Autore: Vichi Marco
Genere: Noir
Pagine: 201
Prezzo: 16.00€
L’ultimo libro di Marco Vichi è di quelli che lasciano il segno. Per la particolarità del punto di vista, quello di un clochard, con tutta l’assurda drammaticità della sua storia e di “quelli come lui”, ma non solo. C’è molto di più: c’è che lascia dentro una sensazione penetrante, quasi fisica, del male presente nella società, nelle persone più o meno “normali”, nella vita quotidiana.
Rocco conduce un’esistenza squallida e desolante “Andare in giro a piedi nudi lo riempiva di vergogna. Si era messo a cercare nell’immondizia come un forsennato, sperando di trovare delle scarpe vecchie, ma aveva trovato tutta la merda del mondo tranne un paio di scarpe.” ( p.14).
Personaggi inquietanti e brutali, creature reali da film dell’orrore popolano la sua realtà: “…Steppa era una bestia delle peggiori. Due braccia enormi, il capo bozzoloso senza un capello. Lo chiamavano Steppa perché raccontava di aver perso quasi tutte le dita dei piedi in Russia, per colpa del gelo. Era capace di lanciarsi in vaneggiamenti brutali contro il genere umano, e magari un minuto dopo te lo ritrovavi accucciato ai piedi che smocciava e chiamava mamma” (p.24).
Di colpo però accade qualcosa:c’è una foto su un manifesto, che lo riporta indietro di anni, alla radice dei suoi problemi. Così vediamo materializzarsi anche un altro volto, che non è appeso ad un muro ma impresso nella memoria di qualcosa accaduto cinquant’anni prima : “Dopo mille anni stava ripensando a lei. La sua memoria sembrava una palude che aveva inghiottito tutto…tranne lei. Bella come un’attrice. I capelli biondi sempre un po’ spettinati, che a volte le finivano in bocca” (p.26).
Rocco è stato vittima di un equivoco, dell’ignoranza della gente e della cattiveria di qualcuno. Basta poco per entrare nel vortice della disperazione. Era l’Italia della guerra e l’autore è abile nel farci entrare in questa epoca, nelle sue atmosfere e sensazioni .
Ci sono però anche un nome e una data e improvvisamente il tempo torna ad avere interesse, per uno che fino a pochi istanti prima non sapeva più nemmeno che anno fosse.
“Erano quarant’anni che le sue giornate erano vuote di ogni significato. Adesso volontà e desiderio lo stavano come resuscitando, riportandolo con la memoria ai tempi in cui ogni minuto della sua giornata era dominato da progetti e propositi. Era bello scoprire che la sua anima non era del tutto morta” (p.65).
Sette giorni per trasformare la rabbia in una vendetta. Sette giorni per inventarsi emblematicamente il riscatto di un popolo, quando Rocco coinvolge nella vicenda Bobo, un ebreo deforme. Ma non è giusto svelare troppo: la sensazione per il lettore deve essere quella di un orrore crescente, di un desiderio per quanto difficile di giustizia scoprendone pagina per pagina i risvolti.
“La vendetta” è un romanzo breve in cui ogni in ogni singolo capitolo si alternano scene di minuti e poche righe che descrivono anni, dando al lettore nell’insieme il senso di una vita fatta di pochi fatali momenti.
I toni noir dominano e catturano il lettore in suggestioni gotiche tra corvi, pipistrelli e topi e nelle pagine che scorrono l’”Uomo Nero” si delinea ed assume le caratteristiche dell’uomo di successo, arrivista e spregiudicato, nei sentimenti e nell’etica: ed è il male che cresce, che ci attanaglia man mano che incalza il piano della vendetta.