Grandi Riflessi: Emile Zola – L’ammazzatoio

Titolo: L'ammazzatoio
Autore: Zola Emile
Genere: Letteratura

Parigi, Secondo Impero, seconda parte del XIX secolo.  Gervaise, della famiglia dei Rougon-Macquart, in fuga dalla campagna, si stabilisce a Parigi insieme all’uomo da cui ha avuto due figli, Lantier, da cui sarà in seguito lasciata. La donna si ricostruisce  una vita, apparentemente tranquilla,  con l’operaio Coupeau. Tuttavia, quest’ultimo, così come la protagonista, cade nella spirale  del vizio dell’alcool fino all’epilogo di una tragica morte. Anche Lantier, ex compagno di Gervaise, contribuisce alla rovina della donna, arrivando a farsi mantenere da lei, spingendola alla vendita della bottega di lavanderia. Anne, detta Nana, figlia di Gervaise e Coupeau, a cui Émile Zola dedicherà un romanzo, morirà anch’essa in solitudine, dopo una vita di malaffare, alla mercé di uomini senza scrupoli.

L’Ammazzatoio, o Mattatoio  è il nome dell’osteria dove tutti, prima o poi, finiscono per affogare l’ultimo lembo di un’esistenza consunta da una realtà degradata di un quadro sociale in cui il proletariato urbano, nato in seguito ad uno  sviluppo industriale senza regole  e ad  una politica borghese antioperaia, ne paga uno scotto disumano. L’alambicco, la macchina infernale per la distillazione, la machine à soûler, la macchina per ubriacarsi, che sembra frutto di una fantasia dantesca,  continua a funzionare a pieno regime,  col suo mormorio di ruscello sotterraneo, e le (a Gervaise) sembrava impossibile che qualcuno potesse mai arrestarla (…). Gervaise si sentiva invasa da una collera sorda, le veniva una gran voglia di scagliarsi contro la macchina come contro una bestia (…). Si sentiva afferrata dalle sue zampe di rame mentre quel ruscello di acquavite le scorreva in corpo. Afferrata per essere prigioniera di una condizione subumana senza via di scampo.

Pubblicato su Le Voltaire, a puntate, nel 1877, nel 1880 sarà pubblicata l’edizione in volume, con una tiratura di 55 mila copie, cifra mai raggiunta dall’editoria francese. L’Ammazzatoio  fa parte del ciclo dei Rougon-Macquart, Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo  Impero. Il salotti della Parigi bene non  attraggono Émile Zola.  Egli è ossessionato da una cruda realtà fotografica, oggettivata dalla ricerca scientifica, i cui perni sono la race (l’ereditarietà), le milieu (l’ambiente), le moment (il tempo in relazione al contesto sociale). Tutto, anche la realtà psicologica in cui si muovono i personaggi, è ridotto ad un meccanismo di causa ed effetto. Discepolo di Taine e del Positivismo, Zola, romanziere naturalista, afferma come le condizioni fisiologiche influenzino la psicologia e determinino la “bestia” umana, ovvero la parte istintiva dell’uomo. Come affermava Taine, il vizio e la virtu’ sono prodotti come lo zucchero e il vetriolo e  l’intero universo di Zola appare dunque dominato da leggi scientifiche. Lascio che il romanzo si faccia da sé – affermava l’autore in Le Roman Expérimental. Mi occupo (del personaggio), medito sul suo temperamento, sulla famiglia da cui è nato, sulle prime impressioni ricevute e sulla classe sociale in cui ho stabilito che debba vivere (…). Dopo due o tre mesi di questo studio, mi sono impadronito di quella materia di vita, per poi legare tutti i fatti in una concatenazione di rapporti di causa/effetto.

Il romanziere è come uno scienziato  che opera in un laboratorio sociale: colloca i suoi personaggi, caratterizzati fisicamente e psicologicamente, in un ambiente da lui scelto, li osserva, studia il  legame tra questi ultimi e l’ambiente stesso – Determinismo-  tirandone le conclusioni e formulando  leggi scientifiche,  intorno a cui ruoteranno le azioni dei protagonisti dei romanzi. Zola  basa  la concezione romanzesca sul Trattato dell’ereditarietà naturale del Dr Lucas, secondo cui una tara mentale viene trasmessa da una generazione all’altra, influenzando i sentimenti, i desideri, le passioni ed ogni manifestazione umana dei personaggi, come una sorta di peccato originale che infonde un sapore di tragedia classica all’opera.

La visione del mondo di Zola è caratterizzata da un pessimismo oggettivo: il tipo umano, come in una zoologia umana, nasce , vive e muore impregnato di un destino difficilmente modificabile. Gervaise è destinata dal proprio essere, dalle vicende umane e dal contesto ambientale ad una sorte cui difficilmente potrà sottrarsi. Zola dipinge tutti gli ambienti della società dell’epoca, dall’ambiente operaio a quello contadino, dal mondo delle finanze e dell’alta borghesia a quello dell’ ambiente ecclesiastico, il tutto velato da un pessimismo contro cui la sola volontà dell’individuo può fare ben poco. Per Zola, l’antidoto all’ingiustizia sociale rimane solo l’emancipazione dei più deboli attraverso  una società in cui le classi sociali non hanno più ragione d’esistere, una società  che vedrà la concretizzazione dell’ideale socialista. In una sorta di Umanesimo camusiano ante litteram.

Docente di lingua e civiltà francese presso l'Isis "Stein" di Gavirate (VA) e presso la SSML (già Istituto Universitario per Interpreti e Traduttori) di Varese.

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