Il self-publishing, in italiano l’auto-pubblicarsi, sta prendendo sempre più piede nel mondo dell’editoria. Ma conviene davvero?
Iniziamo con lo spiegare in cosa consiste l’auto-pubblicare un libro. Uno scrittore decide di pubblicare il proprio romanzo senza l’intermezzo di un editore e quindi a spese proprie. Generalmente per i self-publishers è più difficile vendere il libro sia cartaceo sia ebook. Questo è dovuto al fatto che, non venendo pubblicizzato, è più difficile trovare un pubblico disponibile alla lettura. Il metodo più utilizzato per auto-pubblicarsi è l’utilizzo di alcuni siti web che usano formule di marketing per valorizzare lo scrittore e dargli notorietà.
In Italia le piattaforme più usate sono ilmiolibro, Narcissus, Lulu e Kobo, queste ultime due sono siti internazionali con sezioni in italiano. Nel mondo le potenze sono Smashwords, Amazon, Apple e Google. Finora i libri italiani auto-pubblicati non sono mai riusciti a sfondare, rimanendo sempre sullo sfondo senza entrare mai in classifica.
A livello internazionale, invece, ci sono stati alcuni casi che hanno riscosso un gran successo. L’esempio migliore è il romanzo “La verità sul caso Harry Quebert” di Joel Dicker, un trentenne svizzero. L’autore, prima di diventare famoso, aveva scritto cinque libri, tutti rifiutati dagli editori. La sua perseveranza però l’ha portato a non demordere e alla fine la fortuna è arrivata grazie al self-publishing.
Naturalmente gli auto-editori non guadagnano molto, basti pensare che su un libro dal costo di 14,50 euro all’autore restano 4,61 euro a copia. Se invece parliamo di ebook, venderne uno a 3,99 euro fa guadagnare tra 1,50 e 2,50 euro.
Dal primo luglio 2015 però Amazon ha cambiato le regole dei pagamenti su Kindle Unlimited. L’autore non verrà più pagato in base a quanti ebook verranno scaricati, ma in base alle pagine lette. Questa è una vera e propria rivoluzione, in quanto se un libro viene letto solo parzialmente, il guadagno sarà dimezzato.
Funziona il self-publishing?
17 Luglio 2015