Autore: henriette roosenburg
Data di pubbl.: 2021
Casa Editrice: Fazi editore
Genere: Biografia
Traduttore: Arianna Pelagalli
Pagine: 278
Prezzo: 18
La Seconda Guerra mondiale è ormai sul punto di terminare. Hitler è morto e la Germania è crollata. Del regime nazista e della sua folle pretesa di dominare il mondo non rimane assolutamente nulla, se non macerie fumanti e soldati in fuga. Non manca molto perché il mondo intero scopra l’orrore che la dittatura tedesca nascondeva: i campi di concentramento.
È proprio in uno di questi luoghi dove l’orrore si è incarnato che si trova Henriette Roosenburg. La sua colpa? Essere parte della resistenza. Henriette prima della guerra era una giovane che aveva tutto. Di buona famiglia, con una ottima istruzione ma l’arrivo delle camicie nere tedesche l’ha costretta ad affrontare una realtà terribile: scegliere se rimanere silenziosa in un angolo e guardare il mondo bruciare o lottare per contrastare l’invasione tedesca. Henriette diventa una staffetta della resistenza. Si muove di nascosto, circola nelle città, raccoglie informazioni che trasmette ai comitati della resistenza e all’esercito alleato che si trova a Londra. Una missione pericolosa la sua che le costa molto caro. Viene catturata, umiliata e imprigionata nel campo di concentramento di Walheim e su di lei pende minacciosa una condanna a morte. La morte non arriva. I russi entrano nel confine orientale tedesco e aprono le porte del campo. I prigionieri sono liberi, possono tornare a casa. Henriette, assieme a Joke e Nell (le sue sfortunate compagne di prigionia) decide di provare a tornare a casa. Ma come può apparire il mondo agli occhi di chi è stato prigioniero nell’orrore più grande della storia?
Molti sono i libri che raccontano di quello che fu il regime nazista. Si parla della violenza fisica e psicologica che investì tutti coloro che ne furono colpiti, specie i prigionieri. Si parla delle azioni dei soldati, delle disperate tattiche militari e si parla di come l’ideologia nazionalsocialista abbia profanato il concetto di umanità privano le persone di fede ebraica del loro status di uomini, riducendoli a meno delle bestie. Henriette Roosenberg, che pubblicò questo libro autobiografico nel 1957 (appena dieci anni dopo la fine della guerra) testimonia con il suo vissuto non solo il suo incredibile coraggio e la forza delle sue idee (e del suo spirito) ma anche come abbiano fatto i sopravvissuti ai campi tedeschi a tornare a vivere. Il mondo non è diverso solo perché le bombe e i proiettili hanno sventrato il paesaggio o perché i simboli di un potere tanto odiato sono stati abbattuti e sostituiti. Il mondo è diverso perché non sembra vero agli occhi di chi ha subito l’orrore fisico e mentale. Tutto appare innaturale e la prigionia continua, dentro i propri pensieri e dentro le anime orribilmente spezzate da mille torture. Una testimonianza dura e forte, riscoperta dopo oltre cinquant’anni e riportata al grande pubblico perché non conoscesse solo la testimonianza di vita di una donna ma perché, in tempi come i nostri, ci si ricordi di gesta coraggiose del passato, gesta che sono state fatte da uomini e donne che hanno rischiato tutto per garantire a chi scrive e a chi legge, la possibilità di assaporare la bellezza della libertà