’estinzione: il dodo. E, proprio sul set del documentario, incontra Mattia, giovane regista alla ricerca del modo migliore per affermarsi nel mondo del cinema. “Pensa, razza di idiota buono a nulla. Non vorrai mica buttare via i tuoi anni migliori dietro a questi ridicoli filmucoli per bambini?” (pag. 10).
Anche Mattia è strettamente legato alla morte che è continuamente nei suoi pensieri, infatti ha appena perso un suo caro e giovane amico. E se a parole afferma di aver superato lo shock, la realtà è ben diversa: il suo animo è ancora turbato e il pensiero della morte lo accompagna giorno e notte. Così Mia espone al giovane parecchie teorie sull’argomento, su quello che si diventerà e sui flussi di energia che derivano dai corpi senza vita. “devi solo varcare la soglia e lasciarti alle spalle tutte le idiozie che ti hanno tramandato sui cadaveri e la morte. Accantona quelle superstizioni e forse avvertirai qualcosa, come una sorta di sorgente vitale, una rigenerazione, un flusso che ti pervade la carne” (pag. 11).
All’inizio si etichettano queste teorie come assurde e senza senso ma, proseguendo nella lettura, pagina dopo pagina, si arriva a pensare che forse così assurde non sono: probabilmente è il modo di pensare alla morte che la rende così terribile e non tanto il fatto in sé. La ragazza cerca di aiutare Mattia a farsi chiarezza dentro, ad affrontare la sua tristezza per farla sparire e lo porta addirittura a presenziare a funerali di sconosciuti. Continuamente gli parla di morte e lo fa davanti ad una birra, come se fosse la cosa più naturale di cui discutere a tarda sera in un pub dopo una giornata di lavoro. E’ dunque questo modo così spontaneo e apparentemente superficiale di trattare la morte aiuterà Mattia ad elaborare il suo lutto e proseguire nella vita con coraggio ed entusiasmo. Sfondo del romanzo sono l’uggiosa e grigia Londra e i suoi camposanti, cimiteri diversi da quelli italiani, dei veri e propri parchi, dove la gente si ritrova a passeggiare, chiacchierare o semplicemente leggere. Ambientare dunque il romanzo a Londra è stata una scelta molto felice poiché getta sulla morte una luce diversa, diventa meno tetra e nemica e la si “assapora” come una cosa naturale da non temere ma accettare con convinzione. “Su una cosa però Mia ha ragione: i cimiteri di Londra hanno davvero qualcosa di speciale: si riesce a raggiungerli. A Roma la vecchietta non ha neppure la bega di portare i fiori al marito defunto” (pag. 19).