Confine svizzero forse sopra Tirano – repertorio II guerra mondiale
A dispetto del cognome di un artista di cui egli si vagheggiava prossimo ed erede, il ruolo assegnato al giovane nella guerra che la patria si ingegnava di evitare, fu quello di fucilière a guardia dei confini oltre i quali, in altre patrie, tutti fucilavano tutti. Il giovane Füssli tuttavia era certo che la guerra gli avrebbe dato il tempo di dedicarsi ai grandi quaderni intonsi, con un’opportuna scorta dei quali era partito verso la sua assegnazione. Con distratta attenzione al temuto fantasma dell’invasione, sempre pronto invece di matita e carboncino, si dedicava con la vista e la memoria a ogni scorcio di cime e valichi sui quali lui e il suo reparto dovevano vegliare. I suoi compagni, scarsi in critica d’arte ma forti degli unici giudizi inoppugnabili, ci-piace-ci-dispiace, contenti di poter comparare i tratti rapidi e neri del loro Füssli ai loro portali e stüe gotici e barocchi, al riconoscersi nei loro ritratti incantati davanti a bàsle di polenta*, assorti intorno a pignatte di patate, in pose di infantile accortezza sulle cassette di munizioni federali Altdorf, di sé e del loro Füssli si compiacevano. Questi però amava di più la natura solitaria attrice del proprio dramma, la quiete intatta del ghiaccio, il vagare della nebbia tra le rocce, il sopravvenire vario ed improvviso del più-oltre-non-si-può, giù per il quale scivolando, la bruma sembrava di giorno abbrunarsi di un’oscurità maligna ma paga del proprio orrore.
Mantelli a spiòvero, fucili ciondoloni, in una notte di nevischio Füssli e cinque compagni uscirono da un bosco di làrici, allo scoperto di una discreta radura, quota 1469, divisa in mèzzo da un reticolato, interrotto dal duplice non-oltre di uno strapiombo e di un dirupo. Il nevischio stordiva la luce delle loro lampade, confondeva la vista e l’udito ai fucilièri ma ad un tratto, dlìn, benché attutito essi distinsero un tinnìto, dlìn dlìn. Imbracciarono le loro armi, si distanziarono tra loro e, con passo da orologiai, gli uomini avanzarono verso il reticolato. Dlìn, Oh, mormorò Füssli. Alla luce della sua torcia brillavano le pupille orizzontali di otto capre impigliate più nel loro stupore che nel filo spinato. Da oltre il nevischio arrivavano altri suoni o forse no. Füssli si affrettò a far passare le capre alla libertà. Di un nuovo gregge, di nuovi campanelli. Di quella notte esiste un quadro, Gli occhi delle capre. Collezione privata.
- in dialetto di Valtellina stüa, schtüa, è la stanza principale di un’abitazione tradizionale, di solito foderata di legno intagliato e dotata di una stufa in cotto o refrattario, variamente concepita e decorata, secondo il gusto e lo stile di ogni epoca. Bàsla è diffuso termine lombardo per tafferìa o piatto di legno tradizionale in cui servire la polenta.
Gioacchino Rossini-Guglielmo Tell-Finale–Muti – https://www.youtube.com/watch?v=jiHVDgLWpts
Gioacchino Rossini-Guglielmo Tell– opera completa – https://www.youtube.com/watch?v=4NufaurLuCw
Pietro Boschetti – La Svizzera e la seconda guerra mondiale nel rapporto Bergier – Casagrande ed.
RAI Sigla – https://www.youtube.com/watch?v=jz-tjOUjBNA