Domenica scorsa a Report Giovanna Boursier si è occupata del caso Amazon, sollevando alcune importanti questioni. Il problema alla base è molto semplice: Amazon Italia produce reddito in Italia, ma paga le tasse in Lussemburgo, dove c’è il quartier generale. Il giro della multinazionale è di 50 miliardi di dollari, ma evita di fornire dati specifici per ogni nazione (anche a società di ricerca come Nielsen) per evitare di comunicare indirettamente l’ammontare dell’evaso. Il colossal del commercio online riesce in questo modo ad aumentare l’utile pagando il 4% delle tasse rispetto per esempio al 30% pagato dall’italiana IBS.
Nel Regno Unito è stata avviata un’indagine dalla Commissione dei Conti Pubblici del parlamento inglese e sembra che Amazon sia sotto inchiesta. In Francia il fisco ha appena chiesto 252 milioni per tasse arretrate e sanzioni e in Italia la questione è stata appena sollevata. Certamente una maggiore integrazione dei regimi fiscali europei può rappresentare una soluzione, anche se per ora appare lenta e di difficile attuazione. Sicuramente il mercato online ed editoriale è in questo modo nettamente sbilanciato a favore della multinazionale, che oltre alle grandi dimensioni può contare su un margine molto più elevato rispetto alla concorrenza.
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