Data di pubbl.: 2023
Pagine: 176
Prezzo: € 18,00
“Ogni famiglia ha un custode di ricordi. È colui che consegnerà la memoria a chi vorrà farsene carico, o semplicemente a chi un giorno inciamperà in tutto ciò che il custode ha salvato dall’indistinto.” (pag. 128)
Ed è Margherita, voce narrante di questo romanzo complesso e sofferto di Carolina Crespi, a proclamarsi sottovoce custode della memoria della sua disgregata famiglia. Poiché è questo il tema intorno al quale ruota l’intera vicenda: i ricordi, quelli singoli e quelli condivisi, a volte come segreti, a volte come dolorose realtà alle quali si stenta a dare un nome. Ricordi scatenati dalla improvvisa, ma non così strana o insolita, sparizione del fratello minore Giulio con il quale Margherita ha avuto un conflittuale rapporto di amore come sovente accade tra fratello e sorella. Li ha uniti la solitudine, lo sport, una certa confusa complicità, la passione per la montagna e i sogni.
E con questi, i ricordi della vita con i genitori, della loro difficile unione, dei viaggi un po’ bohemienne fatti insieme, della giovinezza di Margherita votata, per qualche tempo, alle lotte sociali nella palazzina di via Leopardi 7 a Busto. E ancora il desiderio, sempre di Margherita, di ricostruire l’abbandono del padre Giovanni scavando nel suo passato, nel rapporto ambiguo con il collega insegnante di religione Domenico Suzzi estensore di un dettagliato diario. Domenico, che perseguita Margherita, che forse di Giovanni era innamorato, che si è esiliato in montagna, accanto alla madre e alla sorella piccola, con puntate sempre più frequenti nel paese di Bordo, enclave buddhista abitata da tedeschi e svizzeri tedeschi, dove vorrebbe trascinare Giovanni. Per Domenico:
“Il segreto è tenersi stretti i ricordi, e di fronte all’incalzare della sventura, proteggere le felicità che avete già vissuto” (pag. 76/77)
Ma quale felicità avvolge l’esistenza dei personaggi? Viene da dire: nessuna. Sembra, invece, che ciascuno rinunci al proprio sogno o progetto di vita e si perda in un turbine di pensieri e oscurità senza comunicare davvero con gli altri. Così che l’unica banda felice rimangono i buddhisti di Bordo dove alla fine verrà svelato l’enigma della sparizione di Giulio.
Ambientato a Busto Arsizio, La banda felice si muove fra la pianura piatta e abborracciata del varesotto e la bellezza delle valli intorno a Domodossola e sotto il passo del Sempione: Antrona, Sesia e Ossola. Terre un tempo di lotte partigiane, poi di una fugace industrializzazione che ha generato, estinguendosi, la diaspora di tanti lavoratori. Ora luoghi di vacanze e progetti straordinari come l’enorme specchio che nel 2004 ha restituito il sole al paese di Viganella.
Ma nessuna luce sembra risplendere sul futuro di Margherita e della sua famiglia se non quello di mille ricordi che alla fine si mutano in un sogno dove i protagonisti sono trasformati in animali fantastici capaci di sopravvivere al dolore fisico, alle avversità e alla morte.
Una scrittura sofisticata, limpida e talvolta spietata accompagna il lettore attraverso settant’anni di storia mescolata in modo sapiente alle personali vicende dei personaggi in questo libro finalista al Premio comasco Scritture di lago 2023.