OLTRE LA PENNA di… Andrea Valente

TITIC E TITAC

“Fai lo scrittore – mi dice una ragazzina con il sorriso grintoso – ed è un bel lavoro davvero.”

Non posso che annuire.

“E hai scritto libri con un astronauta, un esploratore polare, un velista estremo. – Continua e io continuo ad annuire – Ecco, quelli sono lavori avventurosi, che racconterai finché campi, in cui ogni giorno è un romanzo… Non il tuo, che te ne stai a casa e scrivi.”

“Non ti senti – conclude – una schifezza?!”

I suoi compagni sghignazzano, la prof si imbarazza, io ci penso, poi annuisco di nuovo, perché messa così è difficile darle torto.

Me ne sto comodo sul divano, con il computer sulle ginocchia, la musica nell’aria e, titic e titac, scrivo. Finché non mi viene voglia di un caffè, allora salvo, sposto il computer e lo appoggio sul cuscino, mi alzo, vado in cucina, acchiappo la caffettiera Moka Express, la apro, getto il caffè dell’ultimo caffè, la sciacquo, rigorosamente senza detersivo, poi verso l’acqua nel serbatoio fino alla valvola, inserisco il filtro, aggiungo qualche cucchiaio di polvere di caffè Cremador, chiudo per bene, poggio sul gas, fiamma bassa e in cinque minuti mi servo un caffè che è un meraviglia. Poi me ne torno di là, riprendo il computer e, titic e titac, continuo da dove avevo interrotto.

Ecco, tu vai nello spazio, che è bello, affascinante, intrigante, avventuroso… Prima o poi avrai voglia di un caffè. Come fai? Certo non potrai versare l’acqua nel serbatoio della caffettiera, perché l’acqua non esce dal rubinetto, nello spazio, né dalla bottiglia. Ti porti la caffettiera con l’acqua già dentro? Bene, d’accordo. Come fai ad aggiungere la polvere di caffè? Riempire il cucchiaio non sarà un problema, ma poi, se lo giri, quella se ne resta là sotto, senza cadere. Ho capito: ti porti la caffettiera già pronta con l’acqua e il caffè. Come la mettiamo con la fiamma? Sulla Terra la fiamma è allungata perché l’aria calda è leggera e quella fredda è pesante: una va in su e l’altra va in giù, se ci metti la mano sopra ti scotti, se la metti sotto non succede nulla. Ma nello spazio il caldo pesa zero, il freddo pure e nessuno se ne va da nessuna parte. L’unica è usare una caffettiera elettrica. Così facendo il caffè viene su, perché è questione di pressione e funziona anche lassù, ma il vero problema insormontabile sarà versarlo nella tazzina, perché non ci andrà. A berlo direttamente dalla caffettiera sarà il tuo ultimo caffè.

Io invece salvo, appoggio, vado, apro, sciacquo, verso, aggiungo, chiudo, accendo, servo e titic e titac.

Adesso vai al Polo Nord, che è bello, avventuroso, affascinante e intrigante… Vacci in inverno, perché il ghiaccio tiene meglio e gli orsi polari si spera siano in letargo. Però in inverno è quasi sempre notte e le temperature se ne stanno tra i quaranta e i cinquanta gradi sotto zero. Vai a spasso trascinando la tua slitta e prima o poi avrai voglia di un caffè. Ti fermi, metti in sicurezza ogni cosa, che non scivoli via, quindi prendi la pala e scavi nel ghiaccio, che non è proprio la sabbia di Copacabana… Scavi grossi blocchi di ghiaccio, che metti uno sull’altro in circolo e ti costruisci un bell’igloo. Ti infili dentro e, con il calore del tuo corpo, scaldi un po’ l’ambiente fino a meno dieci, che resta gelido, ma rispetto a meno cinquanta è piena estate. Prendi un pezzo di ghiaccio, lo metti in un pentolino, accendi il fornello e lo sciogli. Versi l’acqua che otterrai nel serbatoio della caffettiera, aggiungi il caffè, chiudi, posi sulla fiamma e, dopo un’ora, verserai una cosa che gelerà all’istante e ti resterà un ghiacciolo al caffè, che non è la stessa cosa, ti assicuro.

Io invece salvo, appoggio, vado, apro, sciacquo, verso, aggiungo, chiudo, accendo, servo e titic e titac.

Ora vai in barca a vela, da sola, che è bello, intrigante, avventuroso e affascinante… Sei nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico, che è pacifico soltanto nel nome: onde alte trenta metri, venti impetuosi, spruzzi dappertutto, balene, pirati, sottomarini gialli e tutto il resto. Hai una mano sul timone, una sulla randa, un piede sulla bussola, l’altro in precario equilibrio e in quella tempesta capita di non sapere dove sia l’alto e dove il basso. Però ti viene voglia di un caffè. Con un pentolino prendi l’acqua del mare, la distilli e ne togli il sale, poi la versi nel serbatoio e tutto il resto lo sai. Metti la tua Moka sul fornello e aspetti, ma alla prima ondata raggiungerà il relitto di qualche galeone laggiù negli abissi.

Io di nuovo salvo, appoggio, vado, apro, sciacquo, verso, aggiungo, chiudo, accendo, servo e titic e titac.

Hai capito, ragazzina dal sorriso grintoso, perché faccio lo scrittore e lascio l’avventura a chi vorrà? Sì, per il gusto di raccontare e questo e quello, ma soprattutto, senza alcun dubbio, perché mi piace il caffè!

 

 

Andrea Valente è nato a Merano nel 1968. Da bambino ha imparato a usare la macchina da scrivere prima della penna. La biro gli serviva per disegnare. Poi è diventato famoso con il personaggio della Pecora Nera. Con Gallucci ha pubblicato E la vita l’è bella!Non sta mai fermaChissà perchéPazza ItaliaTirabusciòQuando Babbo diventò NataleLa fantastica storia della prima OlimpiadeIl ritorno della BefanaHai voluto la bicicletta?!Il libro ficcanaso e Cervelloni d’Italia. Durante l’anno incontra un sacco di ragazzi nelle scuole. Se vuoi conoscerlo, puoi visitare il suo sito all’indirizzo www.andreavalente.it Ma devi ricordarti di dargli del tu, altrimenti si offende.

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