Autore: Zaccuri Alessandro
Data di pubbl.: 2016
Casa Editrice: Marsilio
Genere: Romanzo
Pagine: 120
Prezzo: 16,00
L’autore e giornalista Alessandro Zaccuri ha dato alle stampe, Marsilio editori, l’ultima sua opera Lo spregio. Si tratta di un romanzo breve, ricco tuttavia di spunti di lettura tra le cui tematiche emerge il rapporto padre-figlio. La narrazione, dai risvolti tragici, disegna i contorni di una storia praticamente di soli uomini che nega la parola alle presenze femminili.
Siamo negli anni novanta. In un piccolo paese del comasco al confine con la Svizzera vive Franco Morelli, detto il Moro. Gestisce un esercizio dalle molteplici attività: bar – locanda – trattoria. Giustina, la ragazza timida e servile che presta la sua opera di cuoca e cameriera nella trattoria, diventa sua moglie col solo scopo di dare una madre ad Angelo, un trovatello abbandonato davanti al locale, che deve risultare agli occhi della gente suo figlio naturale. Nessuno infatti deve sapere che per questo piccolo lui non è il vero padre. L’esercizio, la Trattoria dell’Angelo, però non è che la copertura di entrate illecite che il Moro ricava dal contrabbando e dalla prostituzione. Solo crescendo Angelo scopre quali sono le reali fonti di guadagno del padre e anziché odiarlo decide di essere come lui e di emularlo. Sulla sua strada incontra Salvo, rampollo di una famiglia del Sud mandata in paese in soggiorno obbligato. Tra i due ragazzi nasce una profonda amicizia che li induce a condurre una vita dissennata, da spendaccioni. Col passar del tempo questo legame si trasforma in competizione e Angelo commette un errore che agli occhi della famiglia tutta di Salvo diventa fatale. La punizione dello “spregio” sarà terribile come le conseguenze, così la storia si trasforma in tragedia.
L’abilità di Zaccuri sta in primo luogo nel proporci dei personaggi magistralmente connotati. Il Moro, figura silenziosa che non esterna mai i suoi sentimenti, ama di un amore totale il figlio trovatello tanto da offrirsi al suo posto quando questi si trova nei guai più seri pur di salvarlo. Angelo, giovane ingenuo e buono, non accetta la sua posizione, per quanto già privilegiata. In lui spicca il peccato di presunzione: vuole primeggiare emulando prima il padre e poi l’amico superandolo. Questi, Salvo, al contrario è l’opposto di Angelo. Giovane spavaldo rappresenta la figura del prescelto, colui che si salva. Dall’incontro tra questi due personaggi e dall’ambizione di Angelo di diventare come l’amico nascerà lo scontro che si legge anche tra due differenti tipi di criminalità. Da un lato i traffici illeciti del Moro, condannabili ma quasi umani, dall’altro la spietata criminalità della famiglia di Salvo che impernia tutto sull’onore, il rispetto e l’incapacità di accettare un torto subito, ovvero “lo spregio”da punire in maniera esemplare. Due coppie padre-figlio decisamente una antitetica all’altra. Infatti al legame elettivo tra Moro e Angelo fa da contraltare la parentela di sangue tra Don Ciccio e Salvo. In questa narrazione giocano un ruolo fondamentale i rapporti padre-figlio che nelle figure del Moro e di Angelo sono di incomunicabilità tanto che l’amore che li lega pare dover attendere il momento della tragedia per potersi manifestare. Ma Zaccuri mostra anche la sua bravura di narratore nel vestire la trama con una prosa asciutta, misurata nell’utilizzo dei termini, tanto che tutto ciò che conduce alla catastrofe è narrato con grande naturalezza. Il suo stile ben si sposa al dipanarsi della storia fino alla tragedia che fa seguito a quello che è considerato uno spregio. Il libro rivela tutta la sua durezza soprattutto nella parte conclusiva dove si mettono in luce la crudeltà e l’assurdità perpetrate dalla cultura mafiosa. Dunque un romanzo difficile, che lascia il segno in chi intende cimentarsi in questa lettura.