Sillabe di Sale Editore è una casa editrice non a pagamento nata nel dicembre del 2012. E’ una realtà in crescita che si fonda sul fatto che gli autori non devono pagare nulla per vedere pubblicato il loro libro. Inoltre gli scrittori scelti non saranno passivi ma collaboreranno attivamente con la casa editrice. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Piero Partiti, socio fondatore e presidente di “Sillabe di Sale”.
Come il sale dà sapore al cibo, così voi spargere il sale sulle parole dando un tocco di vita ai libri. Come cercate di realizzare tutto ciò?
Cerchiamo di selezionare, in partenza, testi di una certa qualità. Questo è un periodo in cui moltissimi si improvvisano scrittori o poeti, aiutati anche dalle EAP (Editrici a Pagamento) che pubblicano qualsiasi testo, purchè l’autore paghi la stampa (il più delle volte senza nemmeno un minimo di editing o una semplice revisione del testo) e dall’auto-publishing, dove l’autore stesso diventa “editore” di sé stesso. Risultato: una marea di titoli sul mercato e la qualità degli scritti (specialmente nella poesia) che precipita a livelli insostenibilmente bassi.
Noi riceviamo molti manoscritti (mediamente uno-due al giorno) e tutti vengono letti da “lettori” collegati alla nostra Casa Editrice. I pareri dei “lettori” vengono poi vagliati dalla Redazione Editoriale (dove vengono presi in considerazione, oltre al testo, gli aspetti commerciali e di promozione del libro) e si arriva alla scelta di libri che abbiano appunto quel “sale” che dà un sapore unico allo scritto, sia per contenuto che per qualità della scrittura. Per questo un manoscritto che ci arriva attraversa un “iter” di almeno cinque mesi prima di ricevere una risposta, negativa o positiva che sia, alla pubblicazione. In caso di risposta positiva, inizia il lavoro, insieme all’Autore, per giungere alla pubblicazione.
Perché considerate la collaborazione tra editore e autore essenziale?
Il libro è un prodotto apparentemente semplice: dei fogli rilegati con una copertina. Questo è quello che appare in superficie. Ma il libro non è un prodotto semplice: è il risultato di mesi, a volte anni di lavoro dell’Autore. Quindi è necessario che l’Editore lavori con l’Autore per l’editing, per le eventuali correzioni, rispettando il testo. Un lavoro delicato.
Noi siamo una piccolissima Casa Editrice. Non farò il discorso sulla distribuzione nazionale (non ho voglia di arrabbiarmi…), ma è ovvio che senza il sostegno dell’Autore nella promozione e nella distribuzione (almeno a livello locale), non si fa molta strada. Quindi si organizzano le presentazioni insieme, si cercano librerie indipendenti che prendano il volume, si valutano insieme tutte le possibili strade per far “vivere” il libro. Noi promuoviamo sul nostro sito, sul web, sui social, sui blog che collaborano con noi. Ma l’apporto dell’Autore è assolutamente indispensabile. Questo, l’Autore, lo sa (specialmente se è un esordiente) ma sa anche che ha alle spalle delle persone che lavorano con lui. Si ottengono buoni risultati, lavorando insieme. Noi non siamo una Casa Editrice che si accontenta di rientrare delle spese, e magari guadagnare qualche cosa. Se decidiamo di pubblicare, decidiamo di far parte, insieme all’Autore, di un progetto complessivo, concordato insieme.
Quali sono le aspettative per la vostra seconda partecipazione all’Incubatore?
Devo essere sincero? Nessuna particolare aspettativa. Soltanto l’occasione di far sapere a più persone possibili, che noi esistiamo, siamo una realtà piccola ma in crescita, siamo Editori forse “diversi”, ma con la testa dura. Per questo partecipiamo al Salone Internazionale del Libro di Torino. E’ come seminare un terreno. I frutti arriveranno. E’ comunque per noi un punto di arrivo (l’esserci) e un punto di partenza (continuare ad esserci) importante.
Una vostra direttiva fondamentale è che gli autori non devono pagare nulla per vedere pubblicato il loro libro. Come si inserisce questa presa di posizione all’interno della realtà odierna dominata dalle grandi case editrici?
Partiamo da un punto di vista forse insolito: il lavoro (scrivere è un lavoro duro, non è una passeggiata) deve essere retribuito. Nessuno deve pagare per il proprio lavoro. Forse siamo dei “romantici”, ma riteniamo che l’Editore deve, appunto “editare” perché crede nel libro che pubblica. Si assume il rischio economico, e riconosce all’Autore anche il pagamento dei diritti per ogni copia venduta. Ci piace giocare, scommettere? No, ci piace credere nelle persone che scrivono, fermo restando il livello qualitativamente alto che chiediamo. Sì, forse è una presa di posizione, forse si ripete la storia di Davide e Golia, di una micro Casa Editrice che non si piega a quello che è il mercato. E’ una presa di posizione che ci costringe a valutare con attenzione quello che facciamo, che ci costringe ad avere una tiratura non molto alta dei libri che pubblichiamo, ma comunque una tiratura “flessibile” che si adatta all’andamento delle vendite. Non cerchiamo, e non potremmo cercare gli alti numeri. Cerchiamo di vendere a lettori consapevoli i nostri prodotti, e poi il “passa-parola” dei lettori è il motore che ci consente di aumentare le vendite. Ma l’Autore non deve pagare. Non vendiamo illusioni, o promesse irrealizzabili. Spesso il libro è un “sogno” covato dall’Autore per anni. Si deve pagare per un sogno? Io credo di no.
Mal che vada, potremo sempre dire “Ci abbiamo creduto e ci abbiamo provato”. Sicuramente non diventeremo ricchi. Ma saremo in pace con noi stessi.