Autore: Arslan Antonia
Casa Editrice: Piemme editore
Genere: Racconti
Pagine: 149
Prezzo: 15.00 €
Il calendario dell’Avvento scandisce i giorni che separano dal Natale. Per Antonia Arslan il gioco infantile diventa un’occasione di riflessione sull’importanza della capacità di attendere. I primi venticinque giorni di dicembre si trasformano in finestre aperte su brevi storie, sospese fra oriente e occidente, passato e presente.
“La parabola esistenziale di ciascuno di noi è fatta di piccole e grandi sospensioni: la trepidazione per una nascita, la speranza di una nuova stagione, la realizzazione di un progetto, la preghiera per una guarigione, il desiderio di un ritorno. Aspettare non è mai atto passivo. Come per i bambini che a Natale non riescono a star fermi, l’attesa è movimento, creazione, passione” (Pag.6).
Con scrittura lieve ed elegante, l’autrice evoca i fantasmi degli affetti del passato, custodi di un’educazione antica e rimpianta. L’impetuosa madre Vittoria, il padre severo ed emotivo, le zie bislacche, i nonni affettuosi, la tata gentile…i personaggi sono descritti con pochi tratti precisi, sufficienti a renderli vividi e indimenticabili.
Il presente si affaccia soprattutto nelle storie di viaggio, quando la scoperta della differenza diventa occasione di confronto con la mentalità italiana: lo stupore di fronte alla fauna selvatica che abita indisturbata New York, la Messa multilingue di Mykonos, la riflessione sul rapporto fra insegnamento e tradizione che nasce durante una cena all’Eton College, la scelta di trasformare invece che distruggere un’antica Stazione Centrale.
I brani più emozionanti però, soprattutto per i lettori che dell’autrice hanno amato “La masseria delle allodole”, restano quelli legati alla memoria del genocidio armeno. Le gemelline Iskuhi e Lusiné, che trovano un modo tragico e geniale per aggirare gli zaptié e rimanere con la mamma, i bimbi Katerina e Haruntiun che sfuggono alle fiamme dell’incendio di Smirne avvolti da uno scialle, nella loro fragilità diventano simbolo della tragedia di un intero popolo. “Nei nostri occhi, in quel momento, si fissò per sempre la visione dell’orrore e della solitudine che ci attendevano, noi due soli contro il vasto mondo. Non ci ha mai più abbandonato, e non la possiamo condividere con nessuno” (pag.90).
L’alternanza di argomenti drammatici con narrazioni più giocose fa sì che la lettura si mantenga sempre lieve, più incline a favorire il sorriso che la mestizia.
Un tema ricorrente nei racconti, più ancora della dichiarata attesa, è l’infanzia e il suo sguardo diretto sulla realtà. Il punto di vista privilegiato dei bambini è quanto l’autrice ci augura per il giorno di Natale, in modo che ciascuno di noi possa ancora stupirsi di fronte alle meraviglie del mondo.