Autore: Boeri Tito, Garibaldi Pietro
Data di pubbl.: 2011
Casa Editrice: Chiarelettere Editore
Genere: Saggi
Pagine: 153
Prezzo: 13
Che il nostro Paese abbia bisogno di cambiamento è una storia vecchia. Ma la scusa che i politici hanno sempre accampato per non innescarlo è che “non ci sono i soldi per fare le riforme”.
Ma questo non è affatto vero. Anzi, le riforme permetterebbero di diminuire la spesa pubblica.
Almeno, è questo il punto di vista di Tito Boeri (docente di Economia alla Bocconi di Milano) e Pietro Garibaldi (direttore del Collegio Carlo Alberto e docente di Economia all’Università di Torino), in questo libro dalla lettura agile ma dagli argomenti tutt’altro che leggeri.
In dieci capitoletti fitti di osservazioni e proposte meditate, gli autori offrono una panoramica dei principali aspetti economici, politici e sociali che andrebbero una volta per tutti affrontati per consentire all’Italia di rinascere.
“Tornare a crescere”, affermano infatti, “è l’unico modo per rendere il nostro debito sostenibile”. Dal mercato del lavoro alle regole sull’immigrazione, sino alla regolamentazione delle professioni, alle pensioni, alla pubblica amministrazione e al sistema del credito alle imprese, l’Italia ha bisogno di attuare delle scelte che le permettano finalmente di svecchiarsi e di ricominciare.
Ad esempio? Si dovrebbe iniziare, dicono i due economi, a incoraggiare l’afflusso di immigrati dotati di un livello medio-alto di istruzione, quelli cioè più propensi a lasciare il proprio Paese per cercar fortuna altrove. Invece, continuiamo a trattarli come se fossero clandestini da tenere sotto stretta sorveglianza: basti pensare, osservano gli autori, che gli immigrati con laurea guadagnano – a parità di età, genere ed esperienza lavorativa – circa il 30 per cento in meno degli italiani. Non stupisce quindi che il giovane studente di dottorato extra-comunitario debba richiedere il rinnovo del permesso di soggiorno ogni anno, invece che usufruirne di uno valido per l’intera durata degli studi. Un vero peccato, visto che l’immigrazione qualificata potrebbe dare una notevole spinta alla nostra economia.
E cosa dire della situazione lavorativa femminile? Affermano gli autori: “Il nostro è l’unico Paese in cui le donne – sommando le ore di lavoro remunerato e quelle tra le mura domestiche per attività che generano valore per tutti i componenti del nucleo famigliare (pulizia, cucina…) – lavorano più degli uomini”. Dovrebbe essere incentivato il lavoro femminile fuori di casa, con aiuti condizionati all’impiego. Perché bisognerebbe tornare a vedere la famiglia come ammortizzatore sociale, in grado di supportare gli altri individui che ne fanno parte nel momento delle difficoltà economiche.
Tutto vano, questo, se non si dà allo stesso tempo l’opportunità di svilupparsi alle piccole imprese, che molto spesso sono proprio a gestione famigliare. Spiegano Tito Boeri e Pietro Garibaldi che, dietro la profonda crisi di queste realtà imprenditoriali, c’è soprattutto una parte della legge contro l’usura. Introdotta per evitare che le banche applicassero tassi troppo alti alla clientela, questa è finita paradossalmente per spingere molti, tagliati fuori dai prestiti dalle banche, fra le braccia degli usurai.
A questo problema specifico si aggiunge, poi, un più generalizzato immobilismo delle professioni in Italia, spesso basate su meccanismi dinastici e di auto-difesa che nulla giovano al Paese. Ecco, allora, un discorso ben caro anche al nuovo Presidente del Consiglio, Mario Monti, ovvero la riforma degli ordini professionali. L’opinione degli autori? Gli ordini dovrebbero garantire qualità e rispetto dei codici deontologici ma non proteggere interessi di carattere personale. Alcune possibili mosse per raggiungere questo scopo: niente numeri chiusi (come ad esempio quelli per l’inclusione negli albi notarili), ricorso a commissioni di esame composte da persone che non esercitano la professione e, se ciò non fosse possibile, almeno separare le sedi di esame da quelle di correzione.
Molte altre ancora sono le idee contenute in questo libro (non ultima, una significativa riduzione del numero dei parlamentari e il divieto a questi ultimi di sommare più redditi). Per una volta, i temi più scottanti del “Bel Paese” vengono affrontati in modo chiaro e diretto, con uno sguardo al presente e al futuro realistico ma propositivo al tempo stesso.