OLTRE LA PENNA di… Diego Galdino

Continuavo a guardare l’orologio. Oggi non verrà. Questo pensiero s’insinua nella mia mente tutte le mattine alla stessa ora. Poi, improvvisamente, svolta l’angolo e si dirige a passo lento verso la fermata dell’autobus, come se per lei tardare cinque minuti fosse la cosa più naturale del mondo. A quel punto ecco che la mia giornata prende un senso, un significato. Quanti minuti saranno passati dall’ultima volta che l’ho…Ma sì dai, un’occhiatina, l’ultima. Mi sa che guardare l’orologio è diventato un tic. Oggi piove pure…E fa freddo. Ecco il mio autobus, ma no, non lo prendo. Aspetto ancora qualche minuto. Magari mentre scendeva le scale del palazzo dove vive le si è rotto un tacco ed è dovuta tornare a casa per cambiarsi le scarpe. L’acqua scivola dall’ombrello e infinite gocce di pioggia bagnano il marciapiede vicino ai miei piedi. Devo convincermi che non ne valga la pena. Che avrà mai di speciale questa ragazza? Pessima idea.

Ora comincio a elencare nella mia mente tutto ciò che mi piace di lei e alla fine, come al solito, ecco che il pensiero dipinge davanti ai miei occhi la donna della mia vita di cui neppure conosco il nome. Ha ragione mio fratello, sono un cretino con la patente. Sono anche diventato argomento di conversazione al lavoro da lui. Ovviamente i colleghi uomini sono indignati dalla mia vigliaccheria, le colleghe invece fanno il tifo per me, anche se i loro “che tenero!” sanno un po’ di presa in giro. Forse ha ragione mio fratello. Quasi, quasi corro dietro all’autobus, se si ferma al semaforo dovrei riuscire ancora a salirci su. Sempre se convinco l’autista ad aprirmi, ma ormai lo posso considerare mio amico…Mah! Magari mi considera un cretino pure lui. Ma no, dai! Ormai sono sei mesi che l’aspetto qui alla fermata, un giorno in più, uno in meno, che cambia. Bella è bella, nessuno mi direbbe il contrario.

Giuro, io ci ho provato a parlarle. Un giorno le ho chiesto anche l’ora.

Certo per farlo ho dovuto lasciare a casa l’orologio…e il cellulare. Nella vita quando uno fa una cosa o la fa per bene, o non la fa per niente. La mia giornata perfetta con lei è stata quella mattina che tirava vento e a un uomo davanti a noi è volato via il cappello. Vederlo corrergli dietro, per un attimo, ci ha fatto ridere all’unisono e, se non ricordo male, ci siamo addirittura guardati per un secondo o due. Durante quella settimana mi sono allenato davanti allo specchio del bagno, cercando uno di quei sorrisi capaci di dire tutto senza dire niente. Alla fine pensavo di averlo trovato e la sera l’ho fatto vedere a mio fratello, ma la sua reazione mi ha lasciato intendere che era il caso di lavorarci un altro po’. Con la ragazza di cui sei innamorato e che vedi per dieci minuti la mattina alla fermata dell’autobus un sorriso non si può sprecare, perché se sbagli, poi devi aspettare il giorno seguente per riprovarci e il giorno seguente ancora…  Mamma mia quanto piove… Avrei dovuto prendere l’autobus, chissà il prossimo quando passa. Rischio pure di fare tardi al lavoro… Rischio… Rischio… Com’era quel proverbio? “Chi non risica non rosica”… Beh! Un po’ io sto a rosicà! Ma non credo che sia questo che intendeva il proverbio. Però una cosa va detta: da sei mesi a questa parte curo molto di più il mio aspetto. È vero che la mattina mi devo alzare mezzora prima per decidere cosa mettere, ma alla fine il risultato finale dà soddisfazione… fino alla fermata dell’autobus. Penso che mi stia venendo la sindrome dei conduttori dei telegiornali… Chissà se quando stanno in diretta a dare le ultime notizie pensano mai che qualcuno a casa possa dire “Ma questo si mette sempre la stessa cravatta?” Ah! Ecco l’autobus! Era ora… Che tristezza. Una giornata senza di lei, intera, piena.

Non sono abituato, sarà dura…E se invece fosse la volta buona che non ci penso più? Seee! Vabbè! Se però anche domani non viene, basta! Tra noi è finita e prendo la metro, che ci metto anche di meno. Ok, fammi chiudere…l’ombrello. Dai, rallenta. Bravo così. Tanto sotto la porta a soffietto di Costantino ci devono passare tutti no? Aspetta! Aspetta! Questo profumo io lo conosco, ma dove… “Ciao mi chiamo Flavia. Ieri finalmente ho preso la patente, ti serve un passaggio?”

 

DIEGO GALDINO, classe 1971, vive a Roma e ogni mattina si alza alle cinque per aprire il suo bar in centro, dove tutti i giorni saluta i clienti con i caffè più fantasiosi della città. Dopo shakerare, scrivere è la sua grande passione. Per Sperling & Kupfer ha scritto ‘Il primo caffè del mattino’ (2013), già pubblicato anche in Spagna e Germania, e ‘Mi arrivi come da un sogno’, in uscita il 4 febbraio.

 

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